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In Virginia la prima sconfitta del modello “resistenza al populismo”: cosa c’è dietro e quanto vale la vittoria di Youngkin

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Le guerre culturali, il wokism fin dentro le scuole, l’insoddisfazione per la caotica America di Biden. Stavolta non è bastato tutto il repertorio della “Clerisy” sull'”emergenza populismo”…

Di questi tempi c’è spesso la tendenza a considerare ogni elezione come quella finale dopo la quale una determinata forza politica sarà al potere per sempre. Oppure quella che determinerà se la democrazia sopravviverà, o verrà distrutta e sostituita con una tirannia da Grande Fratello orwelliano.

L’elezione nello Stato della Virginia di ieri, in cui il Repubblicano Glenn Youngkin, dato per morto fino ad un paio di mesi fa, ha battuto con una gloriosa rimonta il governatore in carica Terry McAuliffe, non fa eccezione. Ma in questo caso potrebbe esserci del vero.

Quella in Virginia è la prima, clamorosa, sconfitta del modello “resistenza al populismo”, diffusosi nei palazzi del potere occidentali a partire dalla Brexit e che in America ha raggiunto uno stato mistico dopo l’elezione di Donald Trump.

Dopo l’elezione di Trump quella che Joel Kotkin chiama la “Clerisy”, ovverosia quella unione profana di mondo della politica e sistema mediatico, mondo accademico e della cultura e intrattenimento e, in maniera crescente, mondo delle aziende e della finanza, scelse di inaugurarsi, invece che opposizione, “resistenza”, come se fosse intrappolata dietro le linee nemiche, e procedette nel creare nel Paese un clima tossico.

Bombardamento mediatico negativo, ostracismo sociale per l’opposizione, complotti di palazzo, violenza politica di strada. Il messaggio era: “Non avete votato bene e adesso tutto il Paese verrà punito. Rigettate Trump o questo non finirà più.” Strategicamente, e orwellianamente, più che di una “resistenza” aveva tutte le caratteristiche di una contro-insurrezione, con i soldati che scendono nelle campagne a bruciare indiscriminatamente i villaggi sospettati di simpatizzare con i ribelli.

Sulla sconfitta di Trump sono state date numerose spiegazioni che vanno dalla sua sgradevole personalità, al Covid, ai brogli elettorali, ma non c’è dubbio che la Clerisy l’abbia interpretata come una vittoria del modello “resistenza al populismo”.

E infatti l’amministrazione Biden, in teoria guidata da un moderato con il gusto per le rassicuranti domande retoriche (“Vi paio un estremista di sinistra io?”), ha proseguito su quella strada con tutto l’entusiasmo possibile. Non solo ha abbracciato politiche gradite alla fascia più estrema dell’elettorato, spesso solo a sparute élite, ma ha tacitato ogni voce contraria come contro-rivoluzionaria, ha continuato ad agitare il vessillo della democrazia in pericolo, esagerando oltre ogni ragionevolezza eventi come la rivolta del 6 gennaio (“peggio dell’11 settembre”), e a demonizzare l’opposizione. Come durante l’era Trump la copertura mediatica di ogni evento era negativa in maniera risibile, così è risibilmente positiva nell’era Biden.

Il caotico ritiro dall’Afghanistan? Un successo. Una massa umana che oltrepassa il confine? Niente da segnalare. L’economia non riparte? Le nostre misure hanno successo, al peggio è colpa di Trump. I prezzi di tutto vanno su? Imparate a vivere con meno. L’inflazione? Non è un problema, e comunque la cosa importante è che il segretario del Tesoro sia una donna. La catena logistica è incagliata, ci sono code di portacontainer davanti a Long Beach? Il segretario ai Trasporti è in permesso di paternità per due mesi. Ma è gay e mette su un paio di tette finte per allattare il suo figlio adottivo, non è caruccio? Il Covid? Credere, obbedire, vaccinare!

È il nuovo stile di governance dell’Occidente anti-populista: le élite la sanno più lunga di voi, vi è permesso votare solo come forma di ratifica, se avete delle lamentele adattatevi e stringete i denti per la causa. E ricordatevi che le vostre benevolenti élites stanno fronteggiando per tutti noi mortali pericoli per la democrazia e il mondo. Dal global warming ai fascisti/razzisti/populisti/terrapiattisti. Se vedete episodi di incompetenza e corruzione non aspettatevi accountability; è disfattismo. E se continuate a protestare allora siete anche voi fascisti/razzisti/populisti/terrapiattisti.

