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In Europa le diffidenze dovranno sparire. Parla l’ambasciatore Pontecorvo

Intervista all’ambasciatore Stefano Pontecorvo: l’intenzione di Giorgia Meloni di perseguire gli interessi nazionali non mette a rischio alcuna alleanza

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Il suo nome viene fatto in questi giorni come possibile ministro degli esteri del nuovo governo Meloni: si tratta di Stefano Pontecorvo, già ambasciatore italiano in Pakistan e Senior Civilian Representative della Nato in Afghanistan, autore di “L’ultimo aereo da Kabul. Cronaca di una missione impossibile” (Piemme). Lo abbiamo incontrato alla convention di Nazione Futura e gli abbiamo rivolto qualche domande sulle sfide che attendono il nuovo Esecutivo.

Interessi nazionali e alleanze

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Che tipo di cooperazione si attende da parte del nuovo governo italiano con gli alleati americani e l’Unione europea?

STEFANO PONTECORVO: Penso che la probabile nuova premier italiana, Giorgia Meloni, sia stata molto chiara in merito alla posizione da assumere con gli alleati: l’ancoraggio geopolitico della nazione rimane lo stesso, ci sarà impegno per favorire cooperazione ed armonia nelle relazioni diplomatiche, al fine del perseguimento degli obiettivi comuni.

L’intenzione della Meloni di perseguire gli interessi nazionali italiani non mette a rischio alcun tipo di alleanza geopolitica.

Le diffidenze dovranno sparire

TADF: L’arrivo di una profonda crisi energetica, ed economica, non rischia di portare ad uno sfarinamento della compattezza europea? Il governo riuscirà a far fronte alle nostre esigenze e operare efficacemente, nonostante la diffidenza di alcune cancellerie europee?

SP: Potranno esserci delle problematiche iniziali e momentanee, che sono convinto saranno successivamente superate, perché l’Unione europea dovrà comprendere che si trova dinanzi ad un governo eletto democraticamente, che può giovarsi di un consenso popolare netto.

Pertanto, le diffidenze dovranno sparire, dinanzi e grazie alla buona volontà del governo italiano di superare alcuni modus operandi politici del passato, che hanno provocato delle contrapposizioni dovute ad alcune abitudini negative di gestione di fondi e spesa pubblica.

Il ritiro da Kabul e i calcoli sbagliati di Putin

TADF: Ritiene che il drammatico ritiro della Nato dall’Afghanistan del 2021 abbia incoraggiato i leader delle autocrazie a compiere azioni aggressive in ambito geopolitico? Mi riferisco ovviamente all’aggressione della Russia ai danni dell’Ucraina e alle provocazioni di Pechino verso Taiwan.

SP: Per quanto riguarda il dossier taiwanese, ho dubbi in merito alla possibilità che ci siano degli sconvolgimenti all’orizzonte. Tuttavia, credo ci sia un legame indiretto tra il drammatico ritiro da Kabul e i calcoli di Vladimir Putin.

È probabile che il presidente russo abbia provato a sfruttare il nostro momento di debolezza, facendo però delle valutazioni sbagliate ed avventate, come dimostra la risposta unitaria della Nato e il fallimento dell’operazione russa.

L’importanza di una Nato compatta

TADF: La compattezza ritrovata della Nato può rappresentare il vero punto di forza dell’Occidente nella contrapposizione alle autocrazie?

SP: Certamente. Non penso ci sia stato fino ad oggi uno sgretolamento del fronte delle democrazie, al massimo una divisione tra gli Stati dettata dai singoli interessi, che ha portato ogni Paese a prendere delle decisioni talvolta differenti.

Tuttavia, ritengo l’unità sia fondamentale, ragion per cui è fondamentale lavorare ad un sempre maggiore compattamento della Nato e degli Stati democratici, in vista delle nuove importanti sfide globali.

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