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Ecco come gli errori di Biden su Nord Stream 2 hanno incoraggiato Putin a invadere

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Sotto il Mar Baltico corrono due grandi gasdotti che collegano la Russia alla Germania. Il primo è Nord Stream 1, iniziato il 9 aprile 2010 ed inaugurato l’8 novembre 2011. Si ricordano le trionfali parole di Merkel: Ue e Russia sarebbero rimaste legate in partnership energetica, per decenni.

Il 26 febbraio 2014, Mosca annesse la Crimea. Il successivo 19 giugno, venne annunciato che Nord Stream sarebbe stato raddoppiato, con un progetto già bello pronto battezzato Nord Stream 2. Da quel dì, Berlino e Bruxelles fecero tutto ciò che era in proprio potere perché fosse autorizzato e completato. Il colpo sarebbe riuscito, se non fosse intervenuto Trump, con una celebre intemerata al vertice Nato (“Germany is totally controlled by Russia”), molta pressione diplomatica, infine alcune sanzioni.

Ma il 20 gennaio 2021 venne Biden e, quattro giorni dopo, la Russia riprese la posa del gasdotto. Evidentemente avvertita che il nuovo segretario di Stato Blinken avrebbe accettato un compromesso con la Germania, poi effettivamente sancito da Biden e Merkel, il 15 luglio 2021 alla Casa Bianca: esso declassava il gasdotto a questione economica e ne consentiva il completamento, ottenendo in cambio certe garanzie relative alla gestione in regime di concorrenza e che vedremo un’altra volta. Così, la Russia proseguì i lavori, sino a portarli a termine, il 10 settembre 2021.

Da quel dì, cominciarono ad addensarsi nubi nere sull’Ucraina e Berlino fece rallentare la pratica di autorizzazione, sino a sospenderla il 22 febbraio 2022 (ne scrisse Federico Punzi su Atlantico Quotidiano, qui e qui). Come d’altronde prevede il compromesso del 2021, il quale non impegna affatto Berlino a fermare il gasdotto, nemmeno in caso di invasione dell’Ucraina … fatto salvo il caso generale e quasi impossibile che la Ue ponga sanzioni sull’importazione di gas russo. Sicché, Nord Stream 2 è un caso di morte apparente: il gasdotto esiste, lo si può far partire in ogni momento.

Tutto ciò, aveva incontrato la forte opposizione di Polonia e Ucraina. Già al tempo dell’accordo Biden-Merkel, il 21 luglio 2021, i rispettivi ministri degli esteri Rau e Kuleba si erano espressi con una dichiarazione congiunta: affermavano che la decisione di Biden “ha creato una minaccia politica, militare ed energetica per l’Ucraina”. Il 5 marzo 2022 Zelensky fece il seguente discorso, a porte chiuse, al Senato degli Stati Uniti e a 80 membri della Camera dei Rappresentanti: “se aveste iniziato le sanzioni mesi fa, non ci sarebbe stata la guerra”. E pare abbia specificato: sanzioni su Nord Stream 2. L’accusa è grave e merita una piccola discussione.

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Il 7 dicembre 2021 alla Commissione Affari esteri del Senato Usa, tale dichiarazione venne ripresa da Ted Cruz: la guerra in Ucraina “era del tutto prevenibile. Questo disastro è la diretta conseguenza delle decisioni politiche prese da Joe Biden. Una decisione in particolare ha causato questo disastro ed è stata la decisione di buttare via” le sanzioni su Nord Stream 2. E perché? Putin nel 2014 ha invaso la Crimea ma non è andato fino a Kiev perché, “a causa delle infrastrutture energetiche ucraine, non poteva rischiare di danneggiare o distruggere la capacità di trasportare il gas russo in Europa”. E, infatti, “Nord Stream 2 è stato lanciato poco dopo l’invasione della Crimea perché, se Putin dispone di un mezzo alternativo per portare il gas in Europa, allora egli può inviare i carri armati a Kiev senza temere di danneggiare” l’export di gas.

Rispondeva Victoria Nuland, potentissima vice segretario al Dipartimento di Stato per gli Affari europei ed eurasiatici Usa (che già conosciamo): “se non avessimo il rapporto che abbiamo ora con il governo tedesco, non saremmo in grado di costruire il pacchetto di sanzioni su cui stiamo lavorando”. Ma, al tempo di questa audizione, Blinken era convinto che il Nord Stream 2 fosse non “una leva della Russia contro l’Europa”, bensì “una leva che l’Europa può usare contro la Russia”, come l’amministrazione ripeté poi continuamente: prima dell’inizio della guerra (7 dicembre 2021, 5 gennaio 2022, 8 febbraio) e, poi, ben oltre il giorno in cui venne smentita dai fatti (23 febbraio, 10 marzo).

