Esteri

Così Putin e Xi sfidano “le prepotenze egemoniche”

I leader di Russia e Cina celebrano l’alleanza e mettono nel mirino gli Stati Uniti

Immagine generata da AI tramite DALL·E di OpenAI

In un Cremlino blindato e simbolico alla vigilia della parata per l’anniversario della vittoria sul nazismo, Xi Jinping e Vladimir Putin stringono ancora una volta i ranghi. Un’intesa solida, definita “non diretta contro nessuno” ma che nei fatti prende di mira, senza troppi giri di parole, la politica degli Stati Uniti. Nella dichiarazione congiunta firmata dai due leader si parla chiaro: Mosca e Pechino intendono “contrastare risolutamente” il doppio contenimento degli Stati Uniti contro Russia e Cina.

Russia e Cina “ritengono inaccettabile la costituzione di blocchi militari con orientamento anti-russo e anti-cinese dotati di una componente nucleare, lo spiegamento di armi nucleari nella regione sotto l’egida della ‘deterrenza estesa’, nonché lo schieramento di elementi del sistema globale di difesa missilistica e di missili a medio e corto raggio basati a terra che minacciano la stabilità strategica”, si legge ancora nella dichiarazione diffusa dopo l’incontro. Le parti, prosegue la nota, “hanno osservato che alcuni stati dotati di armi nucleari stanno espandendo alleanze e coalizioni militari in aree sensibili vicine ad altri stati dotati di armi nucleari, allo scopo di esercitare la forza su di loro e commettere altre azioni ostili che minacciano gli interessi fondamentali di sicurezza di questi stati”. Le parti condannano risolutamente “il desiderio egemonico di alcuni paesi occidentali e dei loro alleati di creare meccanismi quasi legali per esercitare pressioni sui paesi che perseguono una politica estera indipendente, nonché per falsificare la verità storica per adattarla ai propri interessi opportunistici”.

Il presidente cinese Xi Jinping non ha usato mezzi termini: “Davanti all’unilateralismo e alla prepotenza egemonica internazionale, la Cina lavorerà con la Russia per assumersi le responsabilità delle grandi potenze”. Un messaggio che riecheggia fino a Washington, mentre la guerra commerciale tra Cina e Usa è entrata in una fase acuta e la tensione sui dazi si somma a quella militare. Il presidente russo, dal canto suo, ha sottolineato che il dialogo con gli Stati Uniti non intaccherà in alcun modo la “cooperazione strategica” con Pechino, definita “paritaria e vantaggiosa per entrambi”.

La visita ufficiale si è conclusa con la firma di oltre venti accordi bilaterali e di una nuova dichiarazione d’intenti per rafforzare il partenariato. In Piazza Rossa, intanto, si prepara la parata dell’orgoglio, con 20 capi di Stato e di governo presenti e truppe cinesi che sfileranno fianco a fianco con quelle russe. Un segnale forte, definito “cinico” dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha liquidato anche il cessate il fuoco di tre giorni annunciato da Mosca come “pura manipolazione”. Ma il fuoco, da entrambe le parti, non si è mai spento del tutto: l’Ucraina ha accusato raid russi su Sumy e Kharkiv, la Russia denuncia due tentativi di sfondamento del confine a Kursk proprio durante la tregua.

Intanto Kiev continua a muoversi sul piano diplomatico. La Rada ha ratificato l’accordo con gli Stati Uniti per lo sfruttamento congiunto delle risorse minerarie ucraine. “Un nuovo capitolo nei rapporti con Washington”, ha commentato Zelensky, mentre da oltreoceano Donald Trump fa sapere di voler parlare “presto” con il presidente ucraino, annunciando “progressi” nei negoziati di pace. Una trattativa che, almeno per ora, sembra però tutta in salita.

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Ma Mosca e Pechino guardano oltre. Nella dichiarazione finale, il conflitto in Ucraina è citato solo in modo marginale, mentre viene espressa preoccupazione per il progetto americano di scudo spaziale — un nuovo Iron Dome annunciato da Trump — definito da entrambi i leader “estremamente destabilizzante”. Nel gelo della guerra e del confronto globale, l’asse orientale appare ogni giorno più compatto. E sempre più deciso a farsi sentire.

Un’alleanza volta a contrastare le “prepotenze egemoniche”, che mette la parola fine alle indiscrezioni che parlavano di uno Xi sempre più lontano da Putin e sempre meno disposto ad aiutare Mosca. Un segnale che non può essere sottovalutato dall’Occidente.

Franco Lodige, 9 maggio 2025

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