Esteri

Usa-Ue, le difficoltà della guida franco-tedesca e un’opportunità per l’Italia

L’involuzione psicanalitica dell’Occidente e l’Europa grande malato. Parigi e Berlino devono capire che solo chi fa squadra può giocare la partita globale

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Il viaggio del presidente francese Emmanuel Macron e della presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen in Cina della scorsa settimana ha plasticamente certificato una difficoltà tutta europea dell’asse franco-tedesco a giocare le partite diplomatiche a livello globale.

L’attacco nemmeno troppo velato di Macron al ruolo degli Stati Uniti, poi rettificato con varie dichiarazioni dallo stesso presidente francese, o l’enorme tavolo con il quale si è svolto l’incontro con Xi Jinping, non hanno solo politicamente indebolito gli interlocutori che si sono fatti il viaggio verso la Cina per ricevere solo qualche rassicurazione, ma sono la plastica fotografia di un’Europa a trazione franco-tedesca non più protagonista della scena globale.

L’involuzione dell’Occidente

È chiaro che la guerra russo-ucraina è il detonatore di una serie di rimescolamenti e riposizionamenti a livello geopolitico dopo anni di indiscusso globalismo economico che ha determinato nuovi scenari e nuovi protagonisti.

Negli ultimi vent’anni la Cina è stato il motore di sviluppo economico mondiale con un Occidente in piena delocalizzazione ma fino a pochissimo tempo fa, con il chiaro predominio politico e geopolitico nei vari continenti.

Ora la Cina, con la sua élite dominante, non punta solo al primato economico ma anche geopolitico, attirando sotto la sua sfera d’influenza la Russia ma anche Paesi mediorientali, africani e del Sud America.

L’Occidente sembra caduto in una involuzione psicanalitica. La volontà di recidere con il proprio passato, ridefinendo nuovi parametri di società, famiglia, religione, e finanche superando il concetto di proprietà privata, mina l’esistenza stessa dell’Occidente inteso come comunità di destino delle democrazie liberali e lo rendono inattivo in un contesto dove i regimi non democratici sembrano molto più abili a definire strategie e obiettivi e nel loro perseguimento.

Europa grande malato

L’Europa poi sembra il grande malato d’Occidente, non solo perché gravata da problemi demografici sottovalutati per anni, ma anche perché le stesse élite sembrano aver abdicato a qualsiasi ruolo di gestione dei processi di crescita.

Si è preferito elaborare sistemi volti alla riduzione della domanda, ad esempio dalle politiche di austerity al salto nel buio di un’economia totalmente green senza considerare che il tutto dovrebbe essere bilanciato anche con processi armonizzati con gli altri continenti. È chiaro che la presa di coscienza delle élite orientali sarà sempre più decisa e volta anche a influenzare il dibattito economico e politico occidentale, riorientandolo a proprio uso e consumo.

Ruolo dell’Italia

In questo difficile scenario, l’Italia può giocare un ruolo da protagonista per contribuire a invertire il trend di un’Occidente in crisi d’identità. Molti sono i fattori ed i punti di forza che la nostra Repubblica può mettere in campo.

L’Italia per la sua posizione geografica e strategica sarà il punto di riferimento per i Paesi del Nord Africa, un sempre maggiore impegno in Libia aiuterebbe a ridimensionare il peso geopolitico di Paesi come Russia e la stessa Turchia (che in questa fase sembra molto attenta a non scontentare nessuno).

Nostri punti di forza sono le piccole e medie imprese che sono economia reale, fatte nonostante le difficoltà di uomini, donne e imprese reali e non virtuali come in altre economie, meno esposte a bolle e speculazioni della finanza.

Altro punto di forza è la “special relationship” con gli Stati Uniti, che deve essere sempre più rafforzata soprattutto nel momento storico difficile, dove abbiamo un’America molto divisa politicamente al suo stesso interno. Una rafforzata cooperazione sul modello dei “five eyes”, dove l’Italia può dare un contributo fondamentale sia in termini di competenze e capacità tecnologiche, può essere molto importante.

Come sempre nella storia, nel bene (e qualche volta nel male) l’Italia può essere laboratorio geopolitico e protagonista di un’Occidente rafforzato, forte della sua storia e della sua identità che può competere anche nel nuovo scenario multipolare.

Se la Francia e la Germania invece continueranno a voler essere gli unici a dare le carte nel continente, rischieranno di rimanere isolati in un contesto dove solo chi fa squadra può dominare la competizione globale.

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