Esteri

Cattive notizie per i Dem: donne e minoranze votano sempre più Repubblicano

Tirano un respiro di sollievo per la mancata “onda rossa”, ma il loro elettorato tipico (donne, giovani, minoranze) si butta sempre più a destra

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I Democratici possono anche festeggiare per aver smorzato (e fino a un certo punto) “l’onda rossa” repubblicana. Ma il loro futuro non è roseo. Perché è possibile fare questa previsione, anche senza avere la sfera di cristallo? Perché i numeri degli exit poll dimostrano come il loro elettorato tipico (donne, giovani, neri, minoranze) stia votando sempre più per i Repubblicani.

Secondo gli exit della Cnn, dunque una fonte non sospetta di simpatie destre, questa tendenza è ben evidente. Per evitare di comparare le mele con le pere, i confronti si fanno rispetto alle precedenti elezioni di metà mandato del 2018, dunque lo stesso tipo di tornata elettorale, non con le presidenziali del 2020.

Le donne

Le donne: votano ancora a maggioranza per il Partito democratico. Ma se nelle scorse elezioni di metà mandato questa era una maggioranza di 18 punti percentuali, ora è ridotta a 8.

Se dunque i progressisti speravano di ingraziarsi il voto femminile, alimentando la paura dei conservatori “che odiano le donne”, soprattutto dopo la sentenza Dobbs sull’aborto, hanno mancato l’obiettivo, addirittura perdendo consensi di 10 punti percentuali. Fra gli uomini, in compenso, la maggioranza vota sempre più per i Repubblicani, e il vantaggio si allarga, da +4 a +14 punti.

I giovani

I giovani: votano sempre per i Democratici, in maggioranza, ed è una maggioranza molto più consistente rispetto a quella delle donne: gli elettori dai 18 ai 29 anni – la GenZ – votano a sinistra con 28 punti di vantaggio, ma quattro anni fa erano 35 i punti di vantaggio.

Se dunque Biden sperava di comprare il voto degli studenti, cancellando loro il debito contratto per le rette dei college, il risultato è quello di aver perso il 7 per cento degli elettori in età di studi superiori.

Gli ispanici

Gli ispanici: potrebbero essere il futuro demografico degli Usa, soprattutto se si mantengono questi ritmi sostenuti di immigrazione. Ed è un futuro sempre più rosso (nel senso di repubblicano): i latinos uomini che votavano Partito democratico nel 2018 erano il 29 per cento in più rispetto a quelli che votavano per i Repubblicani, oggi sono appena l’8 per cento in più.

Un flusso enorme, pari al 21 per cento dell’elettorato maschile latino americano ha dunque cambiato bandiera, dall’asinello all’elefantino. E fra le donne la tendenza è analoga, anche se meno marcata: dal 47 per cento del 2018 al 33 odierno, così si è ridotto il margine a favore dei Democratici nell’elettorato ispanico femminile.

Smacco soprattutto per la vicepresidente Kamala Harris che deve tutto il suo successo alla propaganda della politica delle porte aperte all’immigrazione.

Gli afro-americani

I neri: la comunità afro-americana resta molto fedele al Partito democratico (quando vota), ma il trend avviato da Donald Trump continua anche in queste elezioni di metà mandato.

Se nel 2018, alle scorse elezioni midterm il vantaggio dei neri democratici rispetto a quelli repubblicani era di +76 punti percentuali fra gli uomini e +85 fra le donne (praticamente l’unanimità) oggi è di +65 punti fra gli uomini e +78 fra le donne.

Per il partito che ha cavalcato l’onda di Black Lives Matter e spiega ogni fenomeno deviante come un prodotto del “razzismo sistemico”, perdere l’11 punti del consenso fra gli elettori afroamericani maschi e il 7 fra le donne, è una pesante umiliazione, a voler ben vedere.

Città vs campagna

Resta la divisione fra campagne e città, ma sempre meno accentuata. L’elettorato sub-urbano vota a maggioranza per i Repubblicani (+6 per cento oggi, mentre nel 2018 era alla pari con l’elettorato democratico), quello rurale è sempre più di destra (+29 per cento oggi contro un +14 per cento del 2018) e quello urbano è un po’ meno progressista (+17 per cento per i Dem oggi, contro uno schiacciante +33 nel 2018).

Grado di istruzione

E analogamente, la differenza di voto è sempre meno accentuata fra chi ha il diploma superiore e chi non lo ha. Chi ha il diploma superiore tende sempre a votare per i Democratici (+3 per cento fra i bianchi e +38 fra le minoranze), ma molto meno rispetto a quattro anni fa (i dati del 2018 erano rispettivamente +55 e +8 per cento).

Campanello d’allarme per i progressisti

Questi numeri smentiscono i luoghi comuni secondo cui i Repubblicani “possono votarli solo i texani bianchi che vogliono sparare ai neri” (frase captata in metropolitana, a Milano, l’altro ieri).

La differenza fra etnie, sesso, età e ambiente sono sempre meno evidenti fra gli elettorati dei due partiti, perché sono i Repubblicani che guadagnano consensi pescandoli fra tutti i tipici bacini elettorali di sinistra.

E questo, per i progressisti americani, che ora tirano un respiro di sollievo, per non essere stati spazzati via, dovrebbe suonare come un campanello di allarme.

Le politiche di discriminazione positiva che hanno sempre adottato per favorire le minoranze e le categorie più deboli non stanno funzionando, forse proprio perché si fondano su un criterio di discriminazione positiva, di razzismo alla rovescia e non offrono reali opportunità di emancipazione.

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