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Bene il dubbio e la cautela, ma che pena il centrodestra portavoce di Putin in Italia

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Non molto tempo fa, qui su Atlantico, mi sono permesso di evocare il rischio per l’Italia di una politica estera ondivaga ed insicura, spinto da alcune posizioni della Lega e dalle frequenti non-posizioni del M5S. Daniele Capezzone, sempre qui, sottolinea giustamente come in particolare il centrodestra, soprattutto dinanzi a crisi internazionali come quella siriana che richiedono scelte precise, non possa permettersi di urlare “Forza Trump” e “Forza Putin” contemporaneamente, noncurante dell’enorme contraddizione. Sembra però che il centrodestra, tanto Salvini quanto Berlusconi, di fronte alla tensione accresciuta nelle ultime ore fra Stati Uniti e Russia a causa del conflitto siriano, abbia deciso di andare persino oltre ad un’equidistanza Trump-Putin e di schierarsi senza troppi indugi con Mosca. C’è ancora, non si sa con quanta convinzione, la lealtà all’alleanza atlantica, ma, oltre alla contrarietà a priori ad eventuali raid americani o NATO in Siria, è tutto un giustificare, non solo le azioni di Putin, bensì pure quelle di Bashar el-Assad, il macellaio siriano tenuto in piedi da Mosca. Per carità, Salvini e il centrodestra non stanno governando nulla al momento e forse, se dovessero davvero trovarsi ad occupare Palazzo Chigi, tornerebbero al flip-flop, al “Forza Trump” e “Forza Putin” che già non sarebbe una gran cosa per il Paese. Per ora siamo perlopiù al Forza Putin! Ciò crea smarrimento ed amarezza in quei liberali di centrodestra che purtroppo hanno poca voce, ma non sono nemmeno defunti e preferiscono stare con le democrazie piuttosto che con para-dittatori e macellai. Inoltre delega la solidarietà atlantica al PD ed addirittura al M5S, in apparenza più responsabili e leali verso la NATO del centrodestra ed è tutto dire!

Uno spazio autenticamente liberale come Atlantico non vieterà mai a nessuno di coltivare il dubbio, ci mancherebbe altro. Quindi è lecito non essere convinti di eventuali raid occidentali in Siria e magari invitare Trump a pensarci ancora un po’ su, ma il dramma è che qui si passa sull’altro fronte. Non c’è il consiglio rivolto ad un amico, un fratello, un alleato inossidabile, bensì vi è il salto verso i nemici dell’alleanza di cui si fa parte. A proposito poi di guerre preventive e raid militari, bisognerebbe anche, una volta per tutte, dire qualche parola chiara e un po’ diversa dalla narrazione leghista o radical-chic. Non è mai sbagliato togliere di mezzo assassini del calibro di Saddam Hussein, Gheddafi e Assad e se proprio vogliamo scovare degli errori, dobbiamo andare a cercarli semmai nelle varie gestioni del “dopo” che non sempre si sono rivelate efficaci. Bush junior se ne accorse in Iraq, ma solo dopo qualche tempo e grazie al generale Petraeus. È evidente, se l’Occidente decide di intervenire in un teatro di guerra, poi deve assumersene le responsabilità fino in fondo e non lasciare subito dopo la caduta dell’eventuale dittatore.

In ogni caso, chi loda il “grande statista” Vladimir Putin e critica continuamente i “pasticcioni” americani, dovrebbe spiegarci come mai la Siria, dove gli scarponi stranieri sul terreno sono russi e non yankees, rappresenti un pantano di guerra ingestibile da ben otto anni. In conclusione, circa le prove dell’ultimo attacco chimico in Siria, è consigliabile una certa prudenza, ma di tutti e pertanto anche di chi giustifica Assad per non urtare Putin. Intanto è il moderatissimo presidente francese Macron a parlare dell’esistenza di prove e non un bieco e guerrafondaio esponente dell’amministrazione Trump. Già questo dovrebbe fare riflettere e poi, anche senza provette esibite al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, sono tristemente note tutte le vittime, donne e bambini, del conflitto siriano, cadute anche molto prima dell’ultimo attacco e con segni evidenti di bombardamento chimico. Ciò significa che Bashar el-Assad possiede determinate armi e le usa! I crimini dell’ISIS in Siria non assolvono certo il satrapo di Damasco foraggiato da Vladimir Putin. Vista la situazione, non dovrebbero sorgere molti dubbi sulla parte da appoggiare, ma il centrodestra di oggi preferisce non scegliere o al massimo, optare per i peggiori.

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