Esteri

Europa for dummies/3: perché il malcontento è a livelli di guardia

Lontani i più o meno buoni propositi dei “padri fondatori”, molte idee di Europa tutte diverse, nessuna realizzata. Il Leviatano però ha preso vita

Parlamento europeo (Euronews)

Uno dei problemi principali di questa Europa (intesa come istituzione internazionale) è la straordinaria confusione che sempre più regna a proposito dei compiti delle sue componenti e tra queste e le altre promanazioni transnazionali di cui vive.

Cambiano solo le etichette

Uno fra tutti, il Consiglio d’Europa, con sede a Strasburgo, che dal 1949 dovrebbe occuparsi di tutela dei diritti dell’uomo. Quanto tali diritti si possano estendere, oltre a quello primario dell’incolumità, a quelli di lavorare con il giusto profitto, di ricevere assistenza statale in caso di necessità e non vedersi privare dei propri diritti fondamentali è materia d’infinite dispute dottrinali ma, di fatto, il Consiglio d’Europa è pressoché sconosciuto alla maggioranza dei cittadini europei.

Tra la gente comune (quella che, votando, conferisce gli incarichi pubblici) vige molta confusione tra le troppe istituzioni europee, alcune delle quali cessate per incorporazione nella Commissione europea e altre rimaste attaccate al respiratore meccanico, quali la CEE (Comunità economica europea), la CECA (Comunità economica del carbone e dell’acciaio), addirittura dotata di una autonoma Corte di Giustizia, l’EURATOM (Comunità europea energia atomica), il SEAE (Servizio europeo per l’azione esterna) del quale, a parte i suoi rappresentanti e le loro famiglie, pochi conoscono l’esistenza.

Oddio, anche da noi stiamo bene quanto a enti inutili (tra i quali primeggia in assoluto il costosissimo Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) il quale, nonostante una mortificante inoperatività, mantiene sedi faraoniche e relativo abbondante personale che non si sa, di preciso, cosa faccia tutto il giorno fra quelle privilegiate mura.

Di fatto, il giochetto pare lo stesso: se si decide di risparmiare danaro pubblico abolendo un ente inutile o perlomeno inutilizzato, che si fa? Lo si fa confluire per fusione, magari cambiandone il nome, in altra struttura più grande, così si salvano capre e cavoli: le capre continuano a brucare come facevano fino a ieri ed i cavoli rimangono tristemente i nostri.

Con lo stesso sistema, che non esito a definire canzonatorio, apprendiamo che il Ministero della sanità si è fatto Ministero della salute, quello della pubblica istruzione è diventato (con definizioni intermedie altrettanto umoristiche dal punto di vista strettamente linguistico) il Ministero dell’istruzione e del merito, e quello dell’Agricoltura è ora Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste.

Si cambiano le etichette, ma tutto rimane invariato nella poca sostanza, in Italia come in Europa. Tutto sembra tristemente risolversi nell’aggiungere nuove scrivanie (e fossero solo quelle) a già sovraffollati baracconi di Stato. Come in un film comico (ma ci sarebbe da piangere) qualcosa da fare al funzionario lo troveremo, ci penseremo poi… ma adesso diamogli un ufficio all’onor del mondo perché ne va del prestigio dell’istituzione e del ministro. Mi si dimostri che, nella sostanza, non funziona così.

Parlamento e Commissione Ue

V’è poi da dire che, tra i milioni di elettori che si presentano, e a noi toccherò tra breve, alle consultazioni elettorali europee, sono davvero pochi quelli che hanno capito la differenza tra Parlamento europeo (per cui voteranno) e Commissione europea, quella che, alla fine della fiera, decide su tutto e che non viene affatto eletta da noi.

