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Cronache da Berlino Est: quelle redazioni liberal sempre pronte a impartire lezioni agli italiani

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Il cittadino dimostri di essere degno di godere appieno della libertà ritrovata su gentile concessione del sovrano. Questa è la sintesi del titolo e dell’editoriale sul Corriere della Sera di domenica firmato da Beppe Severgnini. C’è da sperare che non si sia nemmeno reso conto di ciò che scriveva perché a leggere, si direbbe di essere stati catapultati nella Berlino Est prima della caduta del Muro. I soliti autorevolissimi commentatori, dopo non averne centrata una, ancora pontificano e descrivono l’imminente abolizione del coprifuoco come un test che i cittadini sono chiamati a superare, nonostante un anno e mezzo durante il quale le libertà sono state sistematicamente violentate.

Il paradosso è che l’autore di questo articolo surreale, e molti altri che si ritrovano in quelle parole, si sono più volte definiti “liberali”. Con che coraggio? Avessero almeno l’onestà di definirsi come sono realmente: comunisti che ritengono il singolo sin dalla nascita subordinato al potere assoluto del Leviatano di hobbesiana memoria. 

Dopo mesi e mesi di invettive liberticide contro giovani, runner, ristoranti e aperitivi, quasi non ci si accorge più della gravità di editoriali e dichiarazioni come queste. Qualche tempo fa, durante un incontro online trasmesso in diretta Facebook con l’amico e giornalista de La Verità Daniele Capezzone, avevamo parlato del rischio assuefazione di fronte ad una tale uniformità di giudizio da parte dei principali quotidiani e media mainstream italiani. Ormai questa tendenza a fare le pulci ai comportamenti dei singoli, ad ammonirli ogni volta che escono di casa, a minacciarli di ritornare agli arresti domiciliari se non dovessero rispettare alla lettera tutte le restrizioni imposte, viene drammaticamente percepita come normale. Gli italiani non sono stupidi, hanno dimostrato una pazienza encomiabile. Che arrivi ancora a giungo 2021 l’editorialista mainstream di turno a metterli in guardia e ammonirli per il grottesco spostamento di un’ora in avanti del coprifuoco è francamente inaccettabile.

Con questa informazione omologata si è avuta l’impressione settecentesca che i cittadini fossero sudditi in trepida attesa della gentile concessione di qualche piccola libertà in più da parte del sovrano. Se nella prima fase dell’epidemia questo insolito rapporto principal-agent è passato quasi sottotraccia, l’ex presidente del Consiglio Conte era visto come il comandante in capo e gli si permetteva qualsiasi cosa (un po’ per paura, un po’ per insicurezza), con il passare dei mesi è tornato lo scrutinio critico dei cittadini, che hanno capito di non aver bisogno del permesso di qualche autorità, opinionista o televirologo per godere di alcune libertà costituzionalmente garantite. 

Si spera arrivi qualche principio autenticamente liberale anche in quelle redazioni che vorrebbero ergersi a suprema commissione di giudizio morale per decidere chi sia meritevole di questa ridicola ora d’aria in più e chi, invece, no. Ma probabilmente in queste redazioni nostalgiche delle zone rosse non è ancora stato elaborato il lutto delle riaperture…

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