Si torna a parlare di crisi del gas (o mini-crisi, per ora), ma quello che ancora non si dice è che non si tratta di una crisi esterna. È una crisi auto-inflitta dalle scelte e dalle politiche dell’Unione europea.
Il prezzo medio dell’elettricità in Italia a gennaio si è attestato a 143 euro al Megawattora (l’altro ieri è arrivato a 163 euro), un aumento del 43 per cento in un anno dovuto a sua volta all’aumento del prezzo del gas, arrivato a 58 euro sul Ttf, ai massimi da due anni, il doppio di un anno fa, spinto dal dimezzamento degli stoccaggi europei (49 per cento, contro il 67 per cento di un anno fa).
Il mercato sta prezzando il rischio che in primavera e in estate non ci sia sufficiente gas in Europa per ripristinare a livelli adeguati le scorte per il prossimo inverno. Innanzitutto, questo ci dice che, guarda un po’, questo inverno è stato finora, mediamente, un po’ più freddino degli ultimi due. Ci dice che, ops, le rinnovabili, come l’eolico del Nord Europa, non sopperiscono ad un maggiore fabbisogno per il noto problema della loro intermittenza (poco vento, poca resa).
Come osserva Davide Tabarelli sul Sole 24 Ore, in questo momento il sistema elettrico europeo si regge sulle 56 centrali nucleari francesi che lavorano a pieno ritmo e stanno esportando abbondanti volumi verso Uk, Germania e Italia. Volendo, aggiunge, in caso di carenza di gas potremmo usare il carbone e annunciarlo oggi raffredderebbe il prezzo del gas. Ma sarebbe imbarazzante per la Commissione europea, quindi è da escludere.
Il costo dell’ETS
Ma a dare la misura di quanto le follie green incidano sul prezzo dell’energia è il sistema ETS, un obbligo di natura squisitamente politica che si potrebbe cancellare da un giorno all’altro, ovvero l’acquisto dei permessi di emissione di CO2, necessari per generare energia elettrica attraverso fonti fossili. Dei 160 euro al Megawattora del prezzo dell’elettricità in questi giorni, calcola Tabarelli, ben 40 euro (il 25 per cento) sono dovuti al costo dei permessi.
Ovviamente, non se ne parla, né di ricorrere al carbone, né di sospendere l’ETS, ma l’inevitabile conclusione è che la crisi è auto-inflitta. L’avevamo sostenuto più volte: il Green Deal non è compatibile con la necessaria rinuncia al gas russo.
Il problema non è Trump
Ieri, nel corso di un evento a Ravenna l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi ha chiarito che sul fronte dell’energia e dei suoi prezzi, “il problema dell’Europa non è certo Trump. I problemi dell’Europa sono insiti nell’Europa. Quando c’è una crisi è già troppo tardi: non si riesce a cambiare una parabola dell’Europa in cui, negli ultimi venti anni, sono state fatte scelte monodimensionali“. E monodimensionali è un termine fin troppo polite per descrivere le scelte Ue.