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Mai più regime sanitario? L’unico antidoto è meno Stato nelle nostre vite

Non illudersi che basti cambiare “chi” governa: nessun governante abbia più il potere di chiuderci in casa o di impedirci di lavorare

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La gestione politica della vicenda Covid, com’è noto, è stata ed è tutt’ora imperniata su misure di controllo, liberticide ed obbligatorie. Questo apparato repressivo è avversato da una fetta minoritaria, ma molto significativa, dell’opinione pubblica italiana. I partiti attualmente presenti in Parlamento, compresi quelli di opposizione, non hanno tutelato ed interpretato la sensibilità di questa parte di cittadini. Chi più chi meno, hanno tutti avallato l’andazzo illiberale instaurato dal governo Conte 2 e proseguito e rafforzato da Draghi.

Dunque, qualche milione di italiani non si è sentito difeso e ciò ha provocato la nascita di nuovi movimenti e partiti che si candidano a rappresentare politicamente questa parte di elettorato. Fin qui nulla di strano: c’è una domanda politica nuova ed ecco comparire l’offerta corrispondente. Ciò che stupisce chi scrive è il fatto che questi nuovi movimenti non mettano minimamente in discussione lo strumento attraverso il quale si è attuata questa stretta repressiva, cioè lo Stato.

Un corto circuito logico

Chi ha imposto le misure restrittive delle nostre libertà lo ha fatto perché si è avvalso dei poteri che stanno in capo ad uno Stato: essenzialmente il potere coercitivo attraverso le leggi o i provvedimenti amministrativi e il monopolio dell’uso della forza. Questo dato di fatto non è in discussione. Eppure, se si scorrono i manifesti programmatici dei nuovi soggetti politici, si troverà che la risposta di questi all’agire debordante delle istituzioni statali è promettere più Stato. Sembrerebbe un corto circuito logico: se un problema è causato da qualcuno o qualcosa, occorrerà ridimensionare se non eliminare questo qualcuno o qualcosa. Qui al contrario, si propone di rafforzare chi dispone dei poteri per reprimerci.

La risposta che viene fornita da costoro è che il problema non è lo Stato in sé ma questo Stato, preda di poteri extrapolitici ed oligarchici. Sostanzialmente, se eliminassimo l’attuale classe politica corrotta e con pulsioni dittatoriali, e la sostituissimo con un’altra onesta, capace ed interamente dedita agli interessi nazionali, avremmo risolto tutti i nostri problemi. Ragionamento comprensibile se non apparisse troppo ingenuo e incurante delle lezioni che la storia italiana (e non solo) ci impartisce da molti decenni.

Un solo esempio per tutti: il Movimento 5 Stelle. Se è esistito un partito che prometteva l’abbattimento della casta (locale e internazionale), che prospettava una palingenesi dai tratti quasi messianici e garantiva che avrebbe rimesso al centro “il bene comune”, è stato proprio questo. Non c’è bisogno che vi dica come è finita. E naturalmente non è l’unico caso.

Puntualmente, quando avviene un ricambio di classe dirigente, cui gli italiani ripongono tutte le loro speranze, si rivela peggiore della precedente. Dunque, sperare nell’arrivo di un nuovo gruppo di politici in buona fede ed incorruttibili alle lusinghe del sistema, si è rivelato puntualmente illusorio. D’altra parte, chi crede che esistano dei poteri forti, finanziari ed internazionali, non dovrebbe credere, allo stesso tempo, che questi possano mollare la presa lasciando il campo libero ai nuovi arrivati puri e liberatori. Se sono poteri forti sicuramente andrebbero a condizionare o neutralizzare chi arriva al governo.

L’unica soluzione: meno Stato

Dal nostro punto di vista, l’unica risposta sensata ed innovativa risiede nel diminuire drasticamente i poteri dello Stato sulle nostre vite. Farlo fortemente dimagrire. Non è pensabile accettare che lo Stato detenga poteri quasi assoluti e sperare che prima o poi quei poteri siano finalmente esercitati da dei sant’uomini, scevri dalle brame di potere. È a dir poco utopistico e la storia sta lì a dimostrarcelo.

Lavoriamo per avere uno Stato meno invadente, che non possa più imporci un certo tipo di sanità, di istruzione e di economia. Lasciamo alla libera iniziativa, alla libera contrattazione degli individui e delle associazioni, al nostro buonsenso, la risoluzione della maggior parte dei nostri problemi. Assumiamoci la responsabilità delle nostre vite senza attendere che “papà Stato” ci dica come dobbiamo comportarci.

Facciamo in modo che nessun governante abbia più il potere di chiuderci in casa o di impedirci di lavorare. A coloro che sperano ancora nella protezione statale, spieghiamo che se esistono i grandi oligopoli è anche grazie al gioco di sponda che essi fanno proprio con gli Stati.

È davvero sorprendente che al problema che si è creato tutti rispondano chiedendo di rafforzare il Leviatano. Di fronte alla compressione della libertà occorre un soggetto politico che la tuteli e ne faccia la ragione fondante. In Argentina, Paese che ha subìto uno dei lockdown più lunghi, uno dei politici più popolari del momento si chiama Javier Milei. È un libertario che propone addirittura una forma di Stato minimo. In Italia non si vede ancora nulla del genere ma tanta gente è pronta a lavorare nella direzione della libertà.

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