Politica

Non lasciamo il controllo del linguaggio alla sinistra

La sinistra punta al controllo del linguaggio per stabilire cosa è buono e cosa cattivo, la destra finisce spesso per accettarne i termini e dover mettere le mani avanti

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Prima della neolingua orwelliana, che nel mondo di “1984” serviva per riprogrammare il pensiero degli uomini, Friedrich Nietzsche nel testo “Genealogia della morale” ha descritto in poche righe l’importanza del linguaggio:

Il diritto signorile di imporre nomi si estende così lontano che ci si potrebbe permettere di concepire l’origine stessa del linguaggio come un’estrinsecazione di potenza da parte di coloro che esercitano il dominio: costoro dicono “questo è questo e questo”, costoro impongono con una parola il suggello definitivo a ogni cosa e a ogni evento e in tal modo, per così dire, se ne appropriano. A quest’origine è dovuto il fatto che la parola “buono” non ricollega affatto necessariamente, aprioristicamente, ad azioni “non egoistiche”: come vuole la superstizione di codesti genealogisti della morale.

Se lasciamo alla sinistra – che detiene le principali leve culturali – il controllo del linguaggio, esso diventa lo strumento fondamentale per manipolare i pensieri, soprattutto dei più giovani.

La reductio ad Hitlerum

Conosciamo bene la reductio ad Hitlerum dei progressisti che individuano forme di fascismo in tutti quelli che osano criticare le loro idee. Basta opporsi all’immigrazione di massa per beccarsi l’etichetta di razzista, mettere in dubbio la legittimità della legge Zan per sentirsi dare dell’omofobo e del transfobo, guai a chi esprime perplessità sulle quote rosa, è un maschilista oscurantista. E così via.

Per tutti coloro che non sono ideologizzati è chiaro che le etichette utilizzate dalla sinistra per dividere la società in buoni e cattivi non hanno nulla a che fare con il significato delle parole. Il punto è proprio questo: cambiando il significato delle parole, cambiano le categorie con cui viene interpretata la realtà. Parliamo di interpretazione proprio perché vi è un evidente distacco tra realtà e parole utilizzate per descriverla.

Se la sinistra impone il linguaggio, la destra invece di ribellarsi, finisce sempre per accettare i termini entro i quali viene trattato un tema caldo e gli esponenti di destra devono mettere le mani avanti (“non sono razzista però”, “non sono omofobo, ma” ecc). Come se fosse un dovere mostrare un “patentino di accettabilità etica” basato sul loro linguaggio.

La sinistra ha mai chiesto perdono per aver sostenuto Stalin e per aver ricevuto finanziamenti da quel regime? Ha mai chiesto scusa per Bibbiano, o ha cercato di minimizzare? Ha mai chiesto scusa per gli albanesi morti in mare causati dal blocco navale di Prodi? Ha mai chiesto scusa per i terroristi rossi? Ha mai chiesto scusa per le tre vittime sgozzate a Nizza da un tunisino sbarcato a Lampedusa grazie alle politiche dei porti aperti?

La lista potrebbe essere lunghissima, ma la risposta a tutte queste domande è sempre la stessa: no. Rovesciamo il discorso: è la sinistra a non avere alcuna legittimità per apporre etichette e chiedere abiure.

La polemica sulle “devianze”

Venendo ad un fatto più recente, hanno fatto discutere le parole di Enrico Letta in cui elogiava le “devianze”. La discussione è sorta dalle dichiarazioni di Giorgia Meloni, che riferendosi all’esempio islandese, ha proposto di investire sullo sport per allontanare i giovani da tabagismo, droghe e “devianze”.

Laura Boldrini, dall’alto del suo pulpito ha subito bollato la proposta della Meloni come un “concetto da Ventennio”. Dopotutto, l’unico sport che conoscono i progressisti è quello del lancio di accuse di fascismo.

Battute a parte, è lecito chiedersi: davvero il Pd preferisce giovani italiani drogati e fumatori incalliti piuttosto che sani e sportivi? A quanto pare, pur di esaltare un’indefinita “diversità”, il Pd preferisce la droga allo sport. Ne prendiamo atto.

A concludere la discussione sulle “devianze” è arrivato Alessandro Zan, che ha tuonato: “Prima il no urlato contro la presunta ‘lobby Lgbt’ davanti ai neo franchisti, ora il contrasto alle ‘devianze’ per crescere ‘nuovi italiani e forti’. È il vocabolario di Giorgia Meloni a svelare in modo chiaro il programma della destra”. Di tutta evidenza la leader di FdI non intendeva “curare” le “devianze sessuali” con lo sport.

Quello che invece non capiamo è il vocabolario della sinistra. Cosa rientra nelle “devianze” che il Pd difende ed elogia? È importante che la sinistra lo chiarisca, perché i più maligni hanno inserito la pedofilia tra le numerose “devianze”. Ci siamo già occupati del delicatissimo tema del tentativo da parte della sinistra – anche istituzionale – di sdoganare la pedofilia.

I progressisti stanno cercando di spalancare una finestra di Overton sulla pedofilia, magari cambiando nome con qualcosa di più accettabile?

Riappropriamoci del significato delle parole e non lasciamo stabilire alla sinistra cosa è buono e cosa non lo è. Non ne hanno il diritto. Sul terreno del linguaggio si gioca la partita più importante, se lasciamo decidere agli altri le regole, abbiamo già perso.

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