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Chi ha detto che i fondi europei non si possono usare per ridurre le tasse?

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Monta la preoccupazione sulla reale capacità che avrà il governo, in tandem con la struttura burocratica, di gestire i venturi (?) fondi europei. Quando e se arriveranno, difatti, i soldi del Recovery Fund dovranno essere spesi, ma il carattere bizantino della nostra amministrazione rischia di rimandare alle calende greche il loro effettivo impiego, aggravando una situazione economica già di per sé assai drammatica.

Che fare allora? Siamo ancora in tempo per cambiare schema, anzi per ribaltarlo del tutto. Invece di affidarci a riti amministrativi e burocratici da cui c’è ben poco da aspettarsi in termini di rapidità ed efficienza, perché non dare ai fondi europei uno “sbocco automatico”? La proposta è semplice: assegnare la gran parte di tali risorse finanziarie alla riduzione delle tasse sui consumi e sugli investimenti. Ma come, si dirà, ridurre le tasse in modo strutturale con fondi che per loro natura sono una tantum? La risposta è semplice: rendendo il taglio delle tasse anch’esso temporaneo, ossia limitandolo, almeno per ora, al periodo 2021-2022.

Sapendo che le più basse aliquote (o le più alte detrazioni sugli investimenti, fate voi) sono “a scadenza”, l’effetto incentivante ne risulterebbe per di più moltiplicato, imprimendo una considerevole spinta all’economia. Se poi al termine del biennio scoprissimo che il taglio si è ripagato, generando non meno ma più entrate, potrebbe essere reso permanente. Per far questo basterebbe modificare un numeretto su una legge votata dal Parlamento, senza la necessità di fare affidamento su alcuna burocrazia.

Se poi volessimo agire anche sul lato dell’offerta, potremmo destinare parte dei suddetti fondi alla pulizia delle sofferenze bancarie, di fatto rendendo non necessario il Nuovo Mes. Due, anzi tre piccioni con una fava. Quanto alle condizionalità, ossia alla necessità di destinare i fondi a progetti green, di innovazione digitale, eccetera, non sarebbe affatto difficile disegnare gli sgravi fiscali in modo tale da renderli compatibili con tali parametri, peraltro molto generici.

Dunque, che aspettiamo? Se si vuole dare una scossa all’economia, questa è la strada.

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