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I “segreti” del successo di Salvini: la centralità mediatica e gli errori dei suoi avversari

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Tanti analisti continuano a interrogarsi sul successo di Salvini. In effetti, dopo quasi quattro mesi dal giuramento del governo Conte, il ministro degli interni la sta facendo da padrone. La sua figura ha catalizzato l’attenzione di tutta la politica nazionale ed europea. Capire le ragioni della sua egemonia non è semplice. Oltre a motivazioni prettamente politiche che sono state oggetto di lunghi dibattiti, occorre soffermarsi sulla sua forza comunicativa. Anche perché viene spesso sottovalutata e derisa, per non dire criminalizzata. Al contrario un’analisi della strategia, del messaggio e del ruolo dei suoi avversari, può chiarirne l’impatto.

Sfatiamo subito un mito: Salvini non è forte solamente sui social. Essi sono solo una parte della sua strategia mediatica che non si esaurisce su internet. Certo, il web ha un ruolo molto importante ma non è tutto. Come affermato dal suo social media strategist Luca Morisi la comunicazione salviniana è integrata e segue lo schema TRT: televisione, rete e territorio. Secondo questo disegno i comizi e le feste di partito assumono una posizione non secondaria.

Infatti, grazie alle sue doti empatiche e alla sua retorica popolaresca e immediata, Salvini ha rigenerato il tradizionale discorso di piazza, che sembrava destinato al tramonto. Come i social gli permettono un contatto diretto con la gente, così i comizi gli garantiscono un confronto immediato con le persone in carne e ossa. Cambia il mezzo, ma la logica rimane la stessa: il rapporto senza filtri con gli italiani. L’abilità dei suoi collaboratori ha fatto il resto, amplificando la forza di queste due forme di comunicazione pubblica apparentemente agli antipodi ma intimamente connesse nella disintermediazione tra mittente e destinatario.

Basta partecipare ad uno dei suoi tanti comizi per rendersiconto dell’efficacia di questa strategia. Il leader della Lega annuncia sui diversi canali social l’evento. Spesso, prima del proprio discorso, interviene in qualche trasmissione televisiva e poi tiene la sua arringa, filmata in diretta Facebook. In questo modo raggiunge un enorme numero di persone, ibridando la forza dei diversi canali mediali. Terminato il proprio discorso, durante gli ormai consueti bagni di folla, Salvini trascorre almeno un’ora a scattarsi selfie con i suoi sostenitori. Queste iniziative, che sembrerebbero inutili e secondarie, hanno un’enorme rilevanza. Infatti, le foto con il leader della Lega vengono spesso postate sui diversi canali social dai suoi fan, permettendo al suo faccione di raggiungere per vie traverse anche utenti non interessati alla politica.

Considerato poi l’instancabile lavoro di Salvini e del suo team (lo stesso Morisi ha parlato più volte di un lavoro 24 ore su 24, 7 giorni su 7) la strategia TRT è ancora più incisiva. Tutte le piazze, tutte le reti televisive e tutti i social sono ormai permeati dalla sua immagine e dalla sua voce. A livello strategico dunque l’ibridazione dei diversi mezzi comunicativi risulta particolarmente efficace, perché permette una mobilitazione costante sia online che offline. I bagni di folla che accolgono il ministro degli interni non sono casuali, ma nascono dalla forza delle formidabili call to action contenute nei suoi messaggi. Un patrimonio di grandissima importanza in una fase di disaffezione ai partiti e alla politica.

Se poi si analizzano i contenuti dei messaggi di Salvini si notano due caratteristiche essenziali: si adattano al momento storico che sta attraversando il mondo occidentale e sono perfetti per i social in quanto semplici, polarizzanti, facilmente reiterabili e umanizzanti.

Per capirne a pieno l’impatto giova ricordare che il ministro degli interni aveva compreso, prima di tutti, che il mancato controllo dell’immigrazione avrebbe acceso il conflitto sociale. Pertanto aveva dato vita ad una serie di slogan utili alla comprensione immediata dei diversi fenomeni. Slogan che molti italiani hanno fatto propri perché la profezia salviniana si è avverata. Insicurezza, problemi di ordine pubblico e quartieri controllati dalla criminalità organizzata sono temi ormaitristemente noti. Lo stesso discorso vale per le contraddizioni delle istituzioni e delle burocrazie europee che il leader del Carroccio ha portato prepotentemente al centro del dibattito pubblico.

Antimmigrazione ed euroscetticismo hanno così permesso a Salvini di sintonizzarsi sulle frequenze della politica internazionale prima di tutti i politici italiani. “A casa loro”, “è finita la pacchia”, “abbattiamo il muro di Bruxelles”, “Unione sovietica Europea” hanno reso chiari agli italiani quali erano i temi su cui si concentrava l’attenzione e la verve polemica della Lega. Il più penetrante ed efficace è stato “Prima gli Italiani”. Ripreso dal trumpiano “America First”, ha permeato la campagna elettorale di Salvini e accompagna come hashtag quasi tutti i suoi messaggi. Vale per contrastare l’immigrazione e serve per criticare le gravi contraddizioni del processo di integrazione europea. Tre parole che racchiudono il suo programma e i suoi progetti.

Questi slogan colgono poi la dinamica polarizzante dei social e creano dei contrasti forti, che alimentano continue discussioni. Cosa che accresce l’incredibile engagement della pagina di Salvini, che con i suoi numeri supera anche le interazioni delle principali pagine social dei giornali italiani. Un capolavoro di disintermediazione che ha trasformato la pagina Facebook del ministro dell’interno in una fonte di informazione a sé.

Infine l’umanizzazione, quella che il team salviniano definisce vicinanza al popolo, racchiusa nello slogan “Sempre in mezzo alla gente”. Salvini non è solo in grado di parlare direttamente agli italiani scavalcando i canali comunicativi tradizionali. Riesce anche ad essere vicino alla gente perché condivide con essa momenti di vita quotidiana. Selfie, post riguardanti le proprie passioni e foto di varie pietanze non derivano dalla mancanza di serietà istituzionale, ma dalla necessità di creare una relazione di fiducia prepolitica, spendibile nella sua attività di governo. Instaurato questo rapporto, anche le decisioni più radicali possono essere accettate, perché prese da un uomo comune, che sa come vive la gente e ne conosce i problemi.

Last but non least il ruolo dei suoi avversari. Le opposizioni italiane ed europee non hanno ancora compreso la forza e l’impatto di Salvini. Si stanno ancora riprendendo dallo schiaffo del 4 marzo. E non riuscendo a capacitarsi della forza comunicativa e politica del ministro dell’interno, giocano ad accusarlo di continuo. Fascismo, nazismo e razzismo ma anche minacce più o meno gravi. Tutto questo fa il gioco del leader leghista. Infatti gli permette, e senza sforzi, di continuare la costante polarizzazione del dibattito e l’infinita guerra social tra sostenitori ed haters. E di fronte a minacce di morte o accuse inconsistenti e infondate, i suoi tanti seguaci serrano le fila e si convincono ancor più della bontà delle scelte del loro Capitano. Una dinamica perversa che potrebbe portare Salvini ad un successo clamoroso alle prossime Europee.

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