Economia

Italia: con virus e guerra 2 milioni di “nuovi poveri”

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Secondo dati statistici raccolti da varie organizzazioni internazionali, e nazionali quali Istat ad esempio, l’evidenza più allarmante degli ultimi quattro anni è il costante innalzamento della soglia che delimita la povertà, tradotto in parole semplici significa che ogni anno la percentuale della popolazione che non riesce a far fronte alle necessità basilari aumenta.

Dalle ultime risultanze Istat in Italia questo numero è a due cifre, ovvero il 10%; addirittura, secondo un’organizzazione internazionale no profit chiamata Index Mundi, tale soglia in Italia sarebbe al 29% e la fonte di tali dati, praticamente tre volte ciò che certifica l’Istat, sarebbe addirittura la CIA che avrebbe pubblicato uno studio contenuto in un report denominato World Factbook. Ma sappiamo tutti che quando si tratta di diffondere dati di questo genere la verità sta nel mezzo perché al di là delle reali statistiche vi sono sempre influenze politiche sulla diffusione di dati.

Più delle statistiche però parlano i fatti e ciò che constatiamo personalmente ogni giorno ed è visibile a tutti lo stato economico-sociale in cui è insabbiata gran parte della popolazione del nostro Paese, tra mutui, finanziamenti, affitti, utilities e cibo è quasi impossibile arrivare indenni alla fine del mese, soprattutto per una famiglia monoreddito con due figli, i single (dipendenti e non lavoratori autonomi) ancora si salvano ma il bassissimo livello dei salari, parametrato alla recente esplosione dell’inflazione con conseguente aumento dei tassi, ben presto condurrà anche loro a sacrifici enormi.

E badate bene che questa tendenza alla povertà è in atto da almeno 5 anni, ovvero da circa due anni prima di pandemie e guerre, che ovviamente a seguito dei citati eventi è ulteriormente peggiorata.

Naturalmente i fattori scatenanti sono molteplici ma la principale causa è l’assenza per decenni di una reale revisione e riorganizzazione di settori chiave dello Stato e nessun programma a lungo termine per stimolare la crescita, e conseguente occupazione permanente.

E come sempre accade in Italia non esiste alcun colpevole di questo disastro ed i principali indiziati, ovvero coloro che hanno governato negli ultimi venti anni, a prescindere dai colori politici, fanno orecchie da mercante eccetto far le solite promesse sotto elezioni causando per innumerevoli volte l’ira di Confindustria, associazioni di categoria e soprattutto cittadini la cui rabbia e frustrazione aumentano d’intensità ogni giorno di più; PMI che chiudono, tagli occupazionali in ogni settore in nome della digitalizzazione selvaggia e del solo profitto.

Urgono riforme economiche strutturali che vadano ad intaccare l’immobilismo che ha sedimentato la disoccupazione e livellato verso il basso le aspettative degli individui che stanchi di inefficienze sembrano quasi rassegnati ad una vita di stenti.

Ciò finche la soglia di povertà non inizierà a risucchiare anche le classi medio-alte (perché ormai la media è andata da tempo) dei cosiddetti professori intellettuali che sembrano viaggiare ad anni luce di distanza dalla realtà, e che sono in simbiosi e sostenitori di quella politica che incolpevolmente lascia indietro i più deboli.

Se si governa una Nazione il fine primario dovrebbe essere quello di livellare verso l’alto le classi più deboli attraverso riforme serie e reali e non soltanto sulla carta, e tantomeno mai attuabili a causa dei litigi perenni in nome del mantenimento della cosiddetta poltrona per la quale molti venderebbero la propria madre, e lo abbiamo ampiamente constatato negli ultimi anni.

 

L’Italia ha cinque primarie ed inconfutabili emergenze economico-finanziarie:

1) debito dei singoli individui

2) debito pubblico

3) più basso livello di salari di tutta Europa

4) elevato livello di disoccupazione

5) elevata pressione fiscale

 

È assolutamente impossibile uscirne attraverso la politica economica e  monetaria portata avanti dagli ultimi Governi e tantomeno sono efficaci (considerando la nostra specifica situazione) le misure messe in campo dalla UE e relativa Banca Centrale.

Non è remota infatti la possibilità che milioni di cittadini arrivino al default, seguiti da centinaia di PMI, a causa dell’impossibilità di rimborsare i debiti contratti, esattamente come potrebbe accadere allo Stato; d’altro canto si dice tale padre tale figlio.

Se solo si pensa a quanti soldi si sprecano (e si sono sprecati) per inefficienze della PA, per ripianare buchi di Banche, per opere appaltate e mai terminate, evasione fiscale (circa 170 miliardi annui) e corruzione varia, probabilmente potremmo coprire i debiti di tutti i cittadini italiani e liberarli dai macigni che li stanno tirando a fondo.

Se non si inverte la tendenza il futuro sarà caratterizzato da sempre crescenti NPL che faranno crollare tutto il castello … ed a quel punto i creditori potranno salutare i crediti per sempre.

 

Dove si pretende di arrivare?

Si tenga inoltre presente che chi paga gli stipendi ai dipendenti delle PA (leggi Stato) sono le tasse pagate da dipendenti di aziende private, dalle aziende stesse, da lavoratori autonomi, liberi professionisti e partite IVA; possibile che nessuno si sia posto il problema che se viene meno gran parte di questo tessuto produttivo di beni e servizi, in aggiunta alla mostruosa evasione fiscale, finiranno a mare anche gli stipendi dei dipendenti statali ? Perché, ovviamente, nel calcolo non possiamo inserire gli stessi dipendenti statali visto che pagano le tasse dallo stipendio pagato dallo Stato stesso, spero sia un concetto abbastanza chiaro.

Pertanto, se non si vuol giungere ad una rottamazione dei debiti dei cittadini, l’unica via per far ripartire consumi ed occupazione è livellare i salari ai livelli europei, praticamente raddoppiarli ed anche più ed abbassare notevolmente la pressione fiscale portandola addirittura a zero per i primi tre anni per quelle aziende che assumono con costanza.

Non esistono altre vie, e tantomeno ci si può aggrappare sempre agli aiuti europei perché i Paesi membri sostenitori della linea del rigore prima o poi si alleeranno per una rivolta ed a quel punto dovremmo pagare i debiti tutti in una volta con conseguenze che possiamo immaginare.

Lo Stato non può più pretendere che il costante aumento del debito pubblico e degli sprechi sia da addossare ai cittadini per incapacità dei governanti perché questa è una strada certa che conduce a sommosse popolari che sono molto vicine a guerre civili.

Se soltanto ricordassimo cosa è accaduto in Grecia, Corea Del Sud, Argentina e gli stessi USA con la crisi dei mutui sub-prime, ci si renderebbe conto che non siamo lontani da quegli scenari.

Pertanto o si inverte la tendenza, e la politica fa la politica o il destino è segnato, a quel punto salteranno anche banche e verrà meno il terreno sotto i piedi per tutto il Paese.

Esagerazione ? Assolutamente no, si chiama prevenzione e di solito si programma con decenni di anticipo attraverso politiche finalizzate a stimolare crescita ed occupazione.

 

Antonino Papa, 28 giugno 2022

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