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Macron vuole il suo esercito europeo, tagliando in due la Nato. Ma per ora è un generale senza truppe

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In attesa di scoprire quale sarà lo scenario che scaturirà dalle elezioni europee di questa settimana, Emmanuel Macron muove le sue pedine nel risiko militare. Il presidente francese ha infatti dichiarato che le aziende degli stati membri della Nato, ma esterni all’Unione europea, non dovrebbero più presentare le loro proposte per contratti con le nazioni che aderiscono alla Cooperazione strutturata permanente, il progetto avanzato all’interno della Ue in materia di difesa militare che punta alla costituzione di un esercito comunitario.

Le parole di Macron hanno provocato dure reazioni nella Nato, con voci contrarie giunte sia dagli Stati Uniti che da alcuni Paesi europei che non concordano con la posizione dell’Eliseo, sostenuta invece dalla Spagna. Le continue rassicurazioni di Bruxelles che un esercito europeo non metterebbe in discussione il ruolo dell’Alleanza atlantica non bastano di fronte alle repliche degli ambienti diplomatici americani. La settimana scorsa dagli Usa è arrivata una lettera direttamente a Federica Mogherini, in qualità di Alto rappresentante dell’Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, nella quale si fa esplicitamente riferimento a restrizioni che avrebbero i tratti di una “pillola velenosa” che “danneggerebbe la costruttiva relazione Nato – Ue stabilita assieme”.

PESCO, acronimo di Permanent Structured Cooperation, è stata avviata due anni fa, dopo essere stata prevista già dal Trattato di Lisbona del 2009. Ne fanno parte 25 degli attuali 28 stati dell’Unione europea: non hanno aderito infatti Danimarca, Malta e soprattutto Regno Unito, che non ha ratificato la sua partecipazione anche in vista di Brexit. Altro snodo scottante dal quale Macron vuole consolidare gli interessi francesi.

Fermamente contrario a eventuali lunghe proroghe concesse a Londra per prepararsi ad abbandonare il blocco europeo, Macron non ha mai nascosto il desiderio di poter attrarre a Parigi il flusso di investimenti diretti verso la City e di riuscire a fare delle università transalpine una nuova piattaforma di ricerca sottraendo forze e numeri agli atenei d’Oltremanica una volta fuori dal contesto Ue. L’ennesimo fronte aperto è chiaramente quello militare. PESCO ha in cantiere studi e progetti sulle tecnologie per droni e una nuova nave dragamine. L’assenza di concorrenti britannici e americani concederebbe maggiori opportunità all’industria militare transalpina.

D’altra parte, non è la prima volta che Macron accelera, almeno a parole, sulla spinosa questione della difesa militare comunitaria. Lo scorso novembre era uscito allo scoperto con l’intenzione di creare “un vero esercito europeo” per proteggere l’Unione non solo da Est (Russia e Cina), ma anche dagli stessi Stati Uniti, di cui la Francia è alleata all’interno della Nato – per quanto la storia insegni come Parigi abbia sempre coltivato una relazione particolare e su misura con l’alleanza tra le due sponde dell’Atlantico. Nel budget europeo sono previsti 13 miliardi di euro da impiegare nell’arco di sette anni per il fondo di difesa, fortemente sostenuto da Francia e Germania.

La strategia del presidente francese porta però con sé rischi concreti. Il primo, il più evidente, è che la costituzione di una forza armata comune europea vada a sostituirsi alla stessa Nato – o almeno a creare due entità parallele e non comunicanti. Il secondo è che marginalizzi il ruolo di Paesi esterni all’Ue, compromettendo i rapporti non solo con gli Stati Uniti e il Regno Unito, ma anche con Canada, Norvegia e partner globali quali Giappone, Corea del Sud e Australia. Ce n’è infine un terzo: al momento può contare solo sul sostegno della Spagna nella sua politica di esclusione, perché da altri angoli dell’Ue sono giunte voci contrarie, mentre la Germania non si è sbilanciata: d’altronde, a ottobre il governo tedesco ha rinsaldato i rapporti con quello britannico proprio in tema di collaborazione militare siglando il Joint Vision Statement per incrementare la cooperazione anche dopo Brexit. Ed è difficile fare i generali quando mancano la truppe.

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