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Ecco a voi la società neosovietica: censura Social, omologazione e nobiltà leninista che se la cava

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La sognavano tutti, dai Dem miliardari americani al Papa antagonista Bergoglio la società egualitaria, l’uomo decostruito e rielaborato, l’ordine nuovo e finalmente eccolo: un mondo a misura di comunismo nostalgico, grigio, uniforme, niente a tutti. Più egualitario di così. A questi tutti: c’è sempre un Politburo più uguale, una nobiltà leninista che se la cava. La società neosovietica si potrebbe definire come segue: i social più la omogeneizzazione. Laddove i social valgono non come pluralismo ma come controllo, servono a verificare, schedare e bloccare, censurare, cancellare.

Quella voglia oscena di censura che alligna sempre fra i sedicenti democratici e che oggi si proietta dal mondo reale a quello virtuale e viceversa: libero di pensarla come vuoi, purché a modo mio. Le purghe su Twitter, su Facebook fanno il paio coi proletari degenerati in fascisti dei Gori (che poi ha spiegato, ha corretto, ha contestualizzato, ha supercazzolato), con la plebe sudata dei Carofiglio, con gli ubermensch della galassia neocompagna, quella pensante, ma solo a se stessa, quella che resta umana ma solo blindata nei propri affari e interessi.

Vale tutto e il contrario di tutto, ma a senso unico. Ci può stare che Nancy Pelosi, una con incipienti, evidenti difficoltà possa definire Trump malato, demente, psicolabile. Ci può stare che un Salvini venga non casualmente convocato in un’aula bunker come un mafioso e il messaggio è chiarissimo, la pressione psicologica inequivocabile. Ci possono stare gli scalmanati che sui social organizzano gogne, schedature vantandosi di una presunta o concreta intoccabilità; ci stanno le minacce, gli avvertimenti, gli auguri di morte che, regolarmente da sinistra, investono come un treno il malcapitato dissidente. Ci può stare e ci sta l’ossessione sanitaria, vaccinale, da mascherina che origina cacce all’uomo, telematiche ma ormai anche di strada, il disprezzo per l’untore che in realtà non unge nessuno, il conformismo degli zelanti e dei carrieristi. La società egualitaria è dittatura, partorisce uomini a una dimensione e ci siamo. Con gran soddisfazione degli eletti per censo o per schiatta i quali degustano il ritorno alle caste di stampo medievale, precapitalista.

Che ne dicono i sinceri democratici post comunisti, sempre un po’ comunisti? Vivono una nuova gioventù, assaporano l’inaspettato trionfo di una ideologia franata e pazienza se si è dovuto mascherarla un po’. E che ne dice Bergoglio? Gli va benissimo anche a lui, è capace di presentarsi e dire: vaccinatevi tutti e se non lo fate siete fuori dalla grazia d’Iddio. Cioè fomenta per sua la divisione dell’odio. Però nel nome dell’amore. Mai come in questo inizio di millennio l’intolleranza aveva regnato in modo così autoritario: si abbattono statue e lasciti, si ridipinge la storia come i film, a Hollywood circola una battuta: se non puoi cancellarlo, riscrivilo. Pollice verso per Via col Vento e Grease, ma 007 o David Copperfield vengono reimpastati alla luce di un politicamente corretto stravolgente, totalmente irrispettoso delle intenzioni dell’autore, dell’eredità culturale della stessa opera.

Non è possibile oltre, sempre più letteralmente, dissentire, nutrire opinioni divergenti quanto a politiche sanitarie, credenze religiose, orientamento filosofico, preferenze culturali, immigrazione, sessualità, ogni giorno è un nuovo attacco, un nuovo simulacro da abbattere, adesso se la sono presa anche con la pasta. Con una generosa dose di narcisismo strategico. Il pastore Dem che termina il sermone con la delirante formula “amen & awomen” è un invasato ma furbo, si costruisce il suo quarto d’ora mediatico, finge di ignorare che il saluto ebraico, recepito in latino, non può essere americanizzato, è una bestialità solenne, una coglionata. Ma funziona, se ne parla, vale tutto e il suo contrario.

Il pagliaccio che vestito da Davy Crockett guida l’assalto a Capitol Hill è un patriota invasato o un promotore di se stesso? Per il momento è finito in galera, non appartenendo a una qualche ong trafficante. Ma appena esce ha pronto un futuro multiforme, interviste, autobiografia, ospitate. Qui l’avrebbero subito candidato, in America si contenterà di fare i soldi, sia pure nel ruolo dell’infame. Ma sono casi eclatanti, per i normali che si ostinano a restare tali le maglie si restringono ogni giorno di più. Società piatta, sovietica, egualitaria ma se gli uomini multidimensionali non mancano e sono i più spregiudicati e i meno provvisti di decenza, tutti gli altri restano costretti nel recinto del controllo e del pensiero obbligatorio. E più portano pazienza più vengono stritolati. Il lockdown pesa e sempre più pesa perché non è solo una costrizione fisica, è la metafora perfetta, egualitaria di un mondo senza più spazio, senza aria, senza vie d’uscita.

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