L'altra faccia del lunedìSpeciali

L’altra faccia del lunedì – L’adolescenzialismo, malattia senile della sinistra

L'altra faccia del lunedì / Speciali

La sinistra un tempo amava molto i bambini. Oltre a mangiarseli, i comunisti, da Stalin a Togliatti, da Cruschev a Berlinguer, infatti si facevano spesso ritrarre ad accarezzare pargoli e distribuire loro buffetti e carezze. Finito il comunismo, e convertitasi al liberal-libertarismo progressista, la sinistra pare aver abbandonato i bambini ed aver abbracciato gli adolescenti. Già anni fa Libertà e Giustizia, il millions euro club dei tempi dei Girotondi, avevano lanciato sul palco un minorenne, ma è negli ultimi tempi che la sinistra progressista sembra affidare sempre più la fiamma dell’indignazione ai quindicenni. Se Greta è una testimonial globale dei progressisti, la sinistra italiana, particolarmente priva di leader, ha spinto avanti nelle ultime settimane i ragazzini più vari, da Rami a Samir al Simone di Torre Maura, l’ultima new entry.

La questione Simone è stata giustamente affrontata con frizzi e lazzi, anche qui su Atlantico, da Giorgio Gandola sul La Verità e da
Alessandro Gnocchi su il Giornale. Ma a mio avviso essa merita un supplemento di riflessione, anche perché Gandola e Gnocchi non potevano conoscere il pezzo uscito sabato 6 aprile su Repubblica, della mitica (se non ci fosse, bisognerebbe inventarla) Concita De Gregorio. Con sprezzo del ridicolo, e in un raro esercizio di auto-parodia involontaria, l’ex direttrice de l’Unità ha impegnato non poche colonne per spiegare che sì, la sinistra è bene che si affidi agli adolescenti, ed è fondamentale che continui a farlo in futuro. A darle man forte il giorno dopo, e a compiere altri tre passi nel delirio, un altro ex direttore de l’Unità, Furio Colombo, sul Fatto quotidiano: “La marcia su Roma fermata da Simone” Dicevamo che la questione è seria perché getta luce su ciò che è oggi la sinistra progressista liberal-libertaria. L’attrazione verso gli adolescenti ci dice infatti molto sull’identità collettiva dei progressisti.

L’adolescenza è un’età piuttosto orribile. Tornasse in vita, Paul Nizan non scriverebbe più, come nell’esordio di Aden Arabie, “avevo vent’anni. Non permetterò a nessuno di dire che questa è la più bella età della vita”: o perlomeno la retrodaterebbe di qualche anno. L’adolescente è infatti non più un bambino ma non ancora un giovane, è sconvolto da pulsioni e turbamenti in contrasto tra loro, vorrebbe cambiare radicalmente il mondo ma non ha la minima idea di come farlo. In particolare, gli adolescenti di oggi sono tecnicamente più esperti e smagati di quelli delle generazioni passate ma sono rimasti altrettanto fragili, se non di più, sul piano della gestione delle emozioni e delle pulsioni.

La sinistra liberal-libertaria vi si riconosce perché si trova nello stesso stato psicologico, politicamente adolescenziale. Non ha una coerenza ideologica perché l’individualismo che la anima priva di coerenza e forza qualsiasi visione comune di una società futura. È presa da un amore sconfinato per il mondo così com’è, per il presente, ma nello stesso tempo vorrebbe costruire un futuro, senza tuttavia possedere nessuna idea di come farlo. Come gli adolescenti, la sinistra liberal-libertaria vede nemici ovunque, si trova in continuo stato di agitazione e di angoscia. Ricerca una purezza che ha perduto in decenni di esercizio del potere attraverso parole d’ordine tanto roboanti quanto astratte.

Non è quindi solo per un intento biecamente manipolatorio che gli Zingaretti, i Calenda e le Concita si riconoscono nelle Greta, nei Rami, nei Simone. Essi sono simboli, come per i dirigenti comunisti d’antan lo era il mitico operaio massa stakanovista muscoloso. Del resto, quando alla sinistra capita di incontrare qualche erede del vecchio operaio, finisce come sabato è toccato ai poveri Orfini e Fiano a Torre Maura: ricoperti di insulti. Meglio quindi ripiegare sugli immemori e ingenui quindicenni.

È certo poi comunque che la manipolazione prevale. Non è infatti la sinistra liberal-libertaria, almeno nel suo ceto politico, a costruire questi casi. Sono gli apparati mediatici, immensi e ciclopici come nel caso Greta, più modesti nei casi Rami e Simone. Attraverso queste figure create dal nulla dal Partito unico dei media, scorgiamo in concreto gli effetti dell’alleanza solida e concreta tra la sfera mediatica globalista e la sinistra liberal-libertaria e progressista. Una macchina possente, guai a sottovalutarla. Ma questo rapporto morganatico tra media e politica relega in una condizione di subalternità il ceto politico della sinistra, rispetto alla macchina dei persuasori occulti: sono infatti questi a dettare tempi e temi dell’agenda politica progressista. Quando c’erano Stalin, Togliatti e Berlinguer, erano loro a scegliere i bambini da esporre. Oggi sono Verdelli e il direttore di SkyTg24 a imporli al Pd. Contenti loro…

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