Lavoro

SOS lavoro, ecco le professioni più richieste in Italia

Le imprese vogliono assumere, ma una volta su due non trovano il candidato giusto. Solo a gennaio 250mila occasioni perse

Le aziende cercano lavoratori, ma non li trovano © Monkey Business Images e Richard Villalonundefined tramite Canva.com

Le imprese italiane vogliono assumere, ma quasi la metà delle volte rischiano di dover rinunciare per mancanza di candidati idonei.

Ad accendere l’allarme sul pannello di controllo dell’occupazione italiana è l’ultimo Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal, secondo il quale sono oltre 508mila i lavoratori che cercano le imprese del nostro Paese a gennaio e circa 1,4 milioni nell’intero primo trimestre dell’anno.

Le assunzioni stimate segnerebbero un aumento del 5,3% da gennaio a marzo (pari a 69mila posti di lavoro in più) e di 4mila unità solo a gennaio. Ma il “mismatch” tra domanda e offerta di lavoro rovina tutto: nel mese in corso saranno infatti 250mila le assunzioni che potrebbero non avverarsi, poco meno della metà (49,2%) delle 508mila programmate.

Fonte Unioncamere-Anpal

 

Ancora di più fa riflettere che le assunzioni una volta su tre (31%) falliscono per mancanza di candidati e in un altro 14% dei casi per preparazione inadeguata. Insomma, la metà delle volte non ci sono i lavoratori.

A livello settoriale, a guidare la domanda di impiego sono i servizi, quindi il commercio e infine le costruzioni che, di certo, pagano la fine del Superobonus. Flette invece l’offerta di nuova occupazione nel turismo e nella manifattura.

Quanto alle dimensioni, il trend espansivo fa perno principalmente sulle piccole imprese (quelle fino a 50 addetti) e sulle medie imprese (quelle tra 50-249), cioè le realtà che compongono la spina dorsale del made in Italy. Positivo comunque anche il trend dei big, mentre le micro-imprese (fino a 9 addetti) stanno frenando il turn-over.

Fonte Unioncamere-Anpal

In testa alle professioni più difficili da reperire, stando al Borsino, ci sono farmacisti e biologi, operai addetti a macchinari dell’industria tessile e delle confezioni, ma anche fonditori, saldatori, montatori di carpenteria metallica. Scarseggiano poi operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni, e i tecnici della gestione dei processi produttivi di beni e servizi.

Maurizio Landini  e gli altri rosiconi della sinistra, che perdono tempo con gli scioperi, sono poi sbugiardati sulla buffonata che gli imprenditori non vogliono assumere e sulla bontà del Reddito di cittadinanza, voluto dal governo Conte e poi rottamato dall’esecutivo Meloni.

I contratti a tempo indeterminato crescono infatti dai 122mila di gennaio 2023 agli attuali 129mila (+5,7%). Quelli a tempi determinato, pur restando la forma maggiormente proposta con circa 206mila unità (40,5% del totale), sono invece in calo rispetto a un anno fa (41,3% del totale).

Piuttosto è corretto desumere che più il candidato possiede il profilo adatto al posto di lavoro più l’impresa, dopo il normale periodo di prova, vorrà tenerselo stretto.

Fonte Unioncamere-Anpal

 

Con riferimento ai livelli di istruzione, il 19% delle ricerche di personale è rivolto a laureati (97mila unità), il 30% a diplomati (155mila unità) e il 32% a chi è in possesso di una qualifica/diploma professionale (163mila unità). Circa 7mila le richieste per i diplomati ITS Academy.

Fonte Unioncamere-Anpal

Per il 18,1% delle assunzioni (oltre 91mila) le imprese pensano di rivolgersi preferenzialmente a lavoratori immigrati, soprattutto nei settori dei servizi operativi (30,8% del totale entrate), della logistica (29,1%), dei servizi di alloggio, ristorazione, turismo (24,4%), delle costruzioni (21,0%) e delle industrie alimentari, bevande e tabacco (20,6%).

Per approfondire leggi anche la lettera di questo imprenditore che offre lavoro ma non trova giovani disposti a imparare.

A livello territoriale sono, come immaginabile, il Nord-ovest e del Nord-est a programmare il maggior numero di assunzioni, con la Lombardia in testa. Il Lazio si piazza al secondo posto ma nel suo complesso il Meridione supera il centro Italia.

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