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Il ruggito del gran leone Maurizio Bianconi. D’accordo sulle sue ricette? Forse no, ma chi se ne importa. Lezione di passione, amore per la politica, coraggio, indipendenza

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C’è qualcosa che credo di sapere su Maurizio Bianconi. Lo conoscono in moltissimi, certo: a lungo dirigente politico della destra italiana, quindi del Pdl, poi desideroso – in modo libero e coraggioso, con pochi altri – di seminare ancora, ma trovando purtroppo sulla sua strada figure miopi, egoiste, inadeguate, grette intellettualmente (e dunque anche moralmente).

Ma c’è qualcosa di più: Maurizio Bianconi è un uomo libero. La libertà gli serve più dell’ossigeno e del pane. Ad Arezzo, giovanissimo, agli esordi della sua avventura politica, la violenza comunista provò a togliergli la parola e anche la vita. Da quel momento, ha nuotato controcorrente, sfidando il conformismo degli avversari, e non di rado anche i timori degli amici davanti alla sua attitudine irregolare, non irregimentabile, indipendente. E – badate bene – Bianconi ha sempre scelto gli atti di coraggio quando erano costosi, pagandone ogni prezzo di isolamento, prima che divenissero di moda: nel centrodestra, per capirci, è stato antirenziano quando gli altri erano nazareni.

Oggi, osservatore disincantato, ha pubblicato un pamphlet, che è anche un manuale di formazione – nell’intenzione dell’autore – per qualche giovane politico, e per chiunque abbia passione civile. C’è il meglio di una certa destra che si ispira alla lezione di Prezzolini: la simpatia per i “fessi” e non per i “furbi”, l’accento sui doveri e non solo sui diritti, la chiarezza contro il gioco degli occultamenti e delle oscurità linguistiche, e in più lo spirito europeo (dunque, non europeista, non amico di questa Ue).

Sono d’accordo con tutto ciò che scrive? Evidentemente no: non condivido una costante invettiva contro il mercato, la messa sul banco degli imputati del liberalcapitalismo (accanto a sinistra e cattolicesimo democratico, come se si trattasse di realtà equivalenti e intercambiabili), e la critica all’Ue in quanto iperliberista. Laddove questo disastro europeo è a mio avviso terrorizzante per la ragione opposta: in quanto si tratta di un mostro superstatalista, dirigista, centralizzatore, nemico della libertà e della competizione.

Ma starei per dire che non mi importa nulla di questi dissensi. Il libro di Bianconi è bello perché sono belli la sua anima e il suo spirito: quelli di un uomo davvero indipendente, giustamente puntiglioso in primo luogo rispetto alla parte politica e culturale che sente più vicina, nemico giurato di tecnici e “commissari” della Repubblica, orgogliosamente appassionato di politica, capace di frequentare la solitudine e pagarne il prezzo.


Maurizio Bianconi
“Un graffio al peggio – 25 consigli ai nuovi politici tra europeismo, sovranismo e nuovi orizzonti”
(ed Italic Pequod)

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