I più euroscettici, ai quali non si può sempre dare torto, sostengono persino che gli europarlamentari siano una specie di deputati di serie B, molti dei quali “parcheggiati” a Bruxelles per motivi di stretta convenienza di partito o per precisi calcoli di bacino elettorale locale. Lungi da me tanta cattiveria e malizia, pur ammettendo che maliziosi lo si diventa per forza osservando certi scempi, ma rimane lo scollamento tra il potere del fastoso Parlamento europeo, dove tutto immaginiamo svolgersi secondo i più stringenti principi di trasparenza e democrazia, e quello delle riservatissime stanze della Commissione europea.

Anche per i non addetti ai lavori, è del tutto evidente come la baronessa tedesca Ursula Von der Leyen (presidente della Commissione europea) detenga un potere immensamente superiore a quello della maltese Roberta Metsola (presidente del Parlamento europeo), per non parlare dell’italiano conte Paolo Gentiloni Silveri (commissario europeo per l’economia) di cui sembrano essersi perse le tracce, dopo un periodo di assoluta rilevanza politica finché fu a Roma.

Diverse idee di Europa

Di ciò che fu la primitiva idea di Europa, benché, come abbiamo visto, non fu certamente un sentimento ampiamente condiviso né ritenuto contingente, sembra essere rimasto poco, quale sia stata effettivamente l’impostazione ideologica dei suoi cantori. Possiamo parlare, con ragionevole certezza, di molte idee di Europa tutte diverse, nessuna delle quali si realizzò compiutamente perché, ancora una volta nella storia, allorché si sia dato vita ad una nuova creatura che dovrebbe pacificare e portare giustizia, si finisce per liberare il Leviatano dalle sue catene, sottomettendovisi. Non nascono così anche le dittature?

I “padri nobili” dell’Europa

Secondo l’opinione prevalente degli europeisti di sinistra, ancora oggi s’identificano come “padri nobili dell’Europa” esponenti politici quali il comunista Altiero Spinelli, che nel suo Manifesto di Ventotene espresse, per la verità, una visione assai divisiva di una nascente Europa, chiaramente illustrata in questo passo dello stesso Manifesto:

La linea di divisione fra i partiti progressisti e partiti reazionari cade perciò ormai, non lungo la linea formale della maggiore o minore democrazia, del maggiore o minore socialismo da istituire, ma lungo la sostanziale nuovissima linea che separa coloro che concepiscono, come campo centrale della lotta quello antico, cioè la conquista e le forme del potere politico nazionale, e che faranno, sia pure involontariamente il gioco delle forze reazionarie, lasciando che la lava incandescente delle passioni popolari torni a solidificarsi nel vecchio stampo e che risorgano le vecchie assurdità, e quelli che vedranno come compito centrale la creazione di un solido stato internazionale, che indirizzeranno verso questo scopo le forze popolari e, anche conquistato il potere nazionale, lo adopereranno in primissima linea come strumento per realizzare l’unità internazionale.

Se, per Spinelli, l’Europa avrebbe dovuto, in sostanza, assomigliare ideologicamente all’Urss, non possiamo non tenere in considerazione come uno dei veri fondatori dell’Unione europea, Alcide De Gasperi, si attestò su un principio più generico, che se non fosse stato espresso da un indiscusso statista sembrerebbe l’esternazione di una sorridente e ottimista Miss Italia:

Il futuro non verrà costruito con la forza, nemmeno con il desiderio di conquista ma attraverso la paziente applicazione del metodo democratico, lo spirito di consenso costruttivo e il rispetto della libertà.

Bene, bravo, bis, verrebbe da dire. Non da meno il pensiero del pragmatico cancelliere tedesco Konrad Adenauer:

Negli ultimi decenni e secoli, il carbone e l’acciaio hanno svolto un ruolo distruttivo nei conflitti tra i popoli europei, essendo stati utilizzati per fabbricare armi. Speriamo che il carbone e l’acciaio li uniscano nella riflessione e nell’azione comune.

