Risparmi e investimenti

DebTech: il computer che ci salva dai debiti

La digitalizzazione del debito privato 

Risparmi e investimenti

Può l’intelligenza artificiale aiutare i risparmiatori ad abbattere i propri debiti per ripagarli ottimizzando le risorse finanziarie disponibili? Una volta ancora è il Fintech a dare una risposta positiva in tal senso, grazie ad un suo particolare segmento: il DebTech. Ovvero la gestione del debito applicata all’innovazione digitale con lo scopo specifico di aiutare i privati a districarsi nel modo migliore nella giungla delle loro situazioni debitorie.

Il DebTech si pone quattro obiettivi prioritari: contrastare il problema del sovraindebitamento; diffondere la cultura del risparmio; fornire consulenza legale e finanziaria ai cittadini per aiutarli a liquidare crediti al consumo quali i prestiti garantiti senza mutuo e i crediti commerciali richiesti a titolo personale oppure quelli legati alle carte di credito, senza ricorrere ad altri prestiti e senza consolidare o ristrutturare il debito; infine a rinegoziare il debito con le istituzioni finanziarie, ottenendo sconti fino al 50% sulla posizione da saldare.

 

Come funziona il DebTech?

Grazie all’utilizzo di strumenti tecnologici quali Big data, Machine Learning e l’Intelligenza Artificiale è possibile analizzare caratteristiche, profilo di rischio e numero di posizioni accese dal debitore e, tramite queste informazioni, elaborare un piano di rientro personalizzato sostenibile, basato sulle possibilità finanziarie dell’utente.

I vantaggi si possono ritrovare non solo nel raggiungimento di una maggiore libertà finanziaria, ma soprattutto nel favorire l’educazione finanziaria e una cultura del risparmio trasmettendo l’importanza di una corretta pianificazione; permettendo così di uscire dalla spirale del debito con i propri mezzi evitando di cadere in un circolo vizioso senza fine, dove debito chiama altro debito.

Una migliore cultura del risparmio e dei pagamenti va inoltre a beneficio non solo dei privati ma anche delle istituzioni finanziarie, che grazie al DebTech possono recuperare i loro crediti riducendo il rischio di insolvenze. La procedura si svolge totalmente in modalità digitale da remoto attraverso dei portali web.

 

Qual è la situazione in Italia del debito privato?

È notizia di marzo dell’arrivo della prima DebTech in Italia, un mercato che vale oltre 117 miliardi di Euro di crediti al consumo con una penetrazione pari al 33% della popolazione. Quello del debito privato è un problema che spesso viene trascurato in tempi di relativa tranquillità per riaffiorare prepotentemente in quelli di crisi. Dunque non è nato d’improvviso nel periodo della pandemia, ma lo si era visto già nel 2008 a livello mondiale.

Proprio per questo la BCE si mosse in maniera decisa già a partire dal 2012 per tentare di ridurlo. L’eccesso di indebitamento privato sembra essere stato infatti il faro con cui Mario Draghi orientò la sua azione da Governatore, sin dal suo famoso “whatever it takes”.

Se l’obiettivo dichiarato nel 2012, con gran successo mediatico, fu quello di salvare l’Euro, l’obiettivo implicito, a giudicare dalle azioni intraprese in quel periodo, fu in primis di permettere al settore privato, e alle imprese in particolare, di ridurre il loro indebitamento nei confronti delle banche. Il crollo dei mercati finanziari del 2008 diede inizio ad un lento processo di riduzione dei debiti innescato da una recessione che toccò con particolare violenza proprio il settore privato.

Al tempo i crolli azionari determinarono un profondo divario fra attivi e passivi nello stato patrimoniale di famiglie e imprese. La risposta delle famiglie fu quella di ridurre le spese nel tentativo di accrescere i risparmi mentre le imprese utilizzarono ogni fonte di flussi di cassa per restituire i debiti. Sfortunatamente il tentativo da parte del settore privato di aumentare il risparmio netto non attese la ripresa economica per attivarsi, ma si verificò contestualmente al crollo dei valori azionari, provocando un conseguente effetto prociclico.

Durante la fase discendente della recessione la riduzione dei debiti fu lenta e faticosa, e ogni tentativo, da parte delle banche centrali di incentivare la ripartenza del credito bancario attraverso la riduzione dei tassi d’interesse o attraverso iniezioni di liquidità (quantitative easing) si scontrò con il rifiuto di aggiungere nuovo debito al debito esistente, rendendo questi tentativi poco efficaci.

 

L’attuale crisi si rivela diversa da quella del 2008

Mentre la crisi del 2008 fu dovuta alla correzione di squilibri insostenibili (indebitamento eccessivo del settore finanziario a causa per i mutui subprime, ampi e crescenti disavanzi con l’estero e debiti pubblici in aumento in periodi di congiuntura favorevole), la crisi attuale causata dal coronavirus è il risultato di scosse che hanno colpito l’economia a seguito di restrizioni governative e nuovi modelli comportamentali indotti dai pericoli sanitari, portando il rapporto debito privato/PIL a livelli ben inferiori ai massimi osservati nel biennio 2007-8.

Le possibilità di rimborso del debito privato dipenderanno dunque anche dalla capacità di assicurare la ripresa e di rafforzare l’economia. Sforzo che richiederà a sua volta l’adozione di un orientamento favorevole per tutto il 2021. Una ripresa sostenibile è fondamentale sia per il settore pubblico, perché incide sulla dinamica delle entrate fiscali, sia per il settore finanziario e industriale, in quanto la capacità di rimborso è funzione diretta della redditività, come pure per le famiglie, la cui capacità futura di rimborsare i mutui dipenderà dalle dinamiche dell’occupazione e del reddito.

Il rapporto debito delle famiglie/PIL ha registrato nel 2020 un aumento automatico dovuto al calo della ricchezza aggregata. Allo stesso tempo si è registrato un aumento dei risparmi a seguito del drastico crollo dei consumi. Le prospettive di rimborso del debito delle famiglie sono tuttavia oscurate dal peggioramento del mercato del lavoro. Attualmente il debito privato, ovvero quello delle famiglie e delle società “non finanziarie”, è basso nel confronto internazionale come possiamo vedere dal grafico che segue. Per l’Italia risulta essere l’80% (dato aggiornato a dicembre 2020), cresciuto in maniera sostenuta a causa dell’emergenza pandemica.

Dal canto opposto la ricchezza netta e reale delle famiglie italiane è molto elevata, ed ammonta ad un considerevole 248% del Pil, per un totale di 4.168 miliardi di Euro. Le famiglie italiane sono molto ben patrimonializzate, sebbene una quota molto elevata dei loro risparmi è rappresentato dagli immobili, spesso la prima casa e quella di vacanza, i cui debiti sono riconducibili appunto al mutuo contratto per finanziarne l’acquisto. 

In questo contesto poter contare su un nuovo strumento digitale, efficace e innovativo come il DebTech può essere davvero utile a supportare la serenità finanziaria delle famiglie italiane.  

 

Deborah Ullasci

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