L’Unione Europea, e i politici che ne fanno parte, con sfumature diverse, a seconda della fazione politica, sostengono la necessità di disporre sempre più di energia economica, affidabile e pulita. Insieme, economicità, affidabilità e basso impatto ambientale costituiscono i tre pilastri di una politica energetica ideale. Su questi tre principi fondamentali penso che nessuno abbia da eccepire, per cui dovremmo marciare tutti uniti verso il raggiungimento di questi obiettivi. Purtroppo, quando un serio confronto di idee, basato sui fatti, si scontra con l’ideologia o peggio, con interessi economici più o meno puliti, ecco che si va incontro alla catastrofe, come possiamo constatare in questi giorni e quando ci arrivano le bollette da pagare.
Per passare dalle battaglie ideologiche alla realtà, vorrei portare alla conoscenza dei lettori due nuove analisi che valutano le principali fonti di energia elettrica, in base a dati oggettivi, e le classificano basandosi su economicità, affidabilità e impatto ambientale. Le due analisi indipendenti – una pubblicata dalla Northwood University e dal Mackinac Center, l’altra da The Heartland Institute – raggiungono risultati quasi identici. E non potrebbe essere altrimenti se la ricerca è basata su dati di fatto e non è inquinata da altri interessi. Entrambe le analisi concludono che il gas naturale è la fonte di energia elettrica più economica, affidabile e pulita. Non lontano dal gas naturale si collocano il nucleare, l’idroelettrico e il carbone. In fondo alla classifica di economicità si trovano l’energia eolica e solare.
Il gas naturale è decisamente la fonte di energia elettrica a più basso costo, seguito dal carbone come seconda opzione più economica. Il gas naturale ottiene anche un punteggio molto alto per la produzione affidabile di energia ad alto volume, così come il nucleare e il carbone. Nonostante alcune affermazioni secondo cui l’energia eolica e solare sarebbero meno costose rispetto alle fonti convenzionali, la realtà è opposta. Eolico e solare beneficiano di sussidi molto più consistenti rispetto ad altre fonti energetiche, il che sposta i loro alti costi sulle bollette elettriche dei clienti. Inoltre, la natura intermittente e spesso imprevedibile dell’energia eolica e solare impone costi significativi alla rete, richiedendo ad altre fonti di energia di aumentare e diminuire frequentemente la produzione – in modo piuttosto inefficiente – per compensare la variabilità di eolico e solare. Infine, le turbine eoliche e i pannelli solari devono spesso essere costruiti lontano dai centri abitati, richiedendo reti di trasmissione estese e costose per consegnare l’energia ai clienti.
Tenendo conto di tutti questi fattori, un’analisi peer-reviewed dei costi livellati di sistema delle fonti energetiche concorrenti mostra che l’energia eolica è sette volte più costosa del gas naturale e l’energia solare è dieci volte più costosa. Questo spiega perché la maggior parte del mondo – e quasi tutto il mondo in via di sviluppo – sta costruendo centrali a gas naturale, carbone e nucleari piuttosto che impianti eolici o solari. Fin qui, tutto scontato per chi segue questo sito, ma i risultati più notevoli delle due analisi indipendenti sono le scarse prestazioni ambientali dell’energia eolica e solare. Eolico e solare, come l’idroelettrico e il nucleare, sono privi di emissioni. Tuttavia, eolico e solare ottengono punteggi molto bassi per molti altri fattori ambientali importanti. Eolico e solare richiedono di disturbare e occupare molto più terreno ed ecosistemi rispetto ad altre fonti energetiche, a causa della loro bassa densità di energia. La produzione di energia eolica e solare uccide direttamente molti più animali rispetto ad altre fonti, incluse molte specie protette e in via di estinzione. L’estrazione di minerali tossici e terre rare per le turbine eoliche e i pannelli solari è enormemente e spaventosamenteinquinante. È questo il motivo per il quale abbiamo consegnato il monopolio di questa filiera produttiva alla Cina e ai paesi limitrofi (della serie, occhio non vede anima candida non duole).
E così, all’inizio di questo mese, il “folle” presidente Trump ha firmato un ordine esecutivo che sottolinea l’economicità e l’abbondanza del carbone, rimuovendo gli ostacoli alla sua produzione e utilizzo. Scelta scellerata dirà qualcuno che non considera la realtà delle cose. Infatti, le due nuove analisi supportano le politiche energetiche dell’amministrazione Trump, che enfatizzano un aumento della produzione interna di petrolio, gas naturale e carbone. Allo stesso tempo, le due analisi supportano azioni simili per rimuovere ostacoli al nucleare, all’idroelettrico e, soprattutto, al gas naturale. Che mondo strano si crea quando le scelte si fanno con i piedi ben piantati per terra. Ovviamente, in Europa non ci si deve aspettare che le grandi compagnie elettriche e i nostri burosauri supportino necessariamente il gas naturale e altre fonti energetiche economiche, affidabili e pulite. Le utility operano tipicamente sotto la protezione dei governi che incentivano eolico e solare, il che significa che non hanno bisogno di produrre energia basandosi sui tre principi sopra esposti, anzi, i fornitori di energia fanno spesso pressione per le fonti energetiche più costose per aumentare i loro profitti, senza alcun rischio di impresa.
Per i consumatori, l’integrità della rete e l’ambiente, tuttavia, il gas naturale rappresenta indiscutibilmente la scelta migliore per la produzione di elettricità economica, affidabile e pulita. Nucleare, idroelettrico e carbone non sono molto lontani. A questo punto vedo già il ditino alzato di qualcuno che invoca l’indipendenza energetica dell’Europa. A costoro faccio presente che: le fonti fossili ci sono anche da noi, basterebbe cercarle e sfruttarle, magari mettendoci in concorrenza con altre nazioni che ne stanno facendo man bassa nel Mediterraneo, alla faccia nostra. Altra considerazione è che i fornitori delle fonti fossili sono numerosi, mentre le forniture per produrre eolico e solare sono quasi totalmente nelle mani della Cina, nonostante i patetici sforzi dell’UE.
Carlo Mackay, 6 maggio 2025
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