Politica

Siamo tutti cosa? Un popolo che si appassiona a cause di cui non sa nulla

Imbarazzante confusione tra aggressori e aggrediti, tra nazioni civili e gruppi terroristici. Si rifugia nella “complessità” chi la complessità non vuole studiarla

manifestazione palestina Hamas

Qualche anno fa eravamo tutti americani (settembre 2001), poi siamo diventati tutti Charlie Hebdo (gennaio 2015) ed oggi siamo, a scelta, tutti israeliani o tutti palestinesi. In realtà, sono tutte balle. Noi non stiamo con alcuno se non per pochi giorni e salvo precipitosamente cancellare simboli diventati scomodi dai nostri profili social.

Un popolo empatico

Si direbbe che quello italiano sia un popolo straordinariamente empatico e, con buona probabilità, ciò risponde al vero, almeno se non si voglia attribuire al termine “empatia” un significato troppo rigoroso e non si vada a vedere con chi lo siamo. Comunque la si voglia raccontare, cadiamo nel medesimo tranello emotivo da anni.

Estremamente sensibili agli slogan ed ai titoloni a caratteri cubitali di una poco coraggiosa stampa che sembra tuttavia impartirci le istruzioni quotidiane, ci appassioniamo alle grandi cause, basta che siano teoriche ed assolutamente generiche, mentre le questioni più specifiche e documentate, quelle che descrivono i lati controversi e talvolta inspiegabili dei fatti del mondo sembrano provocare alzate di spalle infastidite proprio per la loro specificità e la certezza degli eventi.

Il rifugio della complessità

In una sorta di curioso cortocircuito mentale, proprio coloro che, messi in difficoltà da una domanda-tranello del loro interlocutore, cercano rifugio negli immancabili “la situazione è complessa” e “bisogna distinguere caso per caso”, sono gli stessi a non aver alcun desiderio di studiarle, quelle complessità, oppure di esaminare quel caso specifico. Come già detto molte volte, pare che si tema maggiormente di non saper rispondere, piuttosto che di dire una colossale sciocchezza.

Del tutto incuranti della saggezza popolare che, da millenni, consiglia di tacere, piuttosto che fare figure barbine, se ascoltiamo il parere popolare sulla gravissima crisi mediorientale di questi giorni, tanto per citare l’ultimo serio rischio di una nuova guerra mondiale, dovremmo dedurne che siano tutti a perfetta conoscenza dell’intricata vicenda sociale e politica della Terrasanta e dei suoi vicini di casa degli ultimi cinquant’anni. Bravissimi.

Da dove tanta sicumera?

Non si potrebbe nemmeno immaginare che da gente che non ha ancora ben chiaro se Cristo fosse ebreo o arabo, ignorando dove e cosa fosse la Palestina di due mila anni orsono, ora si riscontri una conoscenza tanto approfondita e appassionata delle vicende di quelle terre tribolate, da potersi schierare con risolutezza, guarda caso, dalla parte ove stanno i soliti “giusti” e “bene informati”.

Si noti bene: a quasi nessuno cale minimamente del diritto internazionale umanitario e fin qui ci possiamo anche stare. Anche per chi lo ha studiato in modo serio, non è propriamente una materia da niente e la riprova è data dalle innumerevoli controversie dottrinali tutt’oggi ricorrenti nelle competenti Corti internazionali. Messe da parte le questioni di diritto dei conflitti armati, del quale sappiamo pochino, cosa potrebbe giustificare tanta sicumera?

Questioni storiche, forse? Quelle che non conosciamo del tutto, noi poveri chiacchieroni da bar che non distinguiamo tra Hamas, Hezbollah e OLP e confondiamo l’Iran con l’Iraq, pretendendo di sapere la storia di quei popoli senza averla mai studiata?

Questioni etiche, allora? L’etica e la morale che ritornano ogni anno con il Giorno della Memoria, a suscitare il sacrosanto sdegno per la Shoah? Nemmeno questo, direi, almeno a giudicare dalla imbarazzante confusione tra aggressori ed aggrediti, tra nazioni civili e organizzazioni terroristiche che hanno in statuto la cancellazione fisica di quel popolo che tanto ci commuove ogni anno.

Che siano scelte di equidistanza tra le parti? In questo caso, ne deriverebbe, per logica, l’indicazione di una terza posizione, altrimenti è un poco decoroso voyeurismo dell’orrore, e gli equidistanti mi perdonino ma, al loro posto, me ne vergognerei.

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