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Un 25 aprile mai così retorico e ipocrita

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Il 25 aprile celebra un’idea grottesca, la lotta contro il nemico morto e sepolto da quasi cent’anni, l’Ur-fascismo opportunistico di Umberto Eco, ma quest’anno è più grottesca, affonda nel ridicolo. A celebrarla sono i gendarmi, gli irregimentati, i censori. Gli uomini d’ordine come il professor Marco Revelli, figlio di comandante partigiano, che ad un giornale dichiara senza imbarazzo: oggi Liberazione è obbedire. Siamo al comico, ma Revelli e quelli come lui non fanno che rinverdire la professione di comunismo: piegarsi, obbedire volentieri a un regime sentito come organico. Mai tanta voglia di bavaglio, di censura come oggi. Se il circolo dei virologi fa scattare la gogna per un dissidente, Giulio Tarro, non ascrivibile al partito unico degli scienziati in cerca di partito, ecco che il Foglio mette alla gogna quello che già è alla gogna, Tarro, intervistato da Giletti.

Se Feltri se ne esce con una battuta eccessiva, l’Ordine vorrebbe colpire anche chi ha osato ospitarlo e magari i parenti stretti, gli amici, i vicini di casa. Libertà kafkiana, di obbedire, di essere conformisti. Il giornale unico del Coronavirus si censura da solo, recepisce veline e mascherine dalla Cina e sulla pandemia omette, occulta quello che gli pare conveniente. Opinioni diverse sono non più sgradite ma maledette senza se e senza ma. Non è la ricorrenza a infastidire, ma come nel tempo è stata piegata, stravolta; è la retorica, soffocante, insopportabile, bolsa. E stupida. E terribilmente ipocrita.

Libertà di che? Di restare confinati in casa, senza futuro, senza speranza? “Credere obbedire combattere” non era uno slogan fascista? Sì, ma alla bisogna viene utile anche in altera pars, è lo slogan di tutti i regimi e di tutti i conformismi. I libertari, gli allergici alla sbirraglia, le sentinelle della libertà, tutte strette nel loro canto di obbedienza! Unica eccezione, i reduci dell’Anpi, associazione combattentista di stato, con prebende di stato. Quelli che decidono a insindacabile giudizio chi può celebrare e chi no, chi può parlare e chi no, perfino chi può pregare e come e quale Dio: i loro scherani legnano la brigata ebraica se si presenta, intimidiscono con metodi camorristici chi deflette dal pensiero unico, dalla vulgata unica della Resistenza.

Che bella libertà. Sui balconi, tutti tranne chi ha l’autocertificazione Anpi, sui balconi a cantare Bella Ciao senza potere uscire, volonterosi carnefici di loro stessi, drogati di frasi fatte, di slogan da ginnasiali rincitrulliti: “Ah, io se partigiano significa stare da una parte, io sto dalla parte della libertà non da quella dell’oppressione”, ma tu senti che coglionate tocca leggere, sentire anche oggi. Come se ci fosse chi ammette di stare serenamente dalla parte dell’oppressione, della dittatura.

E invece non lo ammettono ma le sentinelle e le Sardine proprio da quella parte stanno. “Ah, oggi c’è il sole e il corteo verrà una meraviglia”. Contenti voi, che ve lo guardate dalla vostra cella di clausura… Hanno anche studiato, questi naif sociali, sono stati liceali brillanti, alcuni sono diventati artisti, ballerini, come Valpreda, altri docenti: ma invecchiano male, come inebetiti. Bella Ciao contro che? Liberazione da che? Da un governo inetto che da due mesi ci tiene ammanettati per le palle semplicemente perché non sa che pesci pigliare? Da una burocrazia di potere che complica l’impossibile ma non rinuncia a farci pagare le tasse, le bollette, quanto a dire il costo di una pandemia di cui siamo incolpevoli? Dalla dittatura dei virologi influencer che ci vogliono reclusi senza limite? Dalla libertà obbligatoria di ringraziare la Cina che ci ha trasmesso un contagio misterioso, sul quale poi ha mentito senza ritegno? Dalle 15 task force con 500 esperti nullologi?

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