Esteri

L’importanza di chiamarsi Biden: un patteggiamento che sa di insabbiamento

“Come una multa per eccesso di velocità all’autista in fuga dopo una rapina in banca”, ha osservato il professore di diritto Jonathan Turley

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Un goffo tentativo di dimostrare che per l’amministrazione Biden nessuno è al di sopra della legge, né i suoi oppositori né i componenti della famiglia del presidente stesso, finisce per confermare l’esatto contrario.

A pochi giorni dalla controversa incriminazione di Donald Trump, ben 37 capi d’accusa, e nello stesso giorno in cui è stata fissata la prima udienza del processo, il prossimo 14 agosto, tra meno di due mesi, è uscita la notizia del patteggiamento-farsa del figlio del presidente, Hunter Biden, con il Dipartimento di Giustizia per un paio di reati fiscali minori e una falsa dichiarazione per ottenere un’arma.

“I Democratici non stanno nascondendo il doppio standard giudiziario, lo stanno sbandierando, quasi intenzionalmente”, ha commentato Andrew McCarthy su National Review.

Il patteggiamento

Secondo la policy del Dipartimento di Giustizia, anche con un patteggiamento, il governo dovrebbe cercare la dichiarazione di colpevolezza per il “reato più grave”, prontamente dimostrabile, “coerente con la natura e la reale entità della condotta dell’imputato”. Hunter Biden ha commesso reati fiscali che avrebbero potuto essere perseguiti come evasione, punibile con la reclusione fino a 5 anni per ogni accusa. Inoltre, la falsa dichiarazione che gli ha permesso di ottenere un’arma da fuoco è un crimine punibile con 10 anni ai sensi della legge promossa proprio dall’allora senatore Joe Biden.

Dopo aver rifiutato per anni di nominare un procuratore speciale, ignorando il conflitto di interessi implicito in una indagine sul figlio e la famiglia del presidente, il Dipartimento di Giustizia di Biden sta ora permettendo a Hunter di cavarsela con la libertà vigilata per i reati fiscali e con una misura alternativa per l’arma, quando per un qualunque cittadino americano avrebbe comunque comportato la reclusione.

Una farsa in piena regola, a tal punto da apparire come una provocazione. La lettura dei media e commentatori conservatori ma non trumpiani è la solita, e non del tutto infondata: “i Democratici stanno provando in ogni modo possibile, senza un briciolo di imbarazzo, a irritare la base repubblicana per indurla a nominare Trump per la presidenza”.

L’insabbiamento

Ma ancora più grave, con questo patteggiamento vengono spazzati sotto il tappeto i gravi sospetti di corruzione che emergono dalle e-mail contenute nel laptop di Hunter e dal rapporto di un informatore dell’FBI in cui si descrive un preciso schema corruttivo con un uomo d’affari ucraino: soldi in cambio dell’influenza politica del padre Joe quando era vicepresidente.

Solo nelle ultime due settimane, infatti, i Repubblicani al Congresso hanno rivelato l’esistenza di un rapporto di un informatore dell’FBI, pagato e ritenuto “altamente credibile”, secondo cui tangenti fino a 10 milioni di dollari sarebbero state pagate a Hunter e suo padre Joe, all’epoca vicepresidente, dall’oligarca ucraino, e fondatore della società energetica Burisma, Mykola Zlochevsky.

Il sospetto è che quei soldi siano serviti a chiudere qualsiasi indagine contro il presidente di Burisma in Ucraina. Ed effettivamente il caso fu chiuso, dopo che l’allora vicepresidente Biden chiese e ottenne da Kiev il licenziamento del procuratore generale ucraino che indagava sulla società.

Tutto questo solo due settimane fa e ora arriva questo patteggiamento. Un insabbiamento mascherato. “Come dare una multa per eccesso di velocità all’autista in fuga dopo una rapina in banca”, ha osservato il professore di diritto della George Washington University Jonathan Turley.

Demolizione controllata

La bufala del laptop di Hunter come disinformazione russa ha funzionato per disinnescare lo scandalo nell’imminenza delle elezioni del 2020, ma ora che si avvicina rapidamente un’altra elezione, ecco che arriva quella che Turley ha definito una “demolizione controllata”.

Come quegli edifici lasciati cadere in mezzo ad altre strutture, ci vuole precisione e, soprattutto, cooperazione per farcela. Nello specifico, questa demolizione controllata richiederà il tempismo perfetto dei media, dei politici democratici e, soprattutto, del Dipartimento di Giustizia.

La chiave era convincere Hunter a dichiarare un paio di reati minori senza finire in prigione e la Casa Bianca e i media avrebbero dichiarato chiuso il caso. “Solo un paio di tonfi attutiti, uno sbuffo di fumo e uno spazio vuoto”.

È quello che pensa il team legale di Hunter Biden, secondo quanto riportano i media Usa: “Con l’annuncio di due accordi tra il mio cliente e l’ufficio del procuratore degli Stati Uniti per il distretto del Delaware, mi risulta che l’indagine quinquennale su Hunter sia conclusa”.

Il costo tattico

Tutto finito quindi? Non c’è più niente da vedere qui? Vedremo, perché lo scontro istituzionale non si placa e la Commissione di vigilanza della Camera, guidata dal Repubblicano James Comer, è intenzionata ad andare fino in fondo. A cominciare dalle affermazioni di quell’informatore che l’FBI dal 2017 non ha mai né verificato né smentito.

Il patteggiamento di Hunter Biden “continua a mostrare il doppio standard in America”, ha dichiarato lo Speaker della Camera Kevin McCarthy.

Se sei il principale oppositore politico del presidente, il Dipartimento di Giustizia cerca di metterti letteralmente in prigione. Se sei il figlio del presidente, ottieni un accordo truccato. Ora, questo non fa niente per la nostra indagine, in realtà dovrebbe migliorare la nostra indagine, perché ora il Dipartimento di Giustizia non dovrebbe essere in grado di nascondere alcuna informazione.

Il professor Turley ha parlato di “costo tattico”. Se questa infatti è la fine dell’indagine su Hunter, il Dipartimento di Giustizia e l’FBI avranno difficoltà a nascondere le prove sulla base di una “indagine in corso”. Questo è il motivo per cui è un po’ sospetto che il procuratore per il Delaware David Weiss abbia dichiarato che c’è ancora una “indagine in corso”, in quella che appare una smentita dei legali di Hunter.

Le attività investigative su Hunter Biden sono state talmente lente e irregolari in questi anni, che gli informatori sia dell’IRS che dell’FBI si sono fatti avanti al Congresso per lamentarsi. E l’FBI sta tuttora facendo ostruzionismo.

Ma la Camera potrà ora indagare anche su quali attività siano state intraprese dal Dipartimento di Giustizia per indagare sul presunto traffico di influenza dei Biden, domandare se queste accuse facessero parte del mandato del procuratore Weiss e se ci siano indagini ancora in corso su di esse.

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