In queste prime settimane da quando è iniziata la tregua tra Israele e Hamas, hanno già iniziato a circolare su internet e nei media narrazioni che vedrebbero gli ostaggi israeliani stare tutto sommato in buone condizioni, come se Hamas trattasse gli ostaggi meglio di come Israele tratti i detenuti palestinesi rilasciati in cambio della loro liberazione.
Se per gli ultimi tre ostaggi rilasciati ieri (Eli Sharabi, Ohad ben Ami e Or Levy) parlano le immagini dei loro corpi tragicamente somiglianti alle sagome dei sopravvissuti di Auschwitz, queste narrazioni non tengono conto delle testimonianze date dagli stessi ostaggi che sono stati liberati nell’ultimo periodo. Questi hanno raccontato delle condizioni tremende in cui sono stati costretti a vivere mentre erano prigionieri a Gaza.
Liri e le altre
Liri Albag, Naama Levy, Karina Ariev e Daniella Gilboa, le quattro soldatesse dell’IDF liberate assieme, nel corso di 15 mesi sono state spesso costrette a cucinare per i terroristi, fare le pulizie e fare da babysitter ai loro bambini. Tutto questo mentre a loro, in certi periodi, non venivano dati cibo e acqua. Naama, in particolare, è stata tenuta in isolamento per buona parte della sua prigionia. Inoltre, spesso non era loro permesso di lavarsi o di farsi la doccia.
L’anziano Mozes
In condizioni terribili è stato tenuto il più anziano degli ostaggi liberati finora, l’ottuagenario Gadi Mozes: per gran parte della sua prigionia, era tenuto in una stanza di due metri quadrati, in cui camminava regolarmente per circa 7 chilometri ogni giorno, contando le tessere sul pavimento della stanza e risolvendo problemi di matematica per passare il tempo e mantenere la mente lucida.
Una volta ogni cinque giorni circa, a Mozes veniva data una ciotola d’acqua tiepida con cui fare la doccia, usando una tazza per versarsi l’acqua sulla testa. Ha insistito per radersi, nonostante fosse in condizioni igieniche pietose, poiché era importante per lui non trascurarsi. Mozes ha perso circa 15 chili durante la prigionia. Ad un certo punto, temeva di essere giustiziato. In un caso, ha raccontato, è stato trattenuto in un camioncino caldo per 12 ore sotto gli uffici della Croce Rossa a Gaza.
Gli ostaggi thailandesi
Oltre agli israeliani, anche cinque lavoratori thailandesi rapiti e tenuti in ostaggio da Hamas (Sathian Suwannakham, Pongsak Thenna, Bannawat Seathao, Watchara Sriaoun e Surasak Lamnau) hanno raccontato la loro esperienza dopo essere stati liberati: “A volte c’era cibo, a volte no”, ha detto uno di loro. Hanno raccontato di essere stati tenuti sottoterra in tunnel per tutti i 482 giorni della loro prigionia. Hanno fatto fatica a respirare sottoterra, e in quella fase sono stati separati in due gruppi: due erano insieme e gli altri tre altrove.