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“Per una nuova destra”: la ricetta di Capezzone per riempire un vuoto nell’offerta politica

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Dopo il grande successo dello scorso anno di “Likecrazia. Lo show della politica in tempi di pace e di coronavirus”, Daniele Capezzone torna nelle librerie con un nuovo saggio: “Per una nuova destra. Antitasse, pro libertà, dalla parte dei dimenticati dalla sinistra” (Piemme).

Con uno stile puntiglioso, elegante e scorrevole, il giornalista de La Verità analizza e descrive il centrodestra italiano, proprio a pochi giorni dalla delusione delle elezioni amministrative del 3 e 4 ottobre.

Copertina Capezzone - Per una nuova destra

La coalizione si presenta strutturata e complementare elettoralmente, nelle varie parti del territorio. Nonostante tutto, come l’autore mette subito in chiaro, “la forza elettorale è una precondizione per vincere, ma non basta per governare”. Matteo Salvini e Giorgia Meloni ne hanno avuto prova in questa legislatura.

La caduta di due governi in tre anni, un Parlamento di fatto esautorato dai Dpcm di Giuseppe Conte e la nascita di un esecutivo di unità nazionale sono stati l’esempio pratico di come non sia condizione sufficiente mantenere a lungo la maggioranza assoluta nei sondaggi nazionali per la corsa verso Palazzo Chigi.

Anzi, il Partito democratico ha dimostrato di saper governare ininterrottamente dal 2011 – fatta eccezione l’anno e mezzo di esecutivo giallo-verde – senza vincere un’elezione politica dal 2006. Insomma, un partito senza consenso elettorale che, checché ne dica la destra, pare essere più astuto e furbo all’interno dei palazzi della politica.

Tornando a noi, Capezzone sottolinea un vuoto all’interno dell’offerta politica della coalizione, una lacuna che rischia di emarginare una parte precisa di elettorato che ha sempre guardato con attenzione a destra: la componente liberale, libertaria, euroscettica ma in nome del libero mercato. Un movimento a tutela delle libertà individuali, delle imprese e per una forte riduzione della decisione pubblica e statale. Insomma, per dirla in poche parole, è necessario introdurre quella componente thatcheriana che Forza Italia – sempre più schiacciata verso sinistra – non è più in grado di rappresentare.

Ma come riconcepire tutta l’offerta politica con tre partiti diversi? L’ex parlamentare suggerisce un modello chiaro: il Partito Repubblicano statunitense. Tante culture e tante correnti differenti dovrebbero convergere all’interno di un unico movimento capace di evitare la disarticolazione – che è esattamente ciò che vuole la sinistra – ed essere più forte all’interno delle aule parlamentari.

Capezzone ha aperto un primo dibattito su ciò che potrà essere il centrodestra unito già a partire dalle elezioni politiche del 2023. Chissà se Salvini, Meloni e Berlusconi ne trarranno spunto…

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