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Cosa vuol dire oggi fascismo? Tutto ciò che non piace al Pd

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L’economista e membro del Cato Institute Steve Hanke ha recentemente scritto su Twitter che in Italia il fascismo è tornato e “non c’è alcuna Dolce Vita per i non vaccinati”. Questa affermazione ha creato un interessante dibattito, purtroppo come spesso accade del tutto ignorato dai media mainstream, su cosa significhi oggi fascismo.

Frequentemente i termini con l’avanzare inesorabile della storia cambiano di connotazione e senso a seconda del contesto culturale e geopolitico di riferimento: lo stesso è avvenuto col fascismo. Dalla fine della Prima Repubblica in particolare si è diffuso negli ambienti di sinistra l’uso del termine come immediata associazione rispetto allo schieramento avversario. La destra è fascista perché non abbastanza partigiana, non abbastanza servile nei confronti degli eredi dei “veri antifascisti”, ovvero, naturalmente, i comunisti.

In questa campagna costante di delegittimazione quasi automatica di chiunque non si rifaccia alle radici e ai valori di una certa area il termine fascismo ha acquisito un significato sempre più esteso. Fascismo non è più soltanto olio di ricino, dittatura e fascio littorio. Fascismo è tutto ciò che non piace al Pd. E, pertanto, quando effettivamente ci si avvicina al fascismo (quello vero) l’immediata reazione del Pd non è riscoprire la propria decantata identità partigiana ma capire se questa deriva è portata avanti dai “compagni” o dai “fasci”. Quando, come nel caso del Covid, l’autoritarismo e l’accentramento sono gestiti da amici e colleghi, il fascismo è semplicemente opporvisi. Hanke ha torto, non è tornato il fascismo, semplicemente l’antifascismo non se n’è mai andato.

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