Parigi – I segnali ci sono tutti e sono estremamente inquietanti. Ed il fragile contesto politico, con un presidente che rema “contro il popolo” e che ha di fatto esautorato il Parlamento ma che non ha oramai nessuna credibilità politica né in Francia né all’estero, non fa che aggravare la situazione economica in cui si trova oggi il Paese, alle prese con una recessione che sembra non avere fine ed un contesto economico che si aggrava ulteriormente.
Dopo la caduta del governo di Michel Barnier, la Francia è entrata nel nuovo anno navigando a vista con un governo, quello di François Bayrou, sul quale pende la ghigliottina della censura – da parte del Partito Socialista che non ha apprezzato le sue esternazioni sull’immigrazione – e senza un vero e proprio bilancio, avvalendosi di una legge speciale che consente nondimeno allo stato di continuare a funzionare.
Nelle prossime settimane, i ministri dell’economia, Eric Lombard, e dei conti pubblici, Amélie de Montchalin, avranno il gravoso ed ingrato compito di guidare le discussioni per dotare la Francia di un bilancio. Riusciranno a sfuggire al fuoco incrociato degli schieramenti dell’opposizione?
Crescita debole
Intanto l’Institut national de la statistique et des études économiques (INSEE) e la Banque de France prevedono una crescita piuttosto “debole” e un aumento del tasso di disoccupazione nel 2025, in un contesto di instabilità politica e di dissesto delle finanze pubbliche senza precedenti.
Nel suo Economic Outlook di dicembre, l’INSEE prevede un inizio d’anno timido per l’economia francese, con una crescita del prodotto interno lordo (Pil) dello 0,2 per cento per trimestre nella prima metà del 2025. “I segnali che emergono dalle indagini sulle famiglie e sulle imprese dipingono un quadro cupo”, ha dichiarato Dorian Roucher, responsabile del dipartimento delle condizioni economiche, nel presentare le previsioni dell’INSEE.
Da parte sua, poco prima della censura del governo Barnier, la Banque de France ha calcolato una previsione che copre l’intero anno. Nel 2025, la crescita sarebbe dello 0,9 per cento, vale a dire 0,3 punti in meno rispetto alla sua precedente previsione pubblicata a settembre. E 0,2 punti in meno rispetto all’1,1 per cento registrato nel 2023 e nel 2024, anno caratterizzato dall’effetto dei Giochi Olimpici.
Deficit e debito
Questa revisione al ribasso è in parte dovuta all’“incertezza internazionale”. Intanto, Eurostat ha appena pubblicato le statistiche armonizzate sul deficit e sul debito pubblico dei Paesi dell’Eurozona. E, ancora una volta, è un disastro per l’economia francese. Per il terzo trimestre consecutivo, la Francia può vantare di avere il deficit pubblico più alto dell’Unione economica e monetaria (UEM).
I dati parlano chiaro: dopo aver raggiunto il 5,8 per cento nel primo trimestre del 2024, poi il 5,7 nel trimestre successivo, il rapporto deficit pubblico/Pil della Francia è balzato al 6,3 per cento nel terzo trimestre del 2024, il più alto dal secondo trimestre del 2021. Escludendo il periodo Covid, si tratta del livello più alto dal quarto trimestre del 2010. “La Francia è la lanterna rossa dell’economia mondiale!”, tuona l’economista Marc Touati dalle colonne del quotidiano economico francese Capital. E scrive:
La Francia si paga anche il lusso di essere il Paese dell’Eurozona il cui rapporto debito pubblico/Pil è aumentato di più dall’inizio del 2020, con un’impennata di 16 punti, al pari della Finlandia, il cui rapporto è solo dell’81,5 per cento rispetto al 113,8 per cento della Francia. Con un tale livello, la Francia è ancora al terzo posto nell’Eurozona, ma si sta avvicinando sempre di più ai primi due, Grecia e Italia, con rapporti rispettivamente del 158,2 per cento e del 136,3 per cento.
Il verdetto sulla Francia è per l’economista ancora più “sconcertante”, poiché con un debito pubblico di 3.303 miliardi di euro, la Francia si conferma il maggior fornitore di debito pubblico dell’Eurozona, con una quota del 25 per cento, rispetto al 22,4 per cento dell’Italia e al 20,2 per cento della Germania.
La doccia fredda dei dazi
Secondo Anne-Sophie Alsif, economista, la politica protezionistica di Donald Trump, che mira ad aumentare i dazi doganali, potrebbe avere “un impatto molto sfavorevole sulla zona euro”, in particolare sulla Germania e in misura minore sulla Francia.
Un rapporto del Centre d’études prospectives et d’informations internationales prevede che la Francia vedrà “le sue esportazioni diminuire dello 0,5 per cento e il suo Pil dello 0,1”. Un’altra doccia fredda per l’economia francese. Tutti questi dati sono “coerenti con quelli relativi ai fallimenti e ai piani di licenziamento”, sottolinea Nathalie Chusseau, economista dell’Università di Lille.
Disoccupazione in aumento
E non finisce qui: gli ultimi dati economici rivelano una situazione preoccupante anche sul fronte dell’occupazione. A dicembre, il numero di disoccupati è salito a 3,17 milioni. Ancora più allarmante è il fatto che nel quarto trimestre del 2024 si sia registrato un aumento del 3,9 per cento della disoccupazione, l’incremento maggiore dalla recessione del 2009, escludendo il periodo di Covid.
Considerando tutte le categorie, il numero di persone in cerca di lavoro è salito a 5,34 milioni. Insomma mentre Macron fa il suo teatrino politico accatastando governicchi su governicchi senza spina dorsale e senza consenso, la Francia sprofonda nel baratro.