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“Ottobre Nero”: il dilemma di Israele, la lunga mano di Iran e Qatar

Stefano Piazza (Panorama, La Verità) parla del suo ultimo libro: organizzazioni internazionali dominate da musulmani e sinistra, soldi Ue e Onu ad Hamas

Hamas ostaggi 7 ottobre

Stefano Piazza è una persona seria. Per questo motivo scrive da anni per Panorama, La Verità e insegna terrorismo e sicurezza nelle università. Questo imprenditore svizzero ha pubblicato un nuovo libro, Ottobre nero. Il dilemma israeliano e la guerra ad Hamas (Paesi Edizioni).

Copertina accattivante (Emanuele Ragnisco, tra le altre, realizza tutte le copertine dei libri di Elena Ferrante), un titolo intelligente, testo scorrevole, racconti originali, alcuni vissuti in prima persona, altri invece frutto di analisi e di informazioni inedite, che non mancano mai con Piazza. Il libro testimonia la tragedia che ha colpito prima Israele e poi la Palestina a causa dei terroristi palestinesi. Non analizza il conflitto tra israeliani e palestinesi, evitando di attribuire colpe o ragioni storiche.

Ottobre Nero Piazza cover

Ottobre Nero non è solo un resoconto degli eventi, ma una riflessione profonda su come si è arrivati al 7 Ottobre, chi sono i mandanti, chi ha addestrato gli uomini di Hamas e della Jihad islamica, e perché non si è trattato di un semplice attacco terroristico, ma di una vera e propria operazione militare.

Piazza offre un quadro completo, basato su testimonianze dirette e analisi dettagliate, di una delle pagine più buie della storia recente del Medio Oriente. Ha iniziato a scrivere questo libro l’8 ottobre. Quella mattina stava lavorando a tutt’altro progetto, ma si è subito reso conto dell’enorme portata della tragedia di cui veniva a conoscenza, specialmente dopo aver parlato con amici israeliani. Quindi, ha chiamato immediatamente il suo editore e hanno intrapreso questo percorso insieme. Il viaggio che ha fatto in Israele successivamente è stato quello che gli ha aperto completamente gli occhi.

L’autore ha visitato Israele per osservare gli effetti devastanti dell’atroce uragano palestinese perché “ci sono degli aspetti che vanno ancora investigati”, ci dice. Durante la sua permanenza nello Stato ebraico, Piazza ha parlato con militari, uomini dell’Intelligence, della politica e cittadini comuni.

Nel libro non trascura alcun dettaglio, dimostrando grande precisione nelle ricostruzioni e un equilibrio raro nell’analisi delle motivazioni politiche, approfondisce le défaillance dell’Intelligence, il caos politico con Bibi nel mirino, e i tunnel e gli ospedali usati come strumenti di guerra. Esamina i piani per il futuro, la difficile posizione di Israele con pochi amici e molti nemici, e la visione americana. Analizza l’Iran e l’Asse della Resistenza, le scelte di Putin a favore dei jihadisti, l’antisemitismo e il BDS all’interno dell’Onu.

Gli errori di Netanyahu

COSTANTINO PISTILLI: Nel libro è molto critico nei confronti di Benjamin Netanyahu. Ma l’equiparazione ai macellai di Hamas fatta dalla Corte penale internazionale (Cpi) frastorna e stizzisce.

STEFANO PIAZZA: Sono critico perché la strategia di contenimento dei gruppi terroristici nella Striscia inondata dai soldi del Qatar e dell’Iran è stata un fallimento. Così come hanno fallito tutte le agenzie di sicurezza dirette da uomini nominati dal governo. È un fatto.

Altro errore è stato quello di spaccare il Paese sulla riforma della giustizia, un uomo politico deve sapere quando è il momento di fermarsi e Netanyahu non lo ha fatto. Imperdonabile.

Lo scempio della CPI

Quanto accade con la CPI non deve stupire perché tutte queste organizzazioni internazionali sono dominate da musulmani e quando non lo sono a gestirle ci sono uomini di sinistra come Guterres e Borrell che ormai ben conosciamo. Evidente che uno che si chiama Karim Ahmad Khan che fa il procuratore e che nei suoi discorsi cita spesso il Corano e che va in Venezuela a stringere la mano al narco-dittatore Maduro, non poteva che partorire una richiesta abominevole come questa. Mala tempora currunt.

CP: Però…

SP: Inoltre, da avvocato ha difeso l’ex dittatore liberiano Charles Taylor, condannato a 50 anni di carcere per crimini di guerra come stupri di massa, torture e arruolamento di bambini-soldato. Ha assicurato la sua consulenza legale al figlio di Gheddafi, Saif al-Islam, condannato a morte in contumacia. Ha offerto assistenza legale al presidente del Kenya William Ruto, accusato di massacri che hanno fatto oltre mille morti.

Il ruolo di Iran e Qatar

CP: Torniamo al conflitto. Sono mesi che i terroristi palestinesi combattono. Ma non finiscono le armi? Riescono ancora a rifornirsene o sono quelle già immagazzinate? Chi ha armato e addestrato i palestinesi per l’attacco del 7 Ottobre? Oltre all’Iran, di quali sponsor beneficiano?

SP: Le organizzazioni terroristiche negli ultimi anni hanno fatto incetta di armi, missili e munizioni ma oggi i missili cominciano a scarseggiare. Ad armarli e ad addestrali sono stati i Guardiani della Rivoluzione iraniana, i Pasdaran, che armano e addestrano anche gli Houthi, gli Hezbollah, la Jihad islamiche e le milizie sciite in Iran, Iraq e in Siria.

Non c’è dubbio che il più grande sponsor dei gruppi terroristici della Striscia di Gaza è il Qatar che da decenni sostiene con centinaia di milioni di dollari Hamas che è il braccio armato della Fratellanza musulmana.

Poi non bisogna dimenticare i soldi che arrivano dall’Europa oppure dall’Onu che finiscono nelle mani di Hamas. Se lei manda dieci euro a Gaza pensando di fare del bene sappia che finiscono nelle tasche di Hamas che li usa per i suoi scopi malvagi. I capi di Hamas che vivono in esilio sono miliardari mentre la gente muore di fame. La strumentazione bellica dei terroristi palestinesi arriva dall’Asse del Male ovvero da Cina, Russia, Iran e Corea del Nord ma oggi credo che non riescano più a ricevere armi, munizioni e missili.

CP: I terroristi palestinesi saranno intenzionati a colpire anche l’Occidente o i Paesi arabi moderati – penso alla Giordania?

SP: In Occidente è possibile qualche azione da parte di Hamas oppure degli Hezbollah mentre non credo che attaccheranno in un Paese arabo. Sarebbe un suicidio politico. E si deve guardare anche dall’Isis che è sempre in agguato

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