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Scorta alla Segre, silenzio sui giornalisti colpiti dalla fatwa islamica - Seconda parte

Siamo sicuri che dopo questa pubblicazione le sedi di questi giornali non abbiano bisogno di protezione? Di Charlie Hedbo ne abbiamo già avuto uno e non abbiamo bisogno di altre repliche e Dio non voglia che i nomi dei giornalisti citati chiaramente su questa pubblicazione non diventino obbiettivi del terrorismo organizzato o dei lupi solitari, quelli che poi, ad attentato portato a termine, vengono sempre riconosciuti come malati di mente.

Saranno ora necessarie altre scorte? La domanda sorge spontanea e c’è da chiedersi inoltre: perché la stampa italiana in blocco non è intervenuta? Senza girarci troppo intorno, che mondo è quello che quando i giornalisti, cioè i portavoce delle notizie e delle idee, vengono in qualche modo messi nel mirino da un governo straniero, e non da lupi da tastiera come nel caso della Senatrice Segre, quasi si ignora il pericolo potenziale? A qualcuno andrà bene se malauguratamente qualcuna di queste voci fosse zittita per sempre? Io lo chiedo oggi ricordando che, nel caso, le condoglianze o la partecipazione di chi oggi è capace di strillare a corrente alternata non saranno accettate.

Michael Sfaradi, 7 novembre 2019

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