Esteri

Ucraina, cosa c’è di buono nel piano di pace cinese

L’Occidente ha sbagliato qualcosa nella gestione della guerra tra Mosca e Kiev. Ma il piano in 12 punti di Pechino ha degli spunti interessanti

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Si è dimostrato – e si sta dimostrando – poco saggio l’Occidente nella gestione della questione ucraina, con la messe di errori cumulati. Non è, questa, un’opinione, ma un fatto, inconfutabilmente dimostrato dalla guerra che, lontano dall’essersi fermata come era stato promesso (volete l’aria condizionata o la pace?), continua senza alcuna ragione diversa da quella, più volte dichiarata, di affermare il principio della intangibilità dei territori di uno Stato. Ragione che lo stesso Sergio Mattarella – pur non essendo pienamente consapevole di quel che diceva – ha definito di sapore Ottocentesco. Verrebbe da chiedersi perché mai non siano messi nel calderone dei principi intangibili anche quelli della libera autonomia dei popoli o, primo fra ogni altro principio immaginabile, della intangibilità della vita umana.

Ho letto invece grande saggezza nella proposta avanzata dalla Cina per risolvere il conflitto Russo-Ucraina. La proposta contiene 12 punti, molti di principi abbastanza generali e, appunto per questo, facilmente condivisibili da tutti. Ma tre punti mi sembrano particolarmente degni di nota sulla questione in essere.

Il piano di pace cinese

Al punto 2: «Non si dovrebbe perseguire la sicurezza di un Paese a spese di altri. Non si dovrebbe ottenere la sicurezza di una regione rafforzando o espandendo i blocchi militari. I legittimi interessi e le preoccupazioni di tutti i Paesi in materia di sicurezza devono essere presi con seria considerazione e affrontati in modo adeguato. Tutte le parti dovrebbero opporsi a chi persegua la propria sicurezza a scapito di quella degli altri».

Per approfondire

La Nato, associazione di mutuo soccorso contro il pericolo comunista sovietico, avrebbe potuto (e forse dovuto) sciogliersi non appena quel pericolo s’era fugato. Invece ha pensato bene di sopravvivere; ma contro quale pericolo? Avrebbe potuto essere – e non senza ragione – il terrorismo, ma così non è stato. «I legittimi interessi e le preoccupazioni di tutti i Paesi in materia di sicurezza devono essere presi con seria considerazione», recita la proposta cinese. Purtroppo così non è stato nei confronti della Russia, che legittimamente si chiedeva «contro chi» si stessero piazzando le basi militari Nato in tutta l’Europa, fino ai confini della Russia. La narrazione che ognuno a casa propria possa far quel che vuole non regge neanche in un condominio.

Al punto 3: «Tutte le parti dovrebbero sostenere la Russia e l’Ucraina a lavorare nella stessa direzione e a riprendere al più presto il dialogo diretto». Fatemelo ripetere: «la Russia e l’Ucraina». Invece l’Occidente ha deciso di sostenere una sola delle parti, senza mai voler riflettere sulle ragioni dell’altra. E sì che aveva avuto 8 anni di tempo per farlo. Per esempio, chiedersi già nel 2014 come mai gli abitanti della Crimea e del Donbass volessero staccarsi dal governo centrale ucraino. Un governo nato nel 2014 dal rovesciamento di un altro che era stato legittimamente eletto nel 2010 con un successo elettorale riconosciuto anche dalle opposizioni.

Al punto 10. «È necessario fermare le sanzioni unilaterali. Sanzioni unilaterali e l’esercizio della massima pressione non possono risolvere i problemi, ma solo crearne di nuovi». Ecco, appunto.

Per approfondire

Quelle parole di Giorgia Meloni

Grande lungimiranza ebbe Giorgia Meloni il primo di ottobre 2014 quando, in un discorso alla Camera, pronunciò le seguenti sagge parole: «Se l’Unione Europea non si limitasse semplicemente ad eseguire gli ordini del meritatissimo premio Nobel per la Pace Barack Obama, l’Unione Europea saprebbe che non ha alcun senso oggi forzare l’ingresso dell’Ucraina nella Ue e nella Nato, portando inevitabilmente avanti una crisi con la Federazione russa nello stesso identico momento nel quale noi avremmo bisogno di arruolare la Federazione russa per combattere il dilagare del fondamentalismo islamico. Se l’Unione Europea avesse una politica estera, magari avrebbe promosso lo status di Paese neutrale per l’Ucraina, fuori dalla Nato e ponte tra la Ue e la Federazione russa. Ma questo non s’è fatto perché la Ue non ha una politica estera. Allora, molto semplicemente la nostra posizione è: l’Italia ritiri immediatamente il proprio sostegno alle sanzioni contro la Russia».

Governare non è certo facile e Meloni una doverosa comprensione la merita tutta. Auspichiamo solo che quelle parole di allora la ispirino per promuovere sé stessa tessitrice di una pace che diventa realistica solo se si soppesano le istanza di entrambi i contendenti, come i cinesi indicano al loro punto 3; e solo nella consapevolezza che porre sanzioni aggrava i problemi, come i cinesi indicano al loro punto 10 e la stessa Meloni suggeriva già 8 anni fa.

Franco Battaglia, 7 marzo 2023

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