La maggior parte dei cardinali elettori nel prossimo Conclave deve ancora arrivare a Roma, ma la corsa al post-Bergoglio è già partita. Le prime Congregazioni generali dedicate al futuro della Chiesa hanno già avuto luogo, basti pensare a quella di ieri, con 34 interventi dei porporati e i riflettori accesi anche sulle questioni amministrative, come l’approvazione del budget di spesa per il Conclave e la sistemazione della Sistina. Da valutare anche la partecipazione del cardinale Becciu, condannato in primo grado dal Tribunale vaticano per truffa e peculato. Tornando alla partita per il nuovo Papa, questa è già entrata nel vivo.
Provenienti dalle più remote periferie, molti cardinali elettori non si sono mai incontrati ma si comincia a ragionare sulla composizione del Conclave, che – oltre ad essere il più affollato della storia – si preannuncia più incerto che mai. Sì, perché di molti cardinali non si conoscono bene gli orientamenti e quindi appare complicato intuire preferenze o disponibilità ad alleanze. Ma ciò che è possibile è suddividere il “gruppone” in tre correnti, ossia conservatori, in continuità con Papa Francesco e moderati. La prima corrente è tenuta insieme dalle posizioni tradizionaliste; la seconda dalla visione di Bergoglio; la terza dalla disponibilità ridotta alle aperture, in particolare sui temi sociali.
Per quanto concerne i numeri e i “leader”, i conservatori sarebbero 25 e in prima linea troviamo Péter Erdő, Gerhard Ludwig Müller e Timothy Michael Dolan. I cardinali in continuità con Bergoglio sarebbero ben 59, tra i più in vista Matteo Maria Zuppi, Luis Antonio Tagle e il lussemburghese Jean-Claude Hollerich. Infine, i moderati sarebbero 49 con protagonisti Pietro Parolin, Fridolin Ambongo Besungu e Pierbattista Pizzaballa. Come evidenziato dal Tg1, non possono essere considerate delle divisioni nette, ma più che altro delle sensibilità emerse nel corso del mandato di Papa Francesco.
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Approfondendo l’elenco dei cardinali, non si può non notare che su 135 votanti ben 108 sono stati nominati da Bergoglio, quindi l’80 per cento. A questi vanno aggiunti i 22 nominati da Benedetto XVI (ma saranno non più di 21 per l’assenza di Canizares) e i 5 da Giovanni Paolo II. A fare la differenza potrebbero essere le “fraterne conversazioni” tra una congregazione e l’altra, ma guai a sottovalutare gli interventi in aula, basti pensare a quello di Bergoglio, all’epoca arcivescovo di Buenos Aires, prima del Conclave del 2013. I temi destinati a fre la differenza sono invece noti: dalle donne diacono ai migranti, dalla sinodalità ai rapporti con le altre fedi, passando per gli abusi sessuali, l’omosessualità e la Cina. Uno dei principali nodi è il tipo di profilo del candidato ideale, se pastore o teologo, se comunicatore o intellettuale, o ancora se mediatore o rivoluzionario. Da questo punto di vista le correnti potrebbero essere un fattore, ma è difficile sbilanciarsi fino al primo scrutinio, che come da tradizione servirà a fare la conta.
Tra i papabili al momento figurano ancora gli italiani Pietro Parolin, Matteo Zuppi e Pierbattista Pizzaballa, ciascuno con caratteristiche che potrebbero favorire un ruolo di mediazione tra le diverse anime ecclesiali. In questa prospettiva si rafforza anche la candidatura del cardinale di Marsiglia, Jean-Marc Aveline. Restano solide le possibilità del cardinale filippino Luis Antonio Tagle, visto come riferimento per l’Asia, e del congolese Fridolin Ambongo Besungu, espressione dell’Africa. Allo stesso tempo, chi auspica un profilo più tradizionalista guarda con interesse all’ungherese Péter Erdő. Intanto, cresce la visibilità del cardinale di New York Timothy Dolan, molto attivo sui social e considerato in ascesa negli ultimi giorni.
C’è un altro problema: la Chiesa aperta al mondo che ha disegnato Francesco significa anche che i cardinali tra loro si conoscono poco. Avranno bisogno di tempo per studiarsi. “Chi non conosceva Ratzinger o Martini, anche se non li aveva mai incontrati? Adesso è difficile…”, sospira un altro porporato di Curia al Corriere della Sera. Anche all’interno dei “continenti” le correnti non sono unitarie. I cardinali durante le congregazioni di questi giorni hanno già iniziato a discutere “della Chiesa e del Mondo”, come riferito dalla Sala Stampa del Vaticano.
Insomma, è tutto pronto, anche se almeno fino ai funerali di sabato non si conoscerà il giorno in cui avrà inizio il Conclave. La Sala stampa della Santa Sede ha evidenziato che “la data non è un argomento immediato, poi si vedrà”. A prescindere dal giorno, la prima votazione per il nuovo Papa dovrebbe tenersi nel pomeriggio, dopo la messa Pro Eligendo Pontifice, tradizionalmente celebrata al mattino. In caso di fumata nera al primo scrutinio, si procederà con due votazioni al mattino e due al pomeriggio.
Franco Lodige, 25 aprile 2024
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