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Linee guida woke anche per i medici. La Teoria critica della razza intossica anche la medicina

Un Paese in ginocchio e l’abisso economico, sociale, morale e spirituale deve ancora venire

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Ricordate la famosa maledizione cinese che consiste nell’augurare a chi ci vuole male di “vivere in un’epoca interessante”? Ebbene, se qui da noi, nella vecchia Europa e in Italia in particolare, non possiamo lamentarci quanto a eventi, fenomeni e tempi interessanti, cosa dovrebbero dire in America, dove, oltre a tutto il resto, sono alle prese con il dilagare di una nuova scuola di pensiero che risponde al nome di Critical Race Theory  (C.R.T., teoria critica della razza, ne ho parlato qui alcuni mesi fa)?

Personalmente, ogni volta che me ne devo occupare per auto-aggiornamento o per scriverne, non posso fare a meno di pensare alle parole usate da Antonio Gramsci, che è considerato il padrino della C.R.T., per descrivere icasticamente il suo tempo: “Il vecchio mondo sta morendo e il nuovo mondo lotta per nascere. Ora è il momento dei mostri”. Questa famosa citazione, per la verità, è una traduzione piuttosto libera di Gramsci, resa popolare dal filosofo sloveno Slavoj Žižek, che rende “In questo interregno appare una grande varietà di fenomeni morbosi” con “Ora è il tempo dei mostri”. Gramsci stesso, molto probabilmente, non aveva idea che un secolo dopo quelle parole si sarebbero rivelate incredibilmente profetiche del qui ed ora negli Stati Uniti d’America. Mettendoci nei panni degli americani, dovremmo riconoscere che oggi i mostri – o fenomeni morbosi – sono tra noi, sono i vicini, i colleghi e gli amici che accettano e abbracciano la Teoria critica della razza e le sue ramificazioni nei molti campi della vita umana e della ricerca scientifica.

Uno di questi campi, forse il meno sospettabile, è quello della scienza e della pratica medica. Vediamo di render conto brevemente di tre eventi-chiave per dare un’idea al lettore italiano di come sono andate le cose.

Diciamo subito che c’è una data particolarmente significativa, il 25 giugno dell’anno scorso, quando il White Coats for Black Lives (WC4BL), un’associazione di studenti di medicina, ha pubblicato la sua dichiarazione di “visione e valori”. L’organizzazione, che conta 75 sedi nelle scuole di medicina di tutti gli Usa ed è stata chiamata all’azione dal movimento Black Lives Matter, “mira a smantellare il razzismo in medicina e combattere per la salute dei neri e delle altre persone di colore […]. Il nostro lavoro è duplice: 1) smantellare i sistemi dominanti e di sfruttamento negli Stati Uniti, che dipendono in gran parte dal razzismo anti-nero, dal colonialismo, dal cisheteropatriarchy (un sistema di potere maschile, etero, conforme al sesso assegnato), dalla supremazia bianca e dal capitalismo; e 2) ricostruire un futuro che sostiene la salute e il benessere delle comunità emarginate”. WC4BL si concentra anche sullo “smantellamento della fatphobia” (paura patologica della grassezza), abbracciando “il disimparare le conoscenze mediche tossiche e il riapprendimento di cure mediche che centrano i bisogni dei neri”.

 Come se non bastasse, questi fenomeni chiedono la fine sia delle carceri sia della polizia e propongono di “destigmatizzare e depenalizzare l’uso di droghe”, “depenalizzare il lavoro sessuale”, offrire un accesso “universale” all’aborto e “difendere l’autonomia corporea di persone trans e non binarie”, rimuovendo praticamente tutti gli ostacoli alla totale liberalizzazione in materia di autodeterminazione gender – parliamo di libero accesso agli interventi chirurgici per affermazione del genere (gender-affirming surgery).

Il secondo evento è la recente pubblicazione di una guida dell’Association of American Medical Colleges (AAMC) alla pianificazione antirazzista. Tra le linee guida c’è il suggerimento che le università sviluppino una scheda di valutazione “simile alla Report Card sulla giustizia razziale di White Coats for Black Lives”. Si tratta ovviamente di un riconoscimento molto importante! Quello che sembra scritto da dei pazzi invasati è diventato fonte d’ispirazione per la prestigiosa associazione fondata nel 1876 presso il Jefferson Medical College di Philadelphia con lo scopo di stabilire gli standard per le facoltà di medicina negli Stati Uniti.