Tanto i democristiani De Gasperi e Adenauer, entrambi di madrelingua tedesca, il che non è un dettaglio di poco conto, che il comunista Spinelli, a quanto pare, dimostrarono una bella dose di ottimismo, mentre addirittura di stampo prettamente cristiano (cosa che oggi sarebbe un demerito secondo la visione laicista dell’Europa prevalente) fu il pensiero di un altro fondatore europeo, il due volte presidente del Consiglio francese Jean-Baptiste Nicolas Robert Schuman, per il quale è persino in corso la causa di beatificazione, promossa da Papa Francesco.

Malcontento diffuso

Insomma, da un bel miscuglio di più o meno buoni propositi all’insegna della cooperazione internazionale e del massimo rispetto per la libertà degli Stati membri, tutte cose che sembrano venire meno oggi, sembra essersi insinuato un diffuso, se non prevalente scontento verso le istituzioni europee a dividere i cittadini del Vecchio Continente, che sempre più frequentemente solidarizzano con gli agricoltori in rivolta, persino quando bloccano le grandi arterie coi loro trattori o persino quando rovesciano tonnellate di letame contro le sedi delle rappresentanze europee.

Quali effetti avranno questi sempre più diffusi movimenti di protesta contro le norme europee (talvolta ingiuste e/o illogiche ma sempre controproducenti per l’economia nazionale) lo scopriremo presto, ma non saranno i soli agricoltori ad accendere una miccia che non si sa bene a cosa sia collegata. Come altre volte ci ha insegnato la storia, l’ordigno potrebbe essere composto da una serie complessa di sostanze infiammabili ed esplosive, tra le quali l’esiziale politica eurogreen impostaci, che si suppone avrà un ruolo determinante.

Come c’insegna l’indiscutibile teoria generale della combustione, perché si abbia un incendio, occorrono tre elementi fondamentali e tutti necessari: combustibile, comburente e temperatura d’ignizione. Se certissima è la temperatura di combustione, che sale sempre più con lo scontento, ed altrettanto sicura sembra essere la massa del combustibile in gioco, costituita dalla considerevole quantità di interessi nazionali discordanti, resta da stabilire se il comburente (ossia l’aria) necessaria ad alimentare l’incendio vi sia in quantità sufficiente.

Se l’aria fosse la nostra libertà, e non sembra avventato il paragone, considerando come ogni movimento di dissenso venga universalmente affrontato privandolo proprio dell’aria necessaria perché si propaghi, potrebbe bastare una scintilla sbagliata nel luogo e nel momento sbagliato a vanificare tanto ingenuo ottimismo dei padri fondatori dell’Europa.

Comunque sia, la partita del futuro dell’Unione europea si giocherà in buona parte fuori dei nostri confini continentali, ipotesi tutt’altro che improbabile, laddove le singole nazioni che la compongono dovessero rispettare precisi accordi militari, primissimo tra tutti quello del Patto Atlantico, per non trascurare l’importanza del rispetto d’importanti accordi commerciali internazionali (occhio alla Cina, in primis).

Livello critico

Nata con troppa, colpevole, approssimazione e poca lungimiranza, avvelenata da una moneta unica che ci ha tutti impoveriti, dominata da una Banca Centrale che fa ciò che vuole, aprendo e chiudendo a suo piacimento ed alle sue condizioni i rubinetti dei flussi monetari dai quali dipendiamo, quest’Europa non promette ormai più alcunché di buono e lo scontento salirà ancora, fino a raggiungere un limite critico che non conosciamo e non saremo preparati ad affrontare come la democrazia vorrebbe, ossia con l’intervento decisivo e rapido di chi abbiamo votato perché ci governi.

Troppe pastoie, troppa irragionevole burocrazia e troppe leggi europee palesemente inutili, ridicole e dannose alimentano il sopraddetto Leviatano. Mentre in Europa si misura il diametro delle zucchine o il raggio di curvatura delle banane, e si stabilisce se un contadino possa o meno coltivare il proprio fondo, il resto del mondo va avanti, con o senza la sempre più irrilevante Europa, nella quale, purtroppo, viviamo noi.

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