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L’altra faccia del lunedì – Le vicende sono tragiche, le stragi reali, ma la vista dei media mainstream come sempre è strabica

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Avrei voluto congedarmi per la pausa estiva con i lettori di questa rubrica tramite una nota scherzosa ma le due recenti stragi – è di pochi minuti fa la notizia di una nuova a Dayton, dopo quella a El Paso – mi costringono ad accendere un faretto e a richiedere l’attenzione.

Se già nei fatti della festa dell’aglio in California i giornali italiani avevano evocato un italo-iraniano suprematista (diventato, con un lapsus calami significativo, sul sito del Corriere, “sovranista”), poi sparito dai radar, ora, in maniera più seria i media statunitensi scrivono di un manifesto anti-immigrati, forse redatto dall’attentatore di El Paso, mentre su Dayton è troppo presto per dire. Ma la linea rossa, anzi bianca, visto il colore del suprematismo, la traccia già il New York Times di ieri mattina: “Dalla Nuova Zelanda a Pittsburgh a una sinagoga a Poway, Calif. uomini bianchi negli ultimi mesi hanno compiuto omicidi di massa al servizio dell’odio contro gli immigrati. Ebrei e altri sono percepiti come nemici dalla razza bianca”.

Il nome di Trump non è evocato, ma basta scorrere una qualsiasi pagina del giornale della Grande Mela per vedere accostato il presidente statunitense all’aggettivo “razzista” (oltre che xenofobo, sessista, fascista, autoritario e via elencando). Prepariamoci quindi alla stessa strategia sui giornali italiani, persino meno rigorosi di quelli statunitensi, vedi la misteriosa apparizione dell’italo-iraniano mai certificato dai media americani.

Già ieri un editoriale della Stampa firmato dal direttore, senza alcun riferimento al Texas, accusava i sovranisti, tutti, di attentare allo stato di diritto, cioè di minacciare la democrazia e la libertà – curiosamente però non veniva indicato tra i colpevoli il padre di tutti i sovranisti, Trump. Ma se degli attori politici sono contro la democrazia e lo stato di diritto, cosa bisogna fare? Bisogna fermarli in tutti i modi, con la politica certo, ma magari, visti i risultati elettorali spesso favorevoli ai sovranisti, con altri mezzi. A cominciare dalla delegittimazione: ora sarebbero pure diventati cattivi maestri, ispiratori dei lunatici assassini americani, che però proliferavano assai più ai tempi della presidenza Obama.

Ora, quando un immigrato, un appartenente a minoranze etniche o un islamico compiono un delitto, la loro origine appare solo dopo estenuanti verifiche di giorni. E, in ogni caso, mai i media istituiscono un nesso tra la religione dell’assassino e le sue azioni: anche se la sua casa è piena di video dell’Isis. Il tagliatore di teste è sempre mentalmente disagiato, magari arrabbiato per il “clima di odio” introdotto dai “sovranisti”. Quando invece l’assassino è un bianco, i giornali sparano la pista suprematista in prima e il killer non è mai descritto come un alienato ma come un lucido esecutore di ordini politici provenienti da chissà dove – dopo la strage in Nuova Zelanda qualcuno ipotizzò una “internazionale suprematista” di cui però ovviamente si sono perse le tracce.

Ancora più paradossale che il pezzo del New York Times e l’editoriale della Stampa citati identifichino negli ebrei le prime vittime dei sovranisti. Accusare chi non si beve la costruzione mainstream della realtà di volere “morte agli ebrei” è evidentemente una linea che sta prendendo piede. Peccato che tutti i partiti sovranisti, proprio tutti, siano decisamente i più filo israeliani di tutto l’arco politico mondiale. E peccato che gli ebrei, come si evince dall’esodo di tantissimi cittadini francesi di religione ebraica verso Israele, siano certo nel mirino in Europa: ma ad aggredirli siano non i suprematisti bianchi o i sovranisti, ma immigrati o islamici.

Che poi, il capo, il cattivo maestro, l’Hitler e Himmler (e anche il Goebbels, abbondiamo) del sovranismo italico chi sarebbe? Un quarantenne lombardo che in questi giorni – e fa benissimo a farlo, è una mossa molto intelligente – gestisce pure un Dj set al Papetee, circondato dai selfie dei bagnanti. Le vicende sono tragiche, i fatti sono reali ma come al solito la vista dei media dell’establishment è più appannata di quella di un ubriaco molesto.

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