Esteri

Toghe blu contro Trump: danno fuoco alla democrazia pur di farlo fuori

Anche negli Usa la via giudiziaria per far fuori il nemico politico. Ecco perché la decisione dei giudici del Colorado calpesta stato di diritto e democrazia

Trump Iowa

“Questo Paese è una polveriera e questa Corte le sta semplicemente lanciando dei fiammiferi… Alle persone che dicono di voler proteggere la democrazia, questa è senza dubbio la pronuncia più antidemocratica che abbia mai visto”. Così il giurista Jonathan Turley ha commentato a Fox News la sentenza della Corte Suprema del Colorado, che ritenendo Donald Trump ineleggibile alla carica di presidente degli Stati Uniti secondo la Sezione 3 del 14° emendamento della Costituzione, di conseguenza ritiene illegittimo ammettere la sua candidatura alle primarie repubblicane nello stato.

Sentenza sospesa

Trump fuori dalla corsa per la Casa Bianca sarebbe uno scenario esplosivo, ma improbabile per la strada tracciata dalla Corte di Denver. Bisogna subito premettere che la stessa Corte ha sospeso la sua ordinanza fino al 4 gennaio 2024 (termine per la presentazione ufficiale delle candidature), in attesa di un eventuale appello alla Corte Suprema federale, che i legali dell’ex presidente hanno già annunciato. Non solo: se il ricorso sarà presentato entro quella data, l’ordinanza resterà sospesa anche dopo e la candidatura di Trump alle primarie dovrà essere ammessa, in attesa della pronuncia dei giudici supremi di Washington.

Vero, il Colorado è solo uno dei 50 stati Usa, e non tra i più decisivi (in palio solo 37 dei 2.467 delegati repubblicani), quindi Trump potrebbe ancora correre negli altri stati, ma se i giudici della SCOTUS dovessero concordare con quelli del Colorado nel ritenerlo ineleggibile, gli altri stati dovrebbero adeguarsi e a quel punto sarebbe fuori dalla corsa a livello nazionale. Molto improbabile che accada, perché alla Corte Suprema c’è una solida maggioranza conservatrice (6 a 3), con ben tre giudici nominati da Trump, ma soprattutto per l’infondatezza dell’impianto giuridico dell’ordinanza.

Una norma dell’800

La norma usata dai supremi giudici del Colorado – tutti di nomina Dem e nonostante questo in tre si sono opposti – per escludere Trump è stata scritta dopo la Guerra Civile per impedire agli ex membri degli Stati Confederati di prestare servizio al Congresso. Nel dicembre del 1865, Alexander Stephens, ex vicepresidente della Confederazione, stava per prestare lo stesso giuramento che aveva prestato poco prima di unirsi alla causa degli stati secessionisti.

Fu così che il Congresso corse ai ripari, ratificando nel 1868 una “clausola interdittiva” che rendeva ineleggibile chi, “avendo precedentemente prestato giuramento, in qualità di membro del Congresso, o di funzionario degli Stati Uniti, o di membro di qualsiasi legislatura statale, o di funzionario esecutivo o giudiziario di qualsiasi Stato, di sostenere la Costituzione degli Stati Uniti”, avesse “preso parte ad un’insurrezione o ribellione contro gli stessi, o dato aiuto o conforto ai loro nemici”. Tra l’altro, Trump non ha prestato giuramento in qualità di funzionario o membro del Congresso, le cariche menzionate nella clausola, ma in qualità di presidente.

Guerra Civile e 6 Gennaio

Non sorprende che questa norma non sia mai stata applicata e che istanze simili presentate in vari stati, da gruppi di estrema sinistra sostenuti da Soros, siano state respinte anche da giudici democratici e con nessuna affinità con Trump. Dovrebbe essere evidente a chiunque la sostanziale differenza tra la Guerra Civile e il 6 gennaio 2021. Sarebbe assurdo equiparare i discorsi di Trump agli atti dei leader politici e militari degli Stati Confederati durante i quattro anni di guerra civile.

Il 6 Gennaio è stato molte cose, ma non una insurrezione, tanto meno una secessione. A dirlo non siamo noi, ma i processi conclusi e in corso. Non solo Trump non è stato mai condannato per insurrezione o sedizione. Persino il procuratore speciale Jack Smith, che lo ha incriminato per diversi capi di imputazione (ma non legati agli eventi di quel giorno), si è ben guardato dall’accusarlo di insurrezione o incitamento. E va ricordato che nessuno dei partecipanti materiali all’assalto al Campidoglio è stato condannato o accusato di insurrezione dal Dipartimento di Giustizia.

Il giusto processo

In uno dei pareri di minoranza, il giudice Carlos Samour osserva che “anche se siamo convinti che un candidato abbia commesso atti orribili in passato – oserei dire, coinvolto in un’insurrezione – deve esserci un giusto processo prima di poterlo escludere da una carica pubblica”. L’abc dello stato di diritto.

Dunque, su quali basi i giudici del Colorado hanno desunto il coinvolgimento di Trump nella presunta “insurrezione” del 6 Gennaio? Questo il terreno ancor più scivoloso: lo hanno desunto dai suoi discorsi, il che pone non solo il free speech, ma l’intera democrazia americana su un piano estremamente inclinato, di fatto aprendo ad una guerra civile strisciante, dove qualunque corte potrebbe far fuori i candidati sgraditi, come avverrebbe in Iran o in Venezuela, per aver contestato l’esito di un’elezione – come a partire dalle presidenziali del 2000 i Democratici fanno regolarmente ogni volta che perdono.

L’impatto politico

Quale sarà l’impatto politico di questa ordinanza sulla campagna di Trump e sulla corsa alla Casa Bianca? Come ha osservato alla Cnn il sondaggista Frank Luntz, “lo stesso impatto delle sue 91 incriminazioni”, ovvero accrescere ulteriormente il suo consenso e galvanizzare la sua base, essendo così sfacciato il movente politico di queste accuse. “Più viene processato, più viene condannato, più i suoi numeri aumentano. Direi ai giudici, come ho detto al Dipartimento di Giustizia, che in realtà state rendendo più probabile che Trump venga eletto il prossimo novembre, grazie al modo in cui state perseguendo questo obiettivo”.

I primi a rendersene conto sono i rivali repubblicani dell’ex presidente. Persino Chris Christie: “gli elettori, non i giudici, dovrebbero impedire a Trump di diventare presidente”. Gli Stati Uniti hanno “imposto sanzioni ad altri Paesi per aver fatto esattamente ciò che ha fatto la Corte Suprema del Colorado”, ha osservato il senatore Marco Rubio.

La pronuncia dei giudici del Colorado ne è la conferma: Trump è vittima di una persecuzione, di un uso politico della giustizia da parte dei suoi avversari. È vero che può rivelarsi un boomerang nel breve termine, ma come abbiamo già osservato per le precedenti incriminazioni, il disegno è costringerlo a correre appesantito dal maggior numero possibile di guai giudiziari e udienze nell’ultima fase delle presidenziali, quando a esprimersi saranno tutti gli elettori, non solo i repubblicani, e la prospettiva di un presidente azzoppato fin dall’inizio potrebbe danneggiarlo.

Anche se, come probabile, la pronuncia del Colorado verrà ribaltata dalla Corte Suprema, molti americani continueranno a vederla, non a torto, come un disperato tentativo dei Democratici di far fuori Trump dalla corsa e, ancor più grave, togliere loro il diritto di voto. Che una Corte Suprema statale si sia inventata un fantasioso teorema giuridico per impedire ad un candidato di presentarsi alle elezioni resterà un precedente inquietante.

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