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L’Italia è la colonia che ama. Via Fazio il messaggio del presidente Macron agli italiani

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Più che un’intervista, un messaggio alla nazione da parte del nostro nuovo presidente. Questa l’impressione soprattutto nella parte finale dell’intervista, quando Fabio Fazio ha chiesto a Emmanuel Macron di rivolgere un appello diretto al popolo italiano. “Gettiamo il cuore oltre gli ostacoli”, ha detto nella nostra lingua, quasi fosse un messaggio alle colonie d’oltremare, un’affettuosa carezza.

Il presidente francese si conferma un politico molto abile e sottile nella retorica, seducente, anche se è sembrato un po’ troppo mellifluo e quindi poco autentico. Visibilmente costruito fin nei minimi particolari l’appello finale, ma molto ben preparati anche i suoi interminabili monologhi in risposta agli assist di Fazio.

Si può discutere a lungo sulle domande, troppo confortevoli, poste all’inquilino dell’Eliseo. Nessuno è così ingenuo da pensare che si possa ottenere un’intervista dal presidente della Repubblica francese pensando di tendergli un agguato. Ma di certo, Fazio si è comportato più da intrattenitore, qual è, che da giornalista, evitando accuratamente le questioni di attualità più spinose tra i governi di Roma e Parigi e garantendo a Macron un’intervista in totale comfort zone. C’è da sperare che il suo compenso basti a coprire le spese mediche necessarie a curare la tremenda cervicale che gli sarà venuta per tutte le volte che ha annuito durante le lunghe risposte del presidente.

In mezzo a tanta retorica, vale la pena soffermarsi su tre o quattro passaggi politicamente più significativi che si possono isolare. Primo, l’Europa è essenzialmente un fatto tra Francia e Germania. Avanza, se c’è concordia tra Parigi e Berlino. Entra in crisi, se c’è un malinteso, se il motore franco-tedesco si inceppa. Se poi c’è un conflitto tra i due Paesi, allora “il peggio diventa possibile”. Quindi, spiega Macron, “la mia prima responsabilità è che ci sia un massimo di concordia con i tedeschi” e “quando Francia e Germania avanzano insieme è per far andare avanti più velocemente l’Europa”. Poi viene il resto del convoglio. E l’Italia? Non ha motivo di essere gelosa, fondamentale anche l’intesa con Roma, le siamo grati per l’Antichità e il Rinascimento, ma si tratta di legami diversi, è la storia a insegnarcelo. All’Italia dice di essere legato per l’arte, il teatro, la letteratura. I Fori, i paesaggi toscani, Napoli la città che gli è cara, Eduardo De Filippo. Insomma, si è almeno sforzato di rivisitare con eleganza lo stereotipo “sole, pizza e mandolino”. Un museo a cielo aperto, questo il ruolo che ci hanno assegnato Parigi e Berlino. E onestamente, come dar loro torto? Come Paese ci siamo fatti da parte economicamente e politicamente con le nostre stesse mani, pur di abbattere i nostri avversari interni.

Secondo, la conferma di una posizione di equidistanza tra Washington e Pechino come prova di maturità e forza dell’Europa. In questo contesto mondiale dominato da Stati Uniti e Cina, spiega Macron, “dobbiamo costruire un’Europa più unita, più sovrana, più forte”. Dove “forte vuol dire sovrana sul piano della sua difesa, sul piano politico…”, che sa “proteggere i suoi cittadini” e che sia “uno spazio credibile per parlare sia agli americani che ai cinesi”. Un’idea velleitaria e pericolosa, perché danneggia i nostri rapporti con gli Stati Uniti, indebolendo il legame transatlantico, mentre la prospettiva di una Ue “sovrana nella sua difesa” è quanto meno molto lontana, ammesso che ci sia mai il consenso politico per spostare dal welfare alla spesa militare diversi punti percentuali di Pil.

L’apparizione in Rai, in prima serata, aveva evidentemente lo scopo di suggellare la pace con l’Italia dopo la crisi delle relazioni che ha portato al richiamo dell’ambasciatore francese. Una pace, beninteso, con il popolo italiano, non con il suo governo. Gli unici politici italiani citati da Macron nel corso dell’intervista sono stati due presidenti della Repubblica: quello attuale, Sergio Mattarella, che sarà suo ospite il prossimo 2 maggio, proprio alla vigilia delle elezioni europee, per parlare di Europa ai giovani in occasione dei 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci, e il suo predecessore, Giorgio Napolitano, definito addirittura “erede vivente del sogno europeo”. L’aver voluto ostentare che il suo partner, il suo interlocutore in Italia è il presidente della Repubblica è un siluro chirurgicamente mirato al governo gialloverde. Se il nome della carica – presidente della Repubblica – li pone sullo stesso piano istituzionale, il presidente Macron non può però ignorare che nel nostro sistema è il governo il titolare dell’indirizzo politico e della politica estera.

Ma il momento clou è stato l’appello diretto ai cittadini italiani. Come hanno notato anche i media d’oltralpe, l’occasione è stata abilmente sfruttata dal presidente francese (grazie alle sue sponde italiane) per lanciare, proprio dall’Italia, la sua campagna elettorale per il Parlamento europeo contro i “sovranisti”, anticipando di qualche ora un suo intervento sui giornali di tutto il continente, in 24 lingue, in cui fa appello direttamente agli elettori europei, scavalcando governi e forze politiche, perché sostengano quello che chiama “rinascimento” del progetto Ue, parola ricorrente l’altra sera da Fazio.

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