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Day by Day: il centenario della nascita di Bruno Zevi e guerra e pace a Torino

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Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della nascita di Bruno Zevi, giovedì e venerdì a Roma si terranno, nell’aula magna della Facoltà di Architettura della Sapienza, due giornate di studio dedicate a Bruno Zevi e la didattica dell’architettura. Le giornate saranno introdotte dalla tavola rotonda “L’insegnamento di Zevi: riflessi contemporanei”, con l’obiettivo di analizzare criticamente i contenuti e l’originalità del suo insegnamento in relazione alle trasformazioni e all’evoluzione che la didattica dell’architettura ha subito nei quarant’anni trascorsi dalle sue dimissioni dall’Università. Sono previste cinque sessioni coordinate da una chairperson e introdotte dalla relazione di un keynote: esse accoglieranno una serie di interventi o su invito o selezionati dal comitato scientifico sulla base di una call for papers internazionale. Nel complesso, si tratta di 22 contributi che indagheranno i contenuti e le tecniche di comunicazione utilizzate da Zevi durante i suoi trent’anni di insegnamento universitario. Le giornate ripercorreranno i significati, l’origine e la struttura del programma di studi perseguito da Zevi, analizzando i momenti chiave del suo insegnamento nello Iuav (l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia) e nella Facoltà di Architettura della Sapienza, analizzandone le attività di storico, critico, architetto, urbanista e uomo politico. In occasione del convegno, negli spazi antistanti l’aula magna, sarà allestita la mostra “Saper vedere lo spazio”, a cura di Federica Morgia e Gianpaola Spirito, che propone una sintetica riflessione sui materiali iconografici composti da Zevi per le sue pubblicazioni, saranno proiettati due video: il primo, “Le tesi di laurea” di Bruno Zevi, a cura di Luca Porqueddu, raccoglie alcune delle tesi di laurea seguite da Zevi negli anni di insegnamento a Roma; il secondo, “Zevi e la narrazione dell’architettura”, a cura di Francesca Romana Castelli, è un video di repertorio, concesso da Rai Teche, che evidenzia come la voce e la presenza fisica di Zevi facessero di lui un abile comunicatore che aveva intuito come la divulgazione dell’architettura dovesse passare attraverso i media. A conclusione del convegno si terrà il concerto, a cura di Maria Clara Ghia e con la direzione artistica di Emanuele de Raymondi, La musica guida, sempre!, per il pianoforte di Maria Elisabetta Benvenuti e la voce soprano di Gaia Mattiuzzi. In programma una serie di brani tratti dai riferimenti musicali che Zevi ha utilizzato nei suoi libri, con pezzi di Béla Bartok, Luciano Berio, John Cage, Maurice Ravel, Arnold Schoenberg, Karlheinz Stockhausen, ed Edgard Varèse.

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A Torino, con la mostra “Dalla Guerra alla Pace 1918 – 2018”, allestita Palazzo Lascaris, e aperta fino al 14 dicembre, si parla di pace e di guerra attraverso le opere d’arte che hanno attraversato il secolo breve, per ricordare l’anniversario numero cento della fine della prima guerra mondiale. Curata da Cinzia Tesio e Rino Tacchella, l’esposizione racconta, attraverso 46 opere pittoriche e di scultura di grandi artisti di fama internazionale, come Giacomo Balla, Mario Sironi, Renato Guttuso, Pablo Picasso, Emilio Vedova, Giorgio De Chirico e Mimmo Paladino, esattamente un secolo di vita italiana, dalla fine della prima guerra mondiale ad oggi. “Il Consiglio regionale del Piemonte ha intrapreso da tempo un percorso legato alla pace promuovendo diverse iniziative”, afferma il presidente del Consiglio regionale Nino Boeti: “In questa mostra gli artisti si sono confrontati direttamente con il tema della pace, perché figli loro stessi di un secolo che l’ha vista infinite volte soffocata e uccisa Attraverso le loro opere hanno denunciato le violenze, hanno sostenuto il desiderio di pace dei singoli e dell’umanità intera, ma soprattutto hanno ammonito tutti noi perché non si ripetano i tragici errori del passato”. “Dalla Guerra alla Pace 1918 – 2018”, promossa dal Consiglio regionale con l’associazione Culturando Insieme di Cherasco, è stata allestita grazie alla collaborazione dei numerosi collezionisti privati che hanno concesso l’esposizione pubblica delle loro opere.

