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Ombre su Ilhan Omar: la deputata Dem Usa accusata di essere una spia qatariota per conto di Teheran

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Ilhan Omar è una deputata democratica americana di origine somala che per alcuni rappresentanti della sinistra odierna, anche europea, sembra incarnare quello che dovrebbe essere il nuovo volto del progressismo mondiale. Appena qualche mese addietro, nell’agosto scorso, il suo nome è diventato famoso per il diniego da parte di Israele di concederle il visto di ingresso nel Paese, a causa delle sue posizioni espressamente anti-sioniste.

In queste ore, il nome della Omar è ritornato all’attenzione della cronaca per una triste vicenda che – se confermata – rappresenterebbe uno scandalo davvero senza precedenti, che ovviamente avrebbe delle ripercussioni sull’immagine dell’intero Partito Democratico americano.

Premessa: in questi giorni in Florida è in corso un processo contro il fratello dell’Emiro del Qatar, accusato di aver ordinato alle sue guardie del corpo americane di uccidere due persone e di rapire un cittadino americano. Durante questo processo, è stato chiamato a testimoniare il businessman canadese – ma nato in Kuwait – Alan Bender. Come riportato da al-Arabiya, in una testimonazia video registrata in Canada, ovviamente sotto giuramento, Bender ha lanciato delle accuse gravissime contro la Omar. Secondo Bender, infatti, la Omar sarebbe una agente del Qatar, reclutata su ordine del segretario alla sicurezza di Doha, l’emiro Ahmed Bin Abdullah al-Masnad (e di altri ufficiali dell’intelligence qatariota).

Non solo la Omar sarebbe una agente del Qatar, ma sarebbe addirittura definita dalla monarchia islamista del Golfo come “la perla della Corona”. Bender ha quindi dichiarato che diverse delle informazioni passate dalla Omar al Qatar sarebbero finite nelle mani dell’intelligence iraniana. In ultimo, Bender ha anche denunciato che nel 2017, incontrando Erdogan, la Omar avrebbe giurato fedeltà al presidente islamista turco.

È chiaro che queste, per ora, sono solo accuse e vanno prese con le pinze. È altrettanto chiaro però che, se confermate, esse dimostrerebbero ancora di più la gravità del pericolo islamista e dell’alleanza tra forze dell’Islam politico, al di là delle differenze tra sciismo e sunnismo. Ormai, infatti, ci sono sempre più riscontri sulla pericolosità del triangolo Turchia – Iran – Qatar. Proprio qualche giorno fa, il sito The Intercept ha reso pubblico un cable dell’intelligence iraniana in cui si parla di un incontro avvenuto in Turchia nell’aprile del 2014 tra i vertici della Fratellanza Musulmana in esilio e una delegazione della Forza Quds iraniana, corpo speciale dei Pasdaran sotto il controllo del generale Soleimani, adibito all’esportazione della rivoluzione khomeinsita all’estero. In quell’incontro, le parti avrebbero concordato di collaborare non solo contro Stati Uniti e Israele, ma anche contro l’Arabia Saudita.

Ricordiamo che la Repubblica Islamica dell’Iran sostiene dal 1979 le peggiori forme di islamismo politico non solo sciita, ma anche sunnita. In questo senso, da decenni, Teheran non solo finanzia gruppi terroristici come Hamas e la Jihad Islamica Palestinese, ma ha anche favorito la collaborazione tra Hezbollah e al-Qaeda. Ancora oggi, gli Stati Uniti accusano la Repubblica Islamica di offrire un rifugio sicuro sul proprio territorio ai terroristi di al-Qaeda. Dulcis in fundo, proprio la Guida Suprema iraniana Ali Khamenei, è stato il primo traduttore in farsi dei testi di Sayyd Qutb, ideologo per eccellenza della Fratellanza Musulmana.

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