Continuava Nuland, asserendo che il problema era più ampio: “Putin prenderà le sue decisioni riguardo all’Ucraina indipendentemente da ciò che accadrà al Nord Stream 2”. Concetto ribadito dal presidente della Commissione, il Dem Bob Mendez: “Putin agisce oggi, perché vuole ricostituire la Russia che conosceva, quella che dice costantemente dovrebbe essere ricostituita, ed è tutto il suo obiettivo, indipendentemente da ciò che accade con il Nord Stream o meno”.

Nel merito del gas, Nuland aggiungeva, “credo che aspiri ad avere il controllo dell’Ucraina”, nel senso spiegato da Mendez: “ora, i nostri colleghi hanno suggerito che Putin si fermò in Crimea, perché non voleva rovinare l’infrastruttura energetica ucraina. Ma non è vero che … avrebbe potuto marciare in avanti e avrebbe effettivamente controllato l’infrastruttura energetica ucraina?”. Cioè, visto che si prenderà i gasdotti vecchi su terra, che gli importerà più del gasdotto nuovo per mare? Perciò, per Mendez, che “Nord Stream 2 sia the be-all and end-all … l’Alfa e l’Omega, il motivo per cui Putin agisce oggi … non lo credo manco per un secondo”.

Su quest’ultimo argomento, secondo round l’8 marzo 2022. Di nuovo Ted Cruz: “nel 2019 ho scritto le sanzioni. Di conseguenza, Putin è stato scoraggiato dall’invadere l’Ucraina. Quando Biden è diventato presidente, è arrivato e ha rinunciato … A quel tempo, l’Ucraina ci ha detto: se lo fa, la Russia invaderà l’Ucraina. A quel tempo, la Polonia ci ha detto: se lo fa, la Russia invaderà l’Ucraina … Vorrei che quelle previsioni si fossero rivelate sbagliate”. Di nuovo, Victoria Nuland, veniva aiutata da Mendez: “se Putin dovesse conquistare l’Ucraina, Nord Stream 2 sarebbe insignificante per lui. Perché potrebbe controllare tutti quei gasdotti … Credere che Nord Stream 2 sia il motivo per cui Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina è una forzatura, per non dire altro”.

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Ci scuserà la Nuland, ma le sue osservazioni paiono ben poco convincenti. Quanto all’idea che tener chiuso il gasdotto completato fosse “una leva contro la Russia”, beh … si è visto.

Quanto alle finalità dell’invasione, il punto non è sapere perché Putin abbia invaso. Ma se Nord Stream 2 gli abbia facilitato il compito, o meno.

Quanto al potentissimo Bob Mendez, il punto non è se Nord Stream 2 sarebbe, o meno, ancora utile a Putin dopo che avrà eventualmente conquistato l’Ucraina. Il punto è se avrebbe iniziato tale conquista, senza Nord Stream 2. Perché esso è fermo, in attesa di certificazione non funziona, ma esiste, lo si può far partire in ogni momento. C’è.

E, a nostro umile parere, esso ha indebolito fortemente la reazione dell’Ucraina all’invasione, per due motivi. (1) Primo, in quanto Kiev sa che, dovesse fermare il gas russo in transito, allora Mosca risponderebbe facile forzando Berlino a concedere una autorizzazione temporanea o simili. (2) Secondo, in quanto ciò che vale per Kiev vale pure per Minsk (pure lì passa un grande gasdotto che va verso la Germania, come rammentava Julia Latynina) e il supporto bielorusso è stato decisivo nel condurre le operazioni russe verso Kiev.

Anzi, la guerra potrebbe essere considerata pure come una conseguenza del completamento del gasdotto. Così Robert Kaplan avvisava che il blocco del gasdotto “sposta i negoziati su un nuovo livello … avanzare con i piani per invadere Kiev, visto che il Nord Stream è chiuso”. E pure Trump, dopo aver ripetuto tutto il male possibile del gasdotto, accusava Biden di aver incoraggiato, con le sue tattiche negoziali, Putin a invadere l’Ucraina.

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Insomma, a considerare il gasdotto una questione economica Biden aveva torto, a considerarlo una questione militare Zelensky e Kuleba e la Polonia avevano ragione: Nord Stream 2 ha reso possibile l’invasione dell’Ucraina. Sin qui, il passato. Per l’avvenire, tutto ciò resterà vero se Putin non sarà riuscito a ridurre l’intera Ucraina a protettorato. È bene tenerlo a mente.

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