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Nessuno tocchi il 25 aprile. Guerra partigiana pure sul Papa ‘progressista’

Il pontefice amico dell’ambiente e dei migranti già dimenticato: ecco la polemica per i cinque giorni di lutto nazionale

© Jannoon028 e Oakozhan tramite Canva.com

La quinta cosa più fastidiosa della morte del Papa è l’orgia di frasi fatte che non significano una emerita ceppa, tanto più che si sono sempre usati regolarmente per tutti i 265 pontefici precedenti: Papa dei poveri, Papa degli ultimi, Papa della gente, Papa della pace, come fu chiamato anche Urbano II l’inventore delle Crociate. La quarta cosa è l’uso strumentale, anzi peloso, del pacifismo papalino, che va a parare sempre contro l’America, l’Occidente, la Nato, Israele. La terza cosa è lo spreco di retorica per attribuire a Francesco solo virtù teologali. La seconda cosa è il servilismo esagerato, le velone dell’informazione che vanno in confusione, quelli che si rotolano in terra, i palinsesti terremotati, i fanatici che sciamano in piazza san Pietro nella speranza di poter dichiarare con l’occhio spiritato alla telecamera “ah il Papa dei poveri il Papa della gente”, perché, eh, beh, il Papa è sempre il Papa (chiunque esso sia). La prima cosa è Fratoianni, quello che va in Tesla ma dà la colpa alla moglie (che gliela ributta a lui: son coppie comuniste, politburi familiari), passato dal suo personalissimo rosario di luoghi comuni, il Papa dei ponti, il Papa dell’ambiente, il Papa dei migranti, a rognicare siccome il Consiglio dei Ministri ha indetto 5 giorni di lutto nazionale (esagerati, e poi scusate, era il Capo di una enclave, che c’entra l’Italia istituzionalmente?) con cui fatalmente si ridimensionano le celebrazioni del 25 aprile.

Il governo può essersi allargato nel cordoglio ufficiale per Bergoglio, ma quelle del talent scout di Soumahoro e Ilaler Salis restano emerite cazzate: c’entra niente “l’allergia alla Liberazione dal nazismo e dal fascismo” e nessuno vuole sminuire niente: quella gran Tesla di compagno sarebbe capace di sostenere che il Santo Padre è morto a Pasqua, a ridosso della grancassa resistenziale (letteralmente, grande cassa, perché il 25 aprile è sempre un bel business tra salamelle e souvenir), per far dispetto a lui. Così sono i comunisti, che scivolano giù per le piste del populismo egolatrico con l’agilità di Federica Brignone e siccome non hanno una faccia possono sostenere tutto e il contrario di tutto nel giro della stessa dichiarazione – o pochi minuti dopo.

Al compagno Fratocchioianni andrebbe ricordato che perfino il clero per l’occasione ha bloccato la canonizzazione del beato Carlo Acutis, perché un Papa muore ogni morte di Papa ma, se non dispiace al Nikola in Tesla (e anche se gli dispiace), dalle parti del Vaticano è un evento talmente solenne che tutto il resto può attendere. E poi, che ci sarebbe di male nel ricordare gli 80 anni dalla Liberazione in modo sobrio? Non è una celebrazione che dopo quasi un secolo merita la serietà del ricordo? Si vede che al marito di Elisabetta Piccolotti piacciono le baracconate stile Anpi, con tanti vecchiardi e/o opportunisti e/o parassiti che sbraitano contro i fasci, i moderati, i socialdemocratici, i liberali, i liberisti, gli indifferenti, gli atarassici, i carbonari, i “masoni”, gli ebrei, i cristiani e tutti quelli che le loro teste gli suggeriscono.

Ne abbiamo viste di sfilate, di commemorazioni, e non ne ricordiamo una che non si sia conclusa in vacca, coi lanci di monete, gli urli, le minacce, le evocazioni a piazzale Loreto, le legnate inter eos, la caccia al fascio immaginario, la ghettizzazione di ritorno della Brigata Ebraica, la nostalgia per la lotta armata, il solito delirio sempre più demenziale. Se c’è un responsabile per il crollo di appeal del 25 aprile, è proprio chi se n’è appropriato storicamente, e in modo tanto sparafucile, negando la condivisione a tutti gli altri. Sempre nel segno della fanfara, della fanfaronata, dell’esagerazione, del populismo sbracato, della salsiccia alla brace, della pastasciutta antifascista e del manifesto di Ventotene appena riemerso dal museo delle cere per sancire il trionfo della globalizzazione finanziaria, sai che ridere, compagni.

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E bravo il tovarish Frato: gli piaceva tanto il Papa migrante, pontiere, sodale delle ONG, sostenitore di Casarini, ma in un amen lo rinnega prima che il gallo canti tre volte: poteva operare una sintesi, il 25 aprile celebriamo Bergoglio, che dal nostro punto di vista è stato un Guevara con la mitria al posto del mitra, invece no, non ci arriva, è fuori dal suo orizzonte dialettico e passa subito a scaricarlo nel nome dell’enfasi rivoluzionaria, dell’antifà permanente che travolge tutto il resto come una slavina di nonsenso, una valanga di qualunquismo cremisi. Codesta è la famosa cultura di sinistra: una terrificante piattezza, una sociologia d’accatto, l’enfasi al posto dell’analisi, il luogo comunista a sprezzo del buon senso, e un profondo inguaribile senso di protagonismo penoso. C’era da spararne una e subito la sparano senza preoccuparsi per l’opportunità cui preferiscono l’opportunismo: sigaro cubano in bocca e autista della elettrica in livrea, cianciano di sobrietà punitiva come vulnus alla Resistenza. E so’ così, so’ Fratoianni, sempre un po’ Piccolotti, che ce vòi fa’. Ma che ti aspetti da uno capace di esaltare il pontefice “contro le disuguaglianze” nelle quali egli stesso sguazza, a 20 più 20mila euro a tesla, lui e la mogliera, mentre agitano il pugno dall’auto economica, “solo 40mila l’abbiamo pagata”, e i compagni fanno “oooh”?

Una cosa però a scapito di Bergoglio, anche solo per sottrarci alla colata lavica di melassa senza discernimento, lasciatecela dire: se un Papa quando muore viene compianto e rimpianto da tipi come Fratoianni, Ilaler Salis, gli Askatsuna, il Manifesto (quello che chiamava Ratzinger “pastore tedesco”) e perfino Hamas (non è una boutade, è successo davvero), allora forse, e dico forse, e sottolineo forse, è il segno che qualcosa nel pontificato è andato tragicamente storto. Non per fare l’avvocato del diavolo, poi ciascuno la pensasse come vuole, ma insomma a tutto c’è un limite e davvero una roba così, l’estremissima sinistra che celebra un Papa cattolico, non s’era mai vista (e speriamo di non rivederla più). E il cordoglio per Bergoglio non può sacrificare l’orgoglio di appuntarlo, con un lieve brivido d’orrore.

Max Del Papa, 22 aprile 2024

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