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L’altro 2023: la realtà parallela dei giornali nei titoli più assurdi dell’anno

Repubblica, Stampa, Fatto Quotidiano, l’Unità: ecco un breve e non esaustivo campionario dei titoli invecchiati peggio del 2023

Repubblica Covid

In questi giorni di fine anno, impazzano in tv e sui giornali le foto-storie che vorrebbero riassumere i fatti salienti del moribondo (aggettivo non scelto a caso) Duemilaventitre. Anche noi non vogliamo essere da meno e quindi eccovi una sintesi di notizie in prima pagina che abbiamo potuto leggere sui principali quotidiani. A voi i commenti: ci limitiamo a farvene una scanzonata (ma non troppo) esposizione cronologica.

Gennaio

Il 7 gennaio, Domenico Quirico su La Stampa: “Non c’è tregua nella quarta guerra mondiale”. Per la serie: portiamoci avanti col lavoro…

Febbraio

Il 27 febbraio, Stefano Cappellini, su la Repubblica, salutava la nomina a segretario del Pd di Elly Schlein con queste parole entusiastiche: “Saremo il partito dei diritti e un problema per la Meloni”. Ed ancora: “Si apre una nuova fase della politica italiana”. Roba forte. Il sol dell’avvenire sembra, finalmente, sorgere ancora!

Marzo

Il 18 marzo, Giulio Cavalli, su La notizia, la spara grossa: “Bordate della Meloni ai poveri e ai lavoratori al comizio gentilmente offerto da Landini”. Sullo stesso numero, l’articolo del direttore, Gaetano Pedullà, che vaticina: “L’ascensore della Meloni va solo giù”. Si prefigura un crollo verticale della Presidente del Consiglio e della sua maggioranza. Fini analisti politici.

Aprile

Il 22 aprile, su Il Fatto Quotidiano, il colpo di genio, destinato a fermare, finalmente, il conflitto russo-ucraino: “Da oggi si firma il referendum contro l’escalation in Ucraina”, da un’idea del sempreverde Moni Ovadia che, inspiegabilmente nessuno aveva avuto prima di lui. È stranoto che le guerre si fermano a colpi di referendum, oltre tutto indetti da altri Paesi.

Maggio

Il 30 maggio, Piero Sansonetti, direttore de L’Unità ci va giù pesante: “Mamma mia che botta! Solo Vicenza si salva dalla destra”. Ma… ma… ma scusate: parliamo della stessa sinistra che risorgeva gioiosamente sotto la guida Schlein? E la Meloni ormai scesa al piano terra? Qui qualcosa non funziona…

Giugno

Il 30 giugno, la signorilità de il Manifesto si conferma come leggendaria, titolando, a proposito della morte di Silvio Berlusconi: “Asceso in campo. Lutto nazionale per Silvio Berlusconi, già santificato. Ha cantato sulle navi, costruito palazzi ed imperi mediatici, stravolto la politica della destra e anche della sinistra. Ha maneggiato miliardi, cenato elegante, quasi presieduto la Repubblica”. Niente da dire: un pezzo di gran classe e un’analisi storica e politica di primissimo piano.

Luglio

Il 30 luglio, il sempre equilibrato Manifesto, a proposito della riforma del reddito di cittadinanza e della conseguente revoca di molti assegni precedentemente concessi a pioggia: “Parlano gli affamati via SMS dal Governo. Divanista? Vivo in 28 mq. Manco ce l’ho il divano”. Un campione statistico estremamente attendibile. A loro l’Istat fa un baffo.

Agosto

Un eccitato Rodano, in prima pagina sul Fatto Quotidiano del 14 agosto, sentenzia: “Salario, primo autogol di Meloni. Boom di firme per le opposizioni. La petizione online Pd, M5S, Azione uniti: sito in tilt per eccesso di adesioni”. Ahia… il governo Meloni è spacciato! La sinistra è compatta e coesa! Illusione, dolce chimera, diceva la vecchia canzone.

Settembre

Il 9 settembre, su la Repubblica, torna un tema carissimo alla sinistra: l’allarmismo. In prima pagina, un titolo a quattro colonne, a firma Amato, Bocci, Desi e Zaniti, riporta gli italiani al terrore dell’epidemia da Covid, che i più credevano fortemente ridimensionata: “Autunno Covid. L’allarme per il virus. I timori dell’OMS, in una settimana, nel nostro Paese, +44% di contagi e quasi cento morti”.

Evidentemente, spaventare la gente su dati del tutto provvisori e/o discutibili (la famosa questione di “morti per Covid”, oppure “morti con il Covid”, non si è mai chiarita) fa vendere qualche copia in più a giornali in evidente crisi di lettori.

Ottobre

Il giorno 11 ottobre, a soli quattro giorni dall’indicibile massacro di Hamas sugli inermi ebrei dei kibbutz, apprendiamo da L’Unità, con un articolo a tutta pagina, di chi è la colpa: “Altolà Onu a Netanyahu. Israele denuncia atrocità sui bambini”.

Quindi, se l’Onu ferma Israele (cosa mai avvenuta, peraltro) la colpa del massacro (che darà inizio alla sanguinosa guerra tuttora in corso) è, stando al titolo, di Israele e le atrocità dei terroristi di Hamas (anche) sui bambini non sono un’evidenza accertata dalla stampa di mezzo mondo, ma soltanto una “denuncia di Israele” e, quindi, di parte. Complimenti.

Ma il quotidiano diretto da Sansonetti si rende insuperabile con la doppietta in prima pagina il 18 ottobre: “Il governo vara le nuove leggi razziali: sono come quelle del ’38” e “Israele rade al suolo un ospedale: centinaia di morti”, con tanto di foto fake.

Novembre

Il 22 novembre ci pensa La Stampa, con l’apertura a quattro colonne di Alessandra Ghisleri, a dirci la verità sui femminicidi: “Un italiano su quattro ignora i femminicidi. Per il 28% degli uomini non sono un problema e tre quarti dei giovani credono che la gelosia sia amore”. A parte il fatto che sulla bontà di certi sondaggi si potrebbe discutere parecchio, messa così, dire che per circa un terzo della popolazione maschile italiana, l’uccisione di una donna “non è un problema” è una bestialità che nessun sondaggio potrebbe dimostrare nemmeno nel regno animale.

Ma andiamo! Se così fosse davvero, le donne sarebbero costrette a richiudersi in casa, salvo rischiare che un terzo dei componenti maschi della loro famiglia sia pronto ad ammazzarle “senza problemi”. Continuare a fare confusione tra maschi in quanto tali, delinquenti, balordi e gente fuori di testa non aiuterà a ridurre i casi.

Dicembre

Come titolone di apertura, La Stampa del 7 dicembre si dà alle minacce: “Salario minimo: il governo pagherà”. Con questo titolo, che riassumerebbe il pensiero di Giuseppe Conte, a capo di un non propriamente determinante partito dal 15 per cento (in sensibile calo negli ultimi mesi). In lite aperta con altre componenti del centrosinistra, per La Stampa Conte è meritevole al punto di farsene portavoce con tanta veemenza. Se lo dice Giuseppi sarà senz’altro così…

Bene, amici, siamo arrivati alla fine di questo disgraziato 2023. Che Dio ce la mandi buona e tanti Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo a tutti voi.

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