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Contrordine compagni! Draghi e Macron ci ripensano: “Pronti a ripartire” con AstraZeneca. Ma la frittata è fatta

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I “Competenti” come dilettanti allo sbaraglio

È andata proprio come vi avevamo raccontato ieri: una decisione politica e una decisione a cui i governi di Francia e Italia si sono visti costretti dopo aver appreso dell’intenzione di Berlino di sospendere AstraZeneca senza aspettare le conclusioni dell’Ema sui casi sospetti: non si sarebbero potuti permettere politicamente di mostrare alle proprie opinioni pubbliche una minore cautela rispetto a quella dei tedeschi e così sono andati a rimorchio di Berlino. Già lunedì sera, fonti governative francesi ammettevano che Parigi era stata “colta di sorpresa” dalla decisione tedesca e che non poteva rischiare di trovarsi isolata.

Ad ulteriore dimostrazione, ieri è arrivato il passo indietro congiunto di Francia e Italia. Con una telefonata nel tardo pomeriggio, i cui contenuti sono stati resi pubblici, il premier italiano Draghi e il presidente francese Macron hanno di fatto rotto l’asse dei quattro Paesi anti-AstraZeneca che si era formato solo la sera precedente e preso le distanze dalla posizione tedesca.

Fonti di Palazzo Chigi hanno fatto sapere che i due presidenti, in uno scambio di vedute sulla decisione presa il giorno prima, si sono trovati concordi nel ritenere “incoraggianti” le dichiarazioni preliminari dell’Ema (che in realtà non ha aggiunto alcunché alle osservazioni già note da giorni) e, soprattutto, si sono detti “pronti”, in caso di conclusione positiva dell’indagine Ema, “a far ripartire speditamente la somministrazione del vaccino AstraZeneca“. Dunque, Draghi e Macron hanno anticipato di 48 ore l’annuncio di ripresa delle vaccinazioni AstraZeneca che invece per Berlino è tutt’altro che scontata, anche in caso di luce verde dall’Ema. Quel “siamo pronti a ripartire”, un solo giorno dopo lo stop e a due dalla valutazione finale dell’Ema, suona come una retromarcia.

Evidentemente il sì di Ema viene dato per scontato e questo non fa che aumentare le recriminazioni per una decisione presa troppo alla leggera. Pressati dallo sconcerto delle rispettive autorità sanitarie, Draghi e Macron devono essersi resi conto molto presto del passo falso, del danno inferto alla campagna vaccinale, e dell’immagine di sudditanza verso Berlino che hanno mostrato. Valeva la pena accodarsi alla decisione tedesca, sospendere AstraZeneca gettando nell’incertezza l’intera campagna vaccinale, per poi tornare sui propri passi solo 24 ore dopo? Per quanto riguarda noi italiani, il tutto senza che Draghi si sia degnato di darci la minima spiegazione. In questo frangente due dei capi di governo ritenuti tra i più “competenti” si sono mossi come dilettanti allo sbaraglio.

Ma cosa ha detto ieri l’Ema? Sebbene la conclusione dell’indagine sia attesa per giovedì, ha ribadito quanto aveva già osservato nei giorni scorsi: non ci sono indicazioni di correlazione tra la somministrazione delle dosi e i casi di morte. L’incidenza degli eventi tromboembolici nei vaccinati con AstraZeneca (30 su 5 milioni) non è più alta che nella popolazione generale e numeri simili sono stati riportati anche con Pfizer e Moderna e anche al di fuori dell’Unione europea. Il rapporto rischi-benefici del vaccino AstraZeneca resta positivo.

Nel frattempo, la struttura del commissario straordinario Figliuolo ha stimato l’impatto della sospensione di AstraZeneca: durata stimabile in 4 giorni (fino al pronunciamento dell’Ema giovedì) e 200 mila dosi in meno somministrate, un ritardo che si ritiene riassorbibile in circa due settimane. Ma siamo proprio sicuri che sia così facile? Che si possa semplicemente ripartire, come riaccendere un interruttore, come se nulla fosse accaduto?

Come spiegavamo ieri, la frittata è fatta: non si può pensare che dopo questo stop-and-go, dopo questi giorni di sospetti alimentati dagli stessi governi, il vaccino AstraZeneca riscuota la fiducia di prima. Non sarà così facile rassicurare i cittadini, soprattutto se il premier Draghi continuerà ad opporre il suo muro di silenzio.

Il danno reale inferto alla campagna vaccinale dipenderà da quanti dei prenotati di questi giorni non si presenteranno al nuovo appuntamento e da quanti nei prossimi mesi lo rifiuteranno. Sondaggi in questo senso sono già allarmanti. Il che porrà un nuovo dilemma: che fare con questi cittadini?

C’è poi un rischio concreto che la sfiducia alimentata in questi giorni non resti circoscritta ad AstraZeneca, ma che si estenda in una certa misura anche agli altri vaccini. L’approfondimento sui dati di AstraZeneca infatti ha inevitabilmente acceso i riflettori sugli altri, facendo emergere che una quantità del tutto paragonabile di eventi gravi, anche fatali, tromboembolici è stata riportata anche con Pfizer e Moderna (anche qui senza che sia dimostrata alcuna correlazione causa-effetto). Valeva la pena sospendere, invece di aspettare per qualche giorno il parere dell’Ema che avrebbe risolto la situazione?

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