Esteri

Schiaffo a Macron: bocciatura bipartisan della legge sull’immigrazione

Approvata dalla Camera una mozione per non passare all’esame. Fronte comune delle opposizioni, con opposte motivazioni. Le proposte di Marine Le Pen

Macron migranti

Con 270 voti contro 268, i deputati francesi hanno adottato lunedì 11 dicembre una mozione per respingere il disegno di legge sull’immigrazione, testo chiave del secondo mandato del presidente Emmanuel Macron. Di conseguenza, il testo non sarà esaminato dalla Camera, lasciando a Macron solo tre opzioni possibili: un ritorno al Senato nella versione adottata dai senatori, un esame da parte di una commissione mista di 14 parlamentari, o un abbandono da parte del governo, che apparirebbe però come una rinuncia.

Fino all’ultimo aveva regnato l’incertezza in un Palazzo Bourbon (equivalente francese di Palazzo Montecitorio) gremito come raramente. È tra i banchi della maggioranza che le poche assenze si sono fatte sentire maggiormente: otto deputati, per la precisione, mancavano all’appello per permettere al campo presidenziale di fare il pieno di fronte alla coalizione di opposizioni in disaccordo sul contenuto del testo.

Il ministro dell’interno Gérald Darmanin aveva cercato fino all’ultimo di evitare una bocciatura, telefonando e inviando sms ai vertici dei Repubblicani per assicurarsi che la mozione non passasse. Poi, verso le 16.30, perfino il presidente della Repubblica è stato costretto a chiamare i suoi, invitandoli a votare per la mozione. Tutto inutile.

Fronte comune delle opposizioni

Questo il fatto notevole: pur da posizioni diametralmente opposte, sinistra e destra si sono alleate per fare fronte comune contro il presidente. Le motivazioni della sinistra sono prevedibili e efficacemente riassunte da alcuni esponenti di France Insoumise, che hanno dichiarato alla radio di Stato francese di essere riusciti ad evitare “settimane di dibattito razzista e xenofobo”. 

Meno scontate quelle delle destre, inclusa Marine Le Pen, che è apparsa sorridente ai telegiornali delle 20 annunciando una sua proposta di legge, visto che “fermare l’immigrazione significa determinare un numero di immigrati che possono essere accolti in Francia”, misura che in nessun modo compariva nella stesura della legge. Il problema, ha poi aggiunto, “è che nessuno se ne va, quindi dobbiamo drasticamente limitare il ricongiungimento familiare, rivedere le condizioni del diritto d’asilo e abolire lo ius soli”.

Cosa prevede

Ma cosa prevedeva la legge bocciata? Sul sito ufficiale vie-publique.fr possiamo leggerne la definizione esatta “Progetto di legge per controllare l’immigrazione e migliorare l’integrazione” e la relativa spiegazione, riassumibile nei punti seguenti:

Lavoro: introduzione di una carta di soggiorno annuale per la regolarizzazione dei lavoratori stranieri impiegati in settori con carenza di manodopera (edilizia, assistenza). Prevista anche una nuova carta di soggiorno pluriennale per medici e farmacisti stranieri. Integrazione: rafforzamento dei requisiti linguistici e adesione ai valori della Repubblica per ottenere la carta di soggiorno. Residenza effettiva di 6 mesi l’anno richiesta per rinnovare alcuni permessi. Sicurezza: possibile l’espulsione per stranieri, anche residenti da lungo tempo, condannati per gravi reati. Vietato trattenere minori under 16 nei centri per il rimpatrio. Asilo: sportelli unici per accoglienza e valutazione delle domande.

In pratica, principi che dicono tutto e nulla, lasciando ampio spazio ad un’implementazione che avrebbe potuto prendere una qualunque direzione (più o meno restrittiva), forse anche in funzione dei singoli prefetti.

Cambia poco per i terroristi

Riuscirà il governo voluto da Macron nell’intento di rilanciare il cammino della legge? Difficile dirlo ma di una cosa siamo abbastanza certi: ben poco cambierà sul versante dei tanti attentati terroristici di cui è costantemente vittima la Francia. Che hanno spesso avuto una cosa in comune: gli attentatori erano francesi regolari, con passaporto francese, dunque impossibili da espellere.  

O, come nel caso dell’attentato del 23 aprile 2021, irregolari per 10 anni che vengono infine premiati da una regolarizzazione – ovviamente dopo essere stati seguiti e aiutati da uno psichiatra pagato dallo stato. Con risultati dubbi, ci viene da aggiungere.

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