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Il Castello di San Giorgio del Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova ospita fino al 31 marzo del prossimo anno la mostra “Pietre colorate molto vaghe e belle. Arte senza tempo dal Museo dell’Opificio delle Pietre Dure”, una preziosa raccolta di opere realizzate con la particolare tecnica artistica detta ‘commesso’ che consente di creare, sulla base di un modello pittorico, immagini ottenute dal paziente assemblaggio di piccole sezioni di pietre colorate: porfidi, diaspri, agate, lapislazzuli che, accuratamente selezionati, tagliati e accostati, appaiono come una vera e propria ‘pittura di pietra’. L’esposizione, a cura di Sandra Rossi, Peter Assmann e Anna Patera, con la collaborazione scientifica di Riccardo Gennaioli, è arricchita da una sezione interamente dedicata alle antiche tecniche di lavorazione e ai pregiati materiali utilizzati, che offre al visitatore la possibilità di cogliere in pieno la perizia tecnica che sta alla base di queste preziose e raffinate realizzazioni destinate a una committenza regale. Con l’occasione, ecco alcuni preziosi fogli che fanno parte del cospicuo patrimonio grafico della Manifattura, conservato nel Gabinetto Disegni e Stampe del Museo dell’Opificio, una raccolta di oltre tremila pezzi, in gran parte inediti, che testimoniano l’attività delle Botteghe Granducali nel corso dei secoli, documentando i diversi passaggi creativi ed esecutivi della produzione artistica. All’interno del percorso di visita si ammira il dipinto di Giuseppe Zocchi, l’Allegoria della Terra (1750), e la sua preziosa trasposizione in pietra attualmente conservata al complesso della Hofburg a Vienna, realizzata dalla Manifattura Granducale nel 1752 su commissione dell’imperatore Francesco Stefano di Lorena, per abbellire la sua residenza viennese con una intera pinacoteca in pietra dura, “senza tempo”. Accanto a queste viene esposta, per la prima volta al pubblico, la trasposizione moderna dell’Allegoria della Terra in commesso in pietre dure, realizzata dal Laboratorio del Settore Mosaico e commesso in pietre dure dell’Opificio con lo scopo di ripercorrere dal punto di vista pratico il procedimento creativo e cogliere i segreti più reconditi dell’antica tecnica esecutiva. Tale realizzazione costituisce una pregevole eccezione nell’ambito dell’attività istituzionale dell’Opificio delle Pietre Dure che dopo
l’Unità d’Italia si è progressivamente trasformato da Manifattura di corte a Istituto specializzato nel restauro delle opere d’arte, sede di una Scuola di Alta Formazione e di Studio che prepara i futuri restauratori di beni culturali. Conoscere la tecnica significa infatti essere in grado di comprendere il modus operandi degli artisti e saper restaurare con la massima perizia e consapevolezza i capolavori del passato. Un filo ininterrotto nei secoli lega la storia antica con l’attuale Istituto in un logico e naturale trasferimento di competenze. La mostra fa parte delle iniziative organizzate per l’Anno europeo del Patrimonio Culturale 2018 ed è frutto della collaborazione tra il Complesso Museale Palazzo Ducale di Mantova e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.

