“Gli Stati Uniti e l’Italia sono legati da una comune eredità culturale e politica che risale a migliaia di anni fa fino all’antica Roma”. Con questa frase, pronunciata dal presidente americano Trump durante il suo incontro con Sergio Mattarella, ha preso il via una delle polemiche più imbarazzanti degli ultimi mesi.
Strali – e notizie false – sono stati immediatamente lanciati all’indirizzo dell’“ignorante presidente Trump”: “Trump ha detto che Italia e Stati Uniti sono alleati da migliaia di anni. Che abbia studiato sugli stessi libri di storia di Luigi Di Maio?”, ha ironizzato subito, come diversi altri individui e media, Il Post (cambiando poi il titolo una volta resosi conto del travisamento operato sulle parole di Trump). Il problema, secondo i critici, sta nel fatto che Italia e Stati Uniti sono nati negli ultimi 250 anni, rendendo impossibili legami millenari. Il riferimento alla Roma antica, poi, completamente fuori luogo.
Prescindendo dal fatto che, come consueto in appuntamenti simili, il discorso del presidente è preparato da speechwriter e, conseguentemente, la colpa avrebbe dovuto al massimo ricadere su di essi, l’attacco a Trump è sintomatico del periodo in cui ci troviamo. È oramai chiaro, infatti, che l’esigenza del commento immediato ha precluso la possibilità di riflettere almeno qualche istante prima di proferire sentenza, portando spesso a errori di comprensione davvero banali. Trump, infatti, non ha mai detto che Italia e Stati Uniti sono alleati da millenni in quanto Stati, ha parlato di legami politico-culturali millenari tra i due Paesi, che è ben differente. Ossia, ha sottolineato l’esistenza di un’eredità comune fatta di storia, idee, religione e tradizioni. Il suo riferimento alle nostre radici condivise non è solo corretto ma è anche concettualmente profondo.
Purtroppo, infatti, è poco nota in Italia la vicinanza tra i Padri Fondatori degli Stati Uniti e l’antica Roma, in particolare quella Repubblicana. Non è un caso se numerosi edifici pubblici americani sono in stile neoclassico: l’aspetto esteriore riflette i pensieri di chi ne ha voluto la costruzione, pensieri rivolti all’Italia di due millenni prima. E non è un caso se molti pseudonimi utilizzati da vari autori nel dibattito intorno alla stesura e all’approvazione della Costituzione Americana – Agrippa, Brutus, Cato, Cincinnatus, Publius – richiamano direttamente la Roma Repubblicana.
Cicerone e Catone, in particolare, erano visti come modelli di una vita retta ed espressione di valori e principi essenziali per il buon governo in una Repubblica. Ad esempio, John Adams, secondo presidente americano, riteneva Cicerone il più grande uomo di Stato e filosofo mai apparso sulla faccia della Terra mentre Thomas Jefferson, terzo presidente, indicava Cicerone come fonte di ispirazione fondamentale per la stesura della Dichiarazione di Indipendenza americana. Catone, allo stesso modo, era tenuto in grande stima: l’opera teatrale Cato, A Tragedy – scritta dall’inglese Joseph Addison nel 1712 – divenne un riferimento per i rivoluzionari americani, tanto da essere inscenata durante il duro inverno a Valley Forge per sostenere lo spirito dell’Esercito Continentale. È interessante, poi, il paragone tra George Washington, primo presidente americano, e Lucio Quinzio Cincinnato, comandante e uomo di Stato romano. Ambedue abbandonarono il loro ritiro agrario perché chiamati a servire la patria nel momento del massimo bisogno, ambedue portarono alla vittoria il loro popolo e ambedue, nonostante i timori di molti, una volta ottenuta la vittoria rimisero immediatamente la carica militare per fare ritorno alle loro fattorie. George Washington divenne, non a caso, il primo presidente della Società dei Cincinnati, nata per preservare l’amicizia e i valori tra gli ufficiali che avevano combattuto la Guerra di Indipendenza americana.
I Padri Fondatori Usa non guardavano solo al sistema di pesi e contrappesi della Roma Repubblicana, guardavano soprattutto a quelli che ritenevano essere i valori che muovevano numerose figure romane – pietà, giustizia, moderazione, morigeratezza – con l’obiettivo dichiarato di creare una Repubblica virtuosa capace di preservare diritti e libertà dei cittadini. In sostanza, i Padri Fondatori utilizzarono l’esperienza della Roma Repubblicana come una guida, un esempio di cui servirsi per plasmare gli Stati Uniti: “L’esempio romano ha dato agli americani eroi, vocabolario, architettura e una costituzione per il loro esperimento rivoluzionario di governo senza un re“.
Negli Stati Uniti sono stati pubblicati numerosi libri e articoli sui legami culturali con l’Antica Roma e con la classicità in generale. In Italia, al contrario, il tema è praticamente ignorato nonostante dovrebbe essere tutto l’opposto – anche se alcune reazioni alle parole di Trump lasciano intendere forti lacune anche dall’altra parte dell’Oceano. Dovremmo, come italiani, essere orgogliosi dell’impatto della nostra cultura al di fuori dei nostri confini, di come l’esperienza di Roma, del nostro Medioevo, del Rinascimento siano le radici dell’Occidente moderno. Trump, americano, ha legato le origini degli Stati Uniti al contributo dato dal pensiero dell’antica Roma, di cui anche l’Italia è erede; nel Bel Paese, invece che farne motivo di vanto, non solo si ignora tutto questo, ma si irride anche chi ci ricorda un passato qui quasi dimenticato. Una costante autocondanna all’irrilevanza.