Politiche green

Energia, il lungo suicidio dell’Europa

Impossibile compensare l’offerta russa. Colpa anche di scelte ideologiche e miopi di Bruxelles sull’energia

Politiche green

Qualche numero semplice che descrive i tanti errori europei riguardo alla nostra dipendenza energetica. Così da depurare dalla propaganda fatta in questi giorni da cliente e fornitore, e cioè da Europa e Russia. I primi fingendo di poter sostituire facilmente il gas siberiano e i secondi fingendo di poterselo far pagare in rubli.

Partiamo da un numero molto semplice. Mosca esporta in Europa 155 miliardi di metri cubi di gas l’anno. Circola l’idea totalmente falsa che si possano sostituire con molecole americane. Gli Stati Uniti che per anni sono stati importatori netti di combustibili fossili, da qualche anno sono diventati esportatori, grazie a nuove tecniche di estrazione. Nonostante ciò, le loro quote non sono comparabili con quelle russe. Su una produzione di 850 miliardi di metri cubi, gli Usa sono in grado di esportarne solo una frazione pari a 100 miliardi. Se anche dovessero dirottare tutto questo surplus in Europa, cancellando le rotte asiatiche, si tratterebbe comunque di una quantità insufficiente a soddisfare i bisogni del Vecchio continente.

C’è un ulteriore aspetto contraddittorio. L’Europa dipende dal gas russo, in un crescendo che però parte dai tempi dell’Unione Sovietica, per un motivo piuttosto banale: costa relativamente poco. Ovviamente in condizioni di mercato normali. Il gas arriva in Europa con dei tubi, partendo quasi dalla bocca di pozzo. Il gas americano dovrebbe arrivare da queste parti in forma liquida e poi essere ritrasformato in stato gassoso. Prima raffreddi e poi riscaldi: il che ha un costo. A ciò si aggiunga che deve essere trasportato da grandi navi, che fanno tragitti fenomenali. Insomma costa più caro che ottenerlo dalla pressione di un tubo che te lo porta direttamente a casa.

In Europa inoltre, per la nostra miopia strategica, non ci sono molti luoghi in cui è possibile ritrasformare il gas da liquido a gassoso. La penisola iberica è la più dotata di questo genere di infrastrutture: ne ha nove. E per la verità sono anche sottoutilizzate; insomma potrebbero accogliere più materia prima. Peccato che governi, comitati, politici e compagnia danzante abbiano di fatto bloccato il potenziamento del tubo che dalla Spagna avrebbe potuto portare alla Francia e per questa via all’Europa, il gas prima liquido e poi rigassificato nelle strutture iberiche. Per farla breve: gli unici che hanno i rigassificatori in Europa, sono isolati.

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