Il terzo evento-chiave è la pubblicazione di Guide to Language, Narrative, and Concepts (“Guida al linguaggio, alla narrativa e ai concetti”) del 30 ottobre 2021, una collaborazione tra l’American Medical Association (AMA), cioè la più grande associazione di medici e studenti di medicina degli Usa, e il Center for Health Justice della suddetta AAMC. Il documento offre “una guida al linguaggio più adatto a promuovere l’equità sanitaria, contrastando tradizionali nonché obsoleti termini con alternative incentrate sull’equità”, esplora “l’importanza delle narrazioni (il potere dietro le parole)” e fornisce “un glossario di termini-chiave e definizione di concetti-chiave”. Termini come “caucasico”, ad esempio, dovrebbero essere evitati. Frasi convenzionali come “le persone a basso reddito hanno il più alto livello di malattia coronarica negli Stati Uniti” e “i nativi americani hanno i tassi di mortalità più alti negli Stati Uniti” dovrebbero essere cambiate rispettivamente con:

“Le persone sottopagate e costrette alla povertà a causa delle politiche bancarie, degli sviluppatori immobiliari che imborghesiscono i quartieri e le società che indeboliscono il potere del movimento sindacale, tra gli altri, hanno il più alto livello di malattia coronarica negli Stati Uniti”

e

“Espropriati dal governo della loro terra e cultura, i nativi americani hanno i più alti tassi di mortalità negli Stati Uniti”

La Guida include anche l’idea che “l’individualismo e la meritocrazia” siano “narrazioni maligne” che “creano danni” e che “la medicina basata sulla razza porta direttamente alle disuguaglianze razziali nella salute”.

Abbastanza prevedibilmente, molti ricercatori e legislatori, per lo più conservatori, con legami con la professione medica hanno respinto le linee guida “woke” come potenzialmente pericolose. Bonner Cohen, ricercatore presso il conservatore National Center for Public Policy Research, ha avvertito che le linee guida infiammano ulteriormente le divisioni razziali negli Stati Uniti. “Uno dei primi pensieri che mi sono venuti in mente è che questa è una violazione del giuramento di Ippocrate, che dice tutti i medici non devono fare del male”, ha detto Cohen al Washington Times.

Sally Satel, una psichiatra in attività, nonché docente presso la Yale University School of Medicine e collaboratrice dell‘American Enterprise Institute, scrivendo sulla rivista online australiana Quillette, ha affermato che gli “indottrinologi” stavano distraendo i professionisti medici dal loro legittimo scopo. “I medici non possono – e non dovrebbero – smantellare il razzismo e i sistemi di oppressione ad esso connessi come parte della loro missione clinica”, ha scritto.

“Implicare che tale attività rientri nel nostro ambito di competenza significa abusare della nostra autorità. I medici possono ragionevolmente fare pressioni per politiche che promuovano direttamente la salute, come una migliore copertura per l’assistenza ai pazienti o più servizi, ma perderemo la nostra attenzione e diluiremo i nostri sforzi per la cura dei pazienti se cerchiamo di affrontare quelle che percepiamo essere le cause profonde delle disparità in materia di salute”.

“Integrare queste idee nella medicina”, hanno detto al Washington Free Beacon, cinque professori e medici praticanti, “sarebbe una catastrofe, con conseguente carenza di medici qualificati, diagnosi mancate e programmi di studio di medicina non scientifici”. La guida non influenzerà solo il modo in cui i medici parlano, hanno detto questi professionisti, ma anche ciò che sanno e come trattano i pazienti. “Potrebbe persino renderli riluttanti a controllare le minoranze razziali per condizioni gravi – inclusi molti tipi di cancro – che hanno maggiori probabilità di ereditare, sulla convinzione errata che i geni non abbiano alcun ruolo nelle disparità di trattamento in materia di salute dovute a discriminazioni razziali”. “Stanno cercando di sovrapporre le scienze sociali alle scienze mediche”, ha affermato Jeff Singer, chirurgo dell’Arizona.

Parliamoci chiaro: questo è un enorme risultato culturale non solo per Antonio Gramsci ma anche per Max Horkheimer, Theodor Adorno e l’intera Scuola di Francoforte, che ha creato Marxismo culturale! Non a caso la guida AMA-AAMC promuove la Critical Race Theory come mezzo per raggiungere “l’equità” nel campo e nella pratica medica. Cita anche l’organizzazione Race Forward e un documento pubblicato dal gruppo di advocacy (sostegno e patrocinio) delle nuove direttive su come difendere la CRT, intitolato Guide to Counter-Narrating the Attacks on Critical Race Theory “Guida alla contro-narrazione nei confronti degli attacchi alla CRT”.

L’editorialista Matt Bai ha giustamente definito la guida “orwelliana” in un pezzo sul Washington Post. Ha scritto:

Lasciamo da parte per il momento l’ovvia domanda sul perché sia ​​compito dell’AMA insegnare a qualcuno ciò che conta come linguaggio accettabile. Per quanto ne so, quelli del Fowler’s Modern English Usage (un prestigioso dizionario) non hanno mai pubblicato una guida per eseguire un intervento chirurgico alla tiroide. Comunque sia, le associazioni mediche più potenti del Paese hanno deciso che le “narrazioni dominanti” della disuguaglianza nell’assistenza sanitaria devono essere “individuate, interrotte e corrette”, secondo un’introduzione che sembra tratta dal Libretto rosso di Mao…

Se vi pare poco…

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