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Da riscrivere la favoletta dei media buoni e di Trump cattivo

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La favola dei media buoni e di Trump il cattivo prima o poi verrà riscritta. Non perché il secondo verrà santificato e i primi demonizzati, ma perché i rapporti tra le parti dovranno essere riequilibrati. Intendiamoci: The Donald non è uno stinco di santo. I suoi toni sono spesso eccessivi e i suoi modi altrettanto brutali. Ma anche la stampa non scherza. Basta passare in rassegna alcune emittenti liberal per rendersi conto che chi dice di combattere le fake news, in realtà combatte soprattutto contro Trump. Cioè non si focalizza sull’informare in modo imparziale, quanto sull’infangare. La Cnn, uno dei casi più eclatanti, vive per attaccare qualsiasi atto o gesto del presidente. Tutto ciò che può essere utilizzato, viene usato contro di lui. Le notizie, ormai, non si fondano più sui fatti in quanto tali ma sulla loro strumentalizzazione, al fine di massacrare Trump. Il muro con il Messico (voluto e iniziato dal presidente Clinton…) offre l’occasione per dargli del razzista, il Russiagate diventa motivo per sperare nell’impeachment e poi nel suo arresto. E così via. Insomma, i fatti non vengono commentati e analizzati per quel che sono (gravi o meno che siano), ma fungono da trampolino per fare opposizione. Se non per demonizzare il nemico. In questa logica, i media liberal non sono più, come spesso vengono dipinti in Italia, i tutori del sacro “Vero” ma si trasformano in uno schieramento che entra nell’agone politico. E la loro forza sta proprio nella loro supposta serietà e imparzialità. Chi potrebbe pensare che televisioni e giornali al posto di informare, sono una delle parti in lotta?

Con i dovuti distinguo, non è del tutto insensato paragonare queste vicende a ciò che accadde negli anni del berlusconismo. Certo, Trump ha la stragrande maggioranza dei media contro, ma la situazione non è così diversa. Come Repubblica, L’Unità, il Fatto Quotidiano e Rai Tre lavoravano costantemente per dare la caccia a Berlusconi, così i media liberal cercano di distruggere Trump utilizzando tutto il materiale a loro disposizione. Quindi toni, gaffe e poi scandali sessuali e financo giudiziari. Anche gli esiti non sono troppo differenti. Se l’Italia del Cavaliere era polarizzata tra i fautori di Berlusconi e i suoi nemici, l’America vive una divisione altrettanto profonda, fondata sul ciuffo arancione. I due schieramenti non riescono più a dialogare, ma solo ad insultarsi e ad accapigliarsi. In queste baruffe tra media e Trump, la politica perde il suo senso. La discussione e il confronto sono banditi perché esiste solo una lotta furibonda tra le parti che costringe gli americani a schierarsi. Una sorta di scazzottata generale in cui si perde il significato della vita sociale e civile. A Trump piacerà pure questa rissa perché il divide et impera è il suo pane, ma i media liberal non sono da meno. Non bisogna quindi fidarsi ciecamente di chi santifica la stampa e demonizza il presidente. Le cose sono un po’ più complesse.

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