Esteri

Crimini russi in Ucraina sistematici: atrocità come quelle jihadiste

Che differenza c’è tra una decapitazione dell’Isis e una della Wagner? Eppure molti dubitano. Non ci sono mostri per etnia, è l’ideologia che produce mostri

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Da una settimana a questa parte, pare che tutti siano diventati periti fotografici. Succede almeno ogni volta che viene diffuso in rete un filmato che documenta le atrocità commesse dai russi in Ucraina, o quando qualche militare russo decide di parlare in pubblico confessando di aver commesso quelle ed altre atrocità. A quel punto diventa “tutto falso” o quantomeno si cerca il pelo nell’uovo.

Come l’Isis

In questo caso, il video è quello di un prigioniero di guerra ucraino sgozzato fino alla decapitazione. La confessione è invece quella di Azamat Uldarov e Alexei Savichev, contractors della Wagner (la “legione straniera” russa) che, sul sito di dissidenti russi Gulagu.net hanno confessato di aver “ripulito interi palazzi” in Ucraina, ammazzando tutti quelli che erano dentro, donne e bambini inclusi.

Nel video della decapitazione, gli aguzzini si accaniscono e discutono fra loro su come ammazzare il prigioniero, mentre la vittima urla e implora. Di solito ci arrivava materiale simile, ai limiti dello snuff movie, sulle esecuzioni di Al Qaeda e dell’Isis. Adesso la Russia si mette sullo stesso piano.

I professionisti della difesa di civiltà lanciavano grida di sdegno e vendetta ad ogni video di decapitazione islamica che finiva sul web, adesso, quasi sempre gli stessi, preferiscono tacere o dubitare.

Gli altri crimini della Wagner

La confessione di Azamat Uldarov e Alexej Savichev rivela altri crimini della Wagner, nel settore di Bakhmut, dove si combatte da agosto una durissima battaglia di logoramento. Uldarov rivela di aver sparato alla testa di una “bambina di 5 o 6 anni”. Uldarov e Savichev dicono anche di aver ucciso 50 prigionieri di guerra feriti, facendoli esplodere in una fossa.

E di aver ricevuto l’ordine diretto di Prigozhin, il comandante e “padrone” della Wagner, di “fucilare in una volta sola, senza una parola, tutti coloro che hanno più di 15 anni”, a Soledar, appena occupata. Savichev dichiara di aver ucciso dalle 20 alle 24 persone, di cui dieci ragazzini di quindici anni. Perché i quindicenni, “difficilmente possono essere definiti civili”.

Isis e Wagner

Che differenza c’è fra un video di decapitazione in cui la fonte è l’Isis ed uno in cui è la Wagner (la “legione straniera” russa)? Che differenza c’è fra le confessioni dei jihadisti e quella di contractors che, per vari motivi, sfagiolano tutto a un sito di dissidenti? La fonte, appunto, fa reagire il pubblico in modo diversissimo. Se è l’Isis, allora è tutto autentico. Se è la Russia… beh, allora è complicato.

Se vedo un video di un leone che mangia una gazzella, sono convinto che sia vero (farebbe notizia la smentita, semmai) perché è la sua natura che viene ritratta. Se vedo un terrorista islamico che decapita un prigioniero, sono altrettanto convinto che sia vero, perché è il modus operandi di tante sigle jihadiste che purtroppo vediamo in azione da un ventennio a questa parte.

Ma se a fare la stessa cosa è un russo, siamo portati a non crederci. Molti di noi sono andati in vacanza a Mosca e a San Pietroburgo e sono pronti a giurare che siano brave persone, di cultura europea ed educati anche più di noi.

I crimini russi nel rapporto Onu

Eppure, dovremmo essere ormai abituati all’orrore prodotto anche dagli “insospettabili” russi. Il rapporto Onu prodotto da un’indagine sul campo rivela abusi sistematici sui prigionieri, esecuzioni sommarie anche di civili e violenze sessuali, oltre che bombardamenti indiscriminati, distruzione di fonti energetiche, devastazione di luoghi sacri e siti storici, come abbiamo già avuto modo di dire anche su queste colonne.

Quel che fa la differenza fra un regime criminale e violenze, estemporanee, di una soldataglia indisciplinata è il carattere sistematico o meno dei crimini. Il rapporto Onu rivela proprio che i crimini dei russi seguono uno schema e nulla è lasciato al caso. Nemmeno le torture sono frutto della fantasia di qualche militare sadico, ma seguono un “manuale”, si ripetono allo stesso modo.

L’ideologia, non l’etnia, produce mostri

Noi siamo portati a credere che l’ultra-violenza in guerra sia appannaggio di popoli lontani, in Medio Oriente, Asia orientale e Africa. Non sappiamo come si siano comportati i russi in Medio Oriente, in Siria, con i prigionieri di guerra e i disertori e non ci vogliamo nemmeno ricordare cosa fecero i russi in Cecenia.

Allora scatta un’altra difesa psicologica: “tutti” fanno così in guerra, anche gli americani, anche gli israeliani. No. Ci sono singoli che hanno commesso crimini e sono stati processati, appena scoperti. Manca, agli eserciti occidentali, quella sistematicità del crimine che è tipica dei regimi violenti.

Non ci entra in testa che non ci sono mostri per natura, o per etnia. È l’ideologia che produce mostri. Così come l’ideologia jihadista ha prodotto i mostri dell’Isis e di Al Qaeda, anche il putinismo, che è un concentrato di ideologia post-sovietica (uno Stato assoluto e imperialista senza neppure la maschera buona dell’internazionalismo proletario) ha prodotto i mostri della Wagner.

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