L’elezione del governatore in Virginia ha seguito lo stesso schema. Quando è stato chiaro che la corsa era più competitiva del previsto a causa della generale insoddisfazione per come va l’America sotto Biden, la campagna di McAuliffe ha reagito minimizzando e ridicolizzando le lamentele del pubblico e sventolando il pericolo populismo.

In particolar modo in Virginia è in corso una rivolta di genitori contro il sistema scolastico pubblico, sia a causa delle restrizioni del Covid (obblighi vaccinali per minori e mascherine in classe), sia per l’introduzione nel curriculum di studi dei cosiddetti Critical Studies.

Nella Contea di Loudoun in particolare, le proteste dei genitori sono state ostacolate in ogni modo dalla commissione scolastica, che ha fatto di tutto per impedirgli l’accesso alle riunioni e il diritto di parola. I genitori dissenzienti hanno subito molestie di ogni tipo, sia dai supporters del curriculum basato sui Critical Studies, tra i quali i potenti sindacati degli insegnanti, sia dalla polizia.

Come rivelato da una inchiesta giornalistica del Daily Wire, la commissione scolastica è arrivata a insabbiare uno stupro avvenuto nel bagno del locale liceo perché era stato commesso da un ragazzo che gira in gonna e si dichiara “gender fluid”. Il padre della ragazza stuprata è stato investigato dalla polizia per aver “fatto una scenata” al preside che gli diceva di voler “occuparsi internamente” dell’accaduto, ed è stato in seguito arrestato per aver cercato di testimoniare sull’episodio davanti alla commissione scolastica. Mentre tutto questo accadeva, l’allievo gender fluid ha sessualmente aggredito una seconda ragazza nei bagni della scuola.

In questo clima da guerra culturale fredda la reazione della “resistenza” è stata da “resistenza”. McAuliffe si è schierato senza se e senza ma al fianco della commissione scolastica, dei sindacati degli insegnanti, e dei Critical Studies, etichettando i genitori preoccupati come oscurantisti. La solita panoplia di anchormen e comici del sabato sera gli ha fatto eco dai media. L’Attorney General degli Stati Uniti, Merrick Garland, la cui figlia è sposata con il proprietario di una ditta di consulenze per l’introduzione di curriculum Critical Studies nelle scuole, ha ordinato all’FBI di indagare i genitori in protesta come “possibili terroristi domestici”.

È stato mobilitato Barack Obama per spiegare che le guerre culturali sono una perdita di tempo e un’ossessione isterica dei bianchi che hanno paura di perdere potere (una delle più tipiche contro-tattiche della “resistenza”), e infine Joe Biden ha fatto un salto in Virginia dando a chiunque avesse qualcosa da lamentarsi del seguace di Colui Che Non Può Mai Essere Nominato (ma è arancione).

Negli ultimi giorni della campagna elettorale poi i Democratici se ne sono usciti con una trovata da repubblica delle banane. Per cementare l’idea che Youngkin fosse un nuovo “uomo arancione cattivo”, un gruppetto di persone vestito come al famoso raduno “Unite the Right” del 2017, con polo bianca, pantaloni beige, e torce tiki, ha fatto la sua comparsa ad un raduno repubblicano. Sono tutti stati rapidamente identificati via internet come prominenti attivisti e membri del Partito Democratico della Virginia.

Per evitare che la responsabilità del comico sporco trucco ricadesse su McAuliffe, si è autoimmolato il Lincoln Project, una losca organizzazione di Never Trumpers e “Veri Repubblicani” con alle spalle una lunga serie di iniziative discutibili, che ha cercato di giustificarsi sostenendo che non si sarebbe trattato di un’operazione sotto falsa bandiera, ma di un tentativo di ricordare a tutti che i neonazisti con le tiki appoggiano Trump. Poco importa che nel 2020 Richard Spencer, uno degli organizzatori originali di Unite the Right, abbia offerto il suo endorsement a Biden.

