Volenterosi in pressing sul Cremlino. Un cessate il fuoco “completo e incondizionato” della durata di 30 giorni, con l’obiettivo di creare una finestra di dialogo che possa avviare una trattativa di pace “giusta e duratura”. È la proposta che i leader di Francia, Germania, Regno Unito e Polonia hanno messo sul tavolo a Kiev, nel corso di una visita a sorpresa nella capitale ucraina. Emmanuel Macron, Friedrich Merz, Keir Starmer e Donald Tusk si sono presentati uniti per lanciare un messaggio chiaro: “La diplomazia deve avere il suo spazio, ma la Russia deve fermarsi”.
Un appello che i quattro leader europei rivolgono anche agli Stati Uniti, con cui è in corso una concertazione per rendere l’iniziativa più vincolante possibile per Mosca. “Insieme agli Stati Uniti chiediamo alla Russia di accettare un cessate il fuoco completo e senza condizioni”, si legge in una dichiarazione congiunta. “Siamo pronti a sostenere e facilitare colloqui di pace, ad affrontare l’attuazione tecnica della tregua e a lavorare per un accordo di pace globale”.
Macron, Merz e Starmer sono arrivati in Ucraina con un treno partito dalla Polonia. Tusk ha viaggiato separatamente, ma è giunto a Kiev quasi in contemporanea. Il viaggio, preparato in gran segreto, è stato annunciato solo a tarda sera di venerdì, per motivi di sicurezza. La prima tappa simbolica è stata Maidan Nezalezhnosti, la piazza dell’Indipendenza, cuore delle rivolte pro-europee del 2014 e teatro della resistenza ucraina. Poi l’incontro con il presidente Volodymyr Zelensky, al quale i quattro hanno ribadito il pieno sostegno, prima di partecipare alla riunione della coalizione dei “volenterosi”, cui hanno preso parte in videocollegamento anche i leader di una trentina di Paesi, inclusa Giorgia Meloni.
La visita – secondo fonti diplomatiche – aveva un duplice obiettivo: riaffermare la vicinanza dell’Europa a Kiev, ma anche inviare un segnale a Donald Trump, che si prepara alle presidenziali americane e ha avanzato l’ipotesi di un cessate il fuoco come primo passo verso la fine del conflitto. In vista dell’incontro, scrive Le Monde, si sono intensificati i contatti tra Parigi, Washington e le altre capitali europee. Un diplomatico ha parlato di un possibile “momento di convergenza” tra le potenze occidentali. “I russi devono dire di sì. Non per tre giorni, per fare scena attorno al 9 maggio. Ma per 30 giorni veri”, ha detto Macron in un’intervista a Telewizja Polska, ricordando i suoi contatti telefonici con Trump nelle ultime ore.
Come evidenziato in precedenza, anche la premier italiana Meloni ha preso parte alla riunione con un intervento da remoto. Palazzo Chigi ha fatto sapere che Meloni ha ribadito “l’urgenza di un cessate il fuoco totale e incondizionato”, esortando Mosca a raccogliere l’appello della comunità internazionale. “È il momento di dimostrare – ha sottolineato la presidente del Consiglio – che c’è davvero la volontà di costruire la pace”.
Dal Cremlino, però, la risposta non si è fatta attendere. Dmitrij Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin, ha chiarito che qualsiasi negoziato dovrà partire dallo stop immediato alla fornitura di armi all’Ucraina da parte dell’Occidente. “Un cessate il fuoco ora sarebbe solo un vantaggio per Kiev – ha dichiarato Peskov all’emittente americana ABC – in un momento in cui le nostre truppe stanno avanzando con sicurezza sul fronte”. E ha aggiunto: “Senza una sospensione del sostegno militare occidentale, la tregua verrebbe usata da Kiev per riorganizzarsi, addestrare nuove unità e mobilitare risorse. Non possiamo accettarlo”.
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Il portavoce del Cremlino ha comunque lasciato aperto uno spiraglio: “Siamo costretti a proseguire l’operazione militare in assenza di strumenti diplomatici, ma auspichiamo che la mediazione di Trump porti il regime di Kiev a maggiore flessibilità e saggezza”. I toni restano duri, ma il fatto che si parli esplicitamente di mediazione e tregua lascia intendere che a Mosca si osserva con attenzione l’evolversi del fronte occidentale.
È la prima volta dall’inizio del conflitto che i leader di Francia, Germania, Regno Unito e Polonia si recano insieme in Ucraina. La presenza dei volenterosi vorrebbe rappresentare un segnale politico forte, a più di tre anni dall’invasione russa. Un giorno appena dopo la parata celebrativa del Cremlino per gli 80 anni dalla vittoria contro il nazismo, il viaggio dei “volenterosi” a Kiev è un messaggio a Putin: l’Europa è ancora al fianco dell’Ucraina, e non intende lasciare il tavolo delle trattative solo alle logiche di guerra.
Franco Lodige, 10 maggio 2025
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