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Galleria Bottegantica di Milano dedica fino al 2 dicembre una retrospettiva a Giacomo Balla (1871-1958), uno dei più importanti e originali esponenti del Futurismo, a sessant’anni dalla scomparsa. La mostra “Giacomo Balla – Ricostruzione futurista dell’universo” segna la nascita di Modern/Lab, il format con cui Bottegantica rende omaggio alle principali personalità artistiche del XX secolo. La rassegna, curata da Fabio Benzi, tra i maggiori esperti di Futurismo e in particolar modo di Balla, di cui è autore di numerosi testi critici e monografie, approfondisce il periodo futurista dell’artista torinese, ma romano d’adozione, ponendo particolare attenzione alla sua attività nei settori delle arti applicate e dell’arredamento, dove opera con grande abilità e invenzione al punto da anticipare molti aspetti del moderno design. Il percorso espositivo presenta trenta opere di Balla e si apre con la sezione che propone alcuni lavori progettuali e una selezione di dipinti, realizzati tra il 1912 e il 1930, tra cui spiccano il Ritratto di Laura Marcucci a un anno, Sala da pranzo, Compenetrazione foglie + cielo + luce, il bozzetto di Sorge l’idea, e si completa con quella dedicata alle arti applicate. Qui s’incontrano complementi di arredo, come paraventi, disegni per opere di design, come piatti, tappeti, cuscini, creati dopo la pubblicazione del Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo del 1915. Uno dei tanti meriti di Balla è stato quello di aver liberato e rinnovato il concetto di avanguardia, allargandolo oltre il confine dell’opera pittorica o scultorea, giungendo alla fine a creare un linguaggio radicalmente originale e innovativo. Tra i futuristi solo lui infatti è riuscito, per primo, a creare compiutamente questa saldatura pensando di espandere il concetto estetico dal quadro al vestito, all’arredamento, al design, al teatro, al cinema, all’architettura, in un’idea di “arte totale”. Dopo la sua adesione al Futurismo nel 1910, Giacomo Balla attraversa un periodo di lunga e introversa sperimentazione dei nuovi stilemi e contenuti avanguardisti. Dopo alcune prove che lo vedono avvicinarsi alternatamente alla cronofotografia e alla fotodinamica di Bragaglia, nell’intento di rappresentare il movimento e il dinamismo, egli giunge finalmente nel 1913 ad una matura ed originalissima versione del Futurismo, con l’elaborazione dei cicli delle Compenetrazioni iridescenti e soprattutto delle Velocità astratte, che lo consacrano come una delle voci più autonome e originali del movimento. Successivamente, verso il 1915, l’artista sviluppa un linguaggio sempre più autonomo nell’ambito del Futurismo, abbandonando anche la pennellata scomposta (ancora di matrice divisionista) che costituiva l’ultimo legame con quel “complementarismo congenito” enunciato nel Manifesto tecnico della pittura futurista (1910), ancora presente ad esempio nelle Velocità astratte fino al ciclo di Mercurio passa davanti al sole (1914): un segno che da pennellata a tâche (come nelle opere del 1910 – inizio 1913) diviene filamentoso ed estremamente innervato, persino tagliente nell’enfasi dinamica, che tuttavia ancora costituiva un legame con le sue esperienze passate del primo decennio del secolo e con quelle inizialmente adottate anche dei suoi compagni futuristi. L’adozione innovativa anche di smalti industriali, o di inchiostri lucidi acquerellati, oltre alle tecniche più classiche, come olio o tempera, non solo esprime una tensione verso la modernità anche dei materiali, ma conferisce ai dipinti di quel momento una brillantezza cromatica inusitata, realizzando campiture uniformi e sintetiche di colore, forme compenetrate e taglienti di velocità. Opere di quell’anno 1915 sono anche i “complessi plastici”, purtroppo perduti, strutture pure e “antiatmosferiche”, combinazioni di elementi tridimensionali creati con specchi, fili, cartoni e stagnole, che sublimano il concetto di scultura polimaterica di Boccioni svincolandolo dal riferimento fisico e iconografico, svolgendo in senso puramente astrattivo e ritmico il dinamismo; così come la serie straordinaria dei dipinti “interventisti” (1915) è caratterizzata da colori puri e smaltati, da forme sinuose e geometrizzanti, senza più riscontri con forme naturali. “Astrattista futurista” si definisce infatti Balla, nel Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo, firmato assieme a Depero all’inizio del 1915.

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Alliance Ventures, la società strategica di capitale di rischio di Renault-Nissan-Mitsubishi, ha annunciato di aver investito nell’ultimo round di finanziamenti in Transit, con sede a Montreal in Canada, che ha sviluppato un’app mobile per i trasporti multimediali. Si tratta dell’ultimo investimento nelle tecnologie effettuato da Alliance Ventures, che è stata lanciata all’inizio dell’anno per sostenere le start-up, gli imprenditori e le Società appena avviate all’avanguardia nei sistemi di prossima generazione per il settore auto. François Dossa, vicepresidente di Alliance Global, Ventures and Open innovation, ha affermato: “Siamo felici di fare un investimento strategico in Transit, start-up leader nella navigazione per la mobilità urbana in Nord America. Questo investimento, destinato a sostenere gli sforzi di Transit per rendere la mobilità fluida ed accessibile nelle città, rientra perfettamente nella strategia 2022 dell’Alleanza che intende affermarsi come leader dei servizi di mobilità di ride-hailing con robot-veicoli nonché fornitore di veicoli per i trasporti pubblici e il car-sharing“. E Sam Vermette, ceo di Transit, ha aggiunto: “Le nuove modalità di mobilità stanno entrando sul mercato a velocità record. Ci sono voluti decenni affinché il car-sharing prendesse piede. Ora in poche settimane vengono lanciate le biciclette elettriche e gli scooter. Per noi di Transit che aiutiamo le persone a navigare scegliendo tra le nuove opzioni di mobilità, è un periodo davvero entusiasmante. Non vediamo l’ora di lavorare a stretto contatto con Renault-Nissan-Mitsubishi ora che Transit sta crescendo”. La piattaforma di app mobili di Transit dà accesso a trasporti multimodali, trasporti pubblici integrati, ride-hailing, bike sharing e scooter-sharing. Associando i dati in tempo reale provenienti dalle agenzie di Transit e dal crowsourcing degli utenti, Transit fornisce informazioni di grande accuratezza. Gli utenti attivano Go, una funzione per ottenere notifiche in tempo reale per i propri spostamenti. A questo punto Transit rileva la posizione in tempo reale del veicolo, notifica all’utente quando partire per recarsi nel punto dove troverà l’auto, quando lasciarla nonché i tempi stimati di arrivo. Questo investimento riflette la capacità di Transit di sviluppare i trasporti multimodali ora che le nuove modalità di mobilità stanno arrivando velocemente sul mercato. Transit, che viene considerata un leader in questo settore, serve oltre 175 aree metropolitane in tutto il mondo.

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