Ma questa volta tutto questo repertorio non ha funzionato: una Virginia scontenta non ha abboccato all’amo dell’“emergenza populismo.” Per di più, il trend sembra estendersi in tutta l’America. Mentre scriviamo le elezioni a governatore di un altro Stato blu, il New Jersey, sono inaspettatamente un testa a testa. A Boston la candidata sindaco unica, una socialista dichiarata, sta perdendo contro le schede bianche. A Minneapolis la gente ha votato contro l’idea di sciogliere il Dipartimento di Polizia e sostituirlo con una “agenzia” per la sicurezza pubblica.

Tutto questo, in questo momento è importante. Il metodo “resistenza al populismo” è la negazione di ogni tradizione democratica dell’Occidente. Se continua ad essere validato, la strada verso un sistema oligarchico sostenuto dalla Clerisy, con tirannia politica di un partito unico, e alternanza al governo che è al meglio simbolica, è una certezza. Il concetto di accountability della politica di fronte all’elettorato deve fare ritorno.

C’è tuttavia il pericolo di sopravvalutare la vittoria, che probabilmente è dovuta più alla generale insoddisfazione per la caotica America di Biden che a una rivolta populista, o anti-antipopulismo.

Il Partito Repubblicano in questo momento sta festeggiando, ma non è che abbia molti grandi meriti. Il GOP ha appoggiato Youngkin come doveva ma, come sempre fa, si è tenuto relativamente alla larga dalle spinose guerre culturali.

La protesta dei genitori di Loudoun è stata appoggiata da attivisti anti-Critical Studies, come Chris Rufo, James Lindsay, e Asra Nomani, una parte sola dei quali è legata al GOP, o anche si considera conservatrice. A portare alla luce la storia dello stupro del liceo di Loudoun, non sono state Fox News o National Review, ma il Daily Wire. Come al solito, nel mondo conservatore americano, il compito di dare voce alle scontentezze della constituency cade sulla talk radio e sui media alternativi.

Questo è una fattore da non trascurare, perché l’esperienza di questi anni indica molto chiaramente che la politica e i media mainstream di opposizione tendono a essere molto timidi nell’opporsi al modello “resistenza antipopulista”. Lo fanno solo quando qualcuno ha già spianato la strada per loro.

Come reagirà invece il “Lato Giusto della Storia” alla sconfitta? Vedremo come reagirà la politica, ma finora la parte meno sveglia della Clerisy, i media, semplicemente procede col pilota automatico: si è trattato di una ribellione populista di razzisti bigotti e reazionari. Anzi, sta alzando la posta: questo è il motivo per cui occorrono più Wokismo, più Critical Studies, più guerre culturali.

E potrebbero avere ragione nel lungo termine. Una particolarità dei gramsciani sforzi di conversione culturale dell’America messi in atto dalle élite Woke è quella di saper fare tre passi avanti e uno indietro.

I genitori di Loudoun County non sono attivisti, ma persone capaci sì di mobilitarsi per rivendicare diritti basilari come quello ad educare i propri figli secondo i propri valori, ma che normalmente vogliono solo essere lasciate in pace.

Al contrario le élite Woke hanno la rivoluzione come fine e motivazione ultimi della propria esistenza. È assolutamente possibile che l’enfasi sui Critical Studies e tutto il cucuzzaro Woke rientri in sordina, ma solo perché gli attivisti continueranno a lavorare dietro le quinte. Sicuramente, dai discorsi elettorali, scomparirà.

Sul fronte politico, la sconfitta in Virginia rappresenta, sicuramente, la fine delle politiche di Biden come programmate finora.

Da mesi l’amministrazione cerca di passare il piano Build Back Better, un pacchetto trilionario in moneta stampata che essenzialmente trasformerà l’America in uno stato assistenzialista. Finora l’intero programma di riforme è stato bloccato da due soli senatori democratici: Joe Manchin, un “Blue Dog Democrat” eletto in uno Stato Repubblicano che sa chi c’è nella sua contituency, e Kyrsten Sinema, che è in rielezione in uno Stato “viola”. Con la sconfitta della Virginia e il resto delle inquietanti battute d’arresto su scala nazionale, il numero dei dissidenti Democratici in Congresso è destinato ad aumentare, paralizzando il programma almeno fino alle elezioni di midterm, che peraltro a questo punto si preannunciano difficili per il partito dell’asinello.