Esteri

Benvenuti in Eurabia: le scene di Amsterdam ci mostrano cosa stiamo diventando

“Siamo diventati la Gaza d’Europa”, avverte Geert Wilders. In molti Paesi europei “non c’è più una vita ebraica. Fi-ni-ta”, osserva Giulio Meotti. È ora di svegliarsi

Amsterdam

Sta accadendo da decenni sotto i nostri occhi, eppure ancora non riusciamo a svegliarci. L’inquietante caccia all’ebreo di Amsterdam, dopo la partita tra Ajax e Maccabi Tel Aviv (ma che con la partita non c’entra nulla), non è che l’ennesimo episodio di antisemitismo di importazione e frutto avvelenato dell’islamizzazione avanzata del nostro Continente.

Più musulmani importiamo, più passi indietro muoviamo rispetto al grado di civiltà, ai diritti civili faticosamente conquistati nel corso di secoli di storia europea. Dalla tolleranza religiosa alla parità di genere, tutto è in gioco. Le nostre città sono destinate a diventare posti sempre più pericolosi non solo per gli ebrei, ma anche per i cristiani, per le donne, per gli omosessuali, via via per tutti.

La caccia all’ebreo di Amsterdam

Agghiaccianti le testimonianze dalla notte di Amsterdam. Racconta Yarin ai media israeliani: “Siamo finiti in un fast-food, un Kfc, con solo pochi poliziotti fuori che non sapevano che cosa fare. I musulmani hanno cercato d’investirci, di rapirci, di picchiarci, d’ucciderci…”. Aggiunge Avigord: “Subito dopo la partita, quando siamo usciti dal treno, è iniziato il caos. Gente che correva e picchiava, persone che venivano investite e aggredite. Ora siamo in quindici rintanati in albergo. Ci lanciano petardi, ci aspettano fuori con le moto. E la polizia non fa nulla!”. Scioccanti i video, girati e messi in rete degli stessi autori delle aggressioni, in puro stile Hamas in quel drammatico 7 ottobre 2023.

Certo, gli europei non sono immuni all’antisemitismo. Abbiamo i nostri antisemiti autoctoni, di destra e di sinistra, i nostri delinquenti, stupratori, etc. Ma perché dobbiamo importarne di altri? Perché importare l’odio anti-ebraico dei migranti musulmani, o chiudere gli occhi di fronte alle seconde e terze generazioni indottrinate dall’islamismo?

Cosa stiamo diventando?

Che cosa siamo diventati? Oggi è toccato all’Olanda. Dal Paese della tolleranza, della libertà individuale, è diventata un Paese dove gruppi di musulmani pianificano e attuano indisturbati un pogrom contro gli ebrei. Ma non è solo l’Olanda. In Francia, in Germania, in Belgio, nel Regno Unito, vediamo interi quartieri dove vige la sharia e le donne girano con il burqa. Non possiamo più nasconderci dietro un dito e illuderci che tutto questo, alla lunga, non finisca per produrre un mutamento profondo culturale e politico.

Il tempo scorre implacabile. Ogni giorno che passa senza agire è come se firmassimo la nostra accettazione dell’Eurabia. Ragionare di espulsioni di massa di islamici radicali e immigrati irregolari non può più essere un tabù. Rimandare è un lusso che non possiamo più permetterci.

“Drammatico, scene da Daghestan. Solo che il Daghestan è una repubblica islamica della Russia mentre Amsterdam è la città di Spinoza, della libertà, della tolleranza”, ha commentato Giulio Meotti ad Atlantico Quotidiano.

Una città simbolo della libertà di parola e di pensiero, però come abbiamo visto questa libertà è stata distrutta. Scene di ebrei che si buttano nel canale, inseguiti, picchiati. Ronde islamiche che fermano le persone chiedendo il passaporto. Pare ci siano dei dispersi, voglio sperare che non ci siano dei sequestrati. I video postati sui social per inneggiare, celebrare. È una specie di piccolo 7 Ottobre, senza tutti i morti e i feriti, ma la dinamica è la stessa, la partita di calcio è soltanto una scusa.

La fine della vita ebraica in Europa

Meotti non si fa illusioni.

Questa è l’Europa dove hanno ucciso dei bambini ebrei a Tolosa, degli ebrei nel museo di Bruxelles, almeno 12 ebrei in Francia dal 2006 ad oggi, dove non c’è più una vita ebraica che non avvenga dietro fortezze, porte blindate, telecamere, pattuglie di polizia. Vita ebraica che in molti Paesi, come la Svezia, le banlieu francesi, come il Belgio, è finita. Fi-ni-ta. In Olanda è particolarmente tragico, perché è il Paese che ha avuto il maggior numero di ebrei deportati e uccisi durante l’Olocausto, quando la polizia olandese collaborò in modo molto solerte con l’occupante nazista.

Tutto questo incrementa un clima spaventoso, di déjà vu, di questa Europa che ormai è Eurabia. Soltanto i ciechi, i complici, gli struzzi, coloro che godono nel vedere scene come queste, possono negare la realtà. Tuttavia, ciechi, complici, struzzi sono ormai la maggioranza. Nelle redazioni dei giornali, delle televisioni, nel mondo accademico. È tutta la società europea che sta venendo giù a causa dell’islamizzazione, dell’immigrazione fuori controllo, e purtroppo di un progressismo che è il loro utile idiota.

La Gaza d’Europa

Lo ha ben chiaro il leader liberale olandese Geert Wilders, che da anni lancia l’allarme alla guida del partito di maggioranza relativa. “Un pogrom nelle strade di Amsterdam. Siamo diventati la Gaza d’Europa. Musulmani con bandiere palestinesi che danno la caccia agli ebrei, non lo accetterò mai”, ha tuonato ieri mattina presto su X, chiamando subito in causa le autorità “per la loro incapacità di proteggere i cittadini israeliani” e chiedendo di arrestare ed espellere “la feccia multiculturale” che ha attaccato i tifosi israeliani inseguendoli e aggredendoli per le strade della città.

“È vergognoso che ciò possa accadere nei Paesi Bassi. Totalmente inaccettabile che non ci sia stata sufficiente protezione da parte della polizia per prevenire questa violenza e proteggere la popolazione”.

Wilders ha chiesto al premier Dick Schoof un “dibattito d’urgenza” su quanto accaduto ad Amsterdam e le dimissioni del sindaco, Femke Halsema, che aveva autorizzato una manifestazione pro-Hamas in occasione dell’anniversario del pogrom del 7 Ottobre. “Da oltre vent’anni metto in guardia contro l’antisemitismo crescente nei Paesi Bassi, causato dalla continua immigrazione di massa e dall’islamizzazione del nostro Paese”.

“Grazie a trent’anni di politica da struzzi siamo dei malati terminali. Abbiamo paura di essere definiti razzisti. La libertà di parola è l’unica cosa che può salvare i liberi cittadini dai barbari”, diceva Theo van Gogh, ucciso vent’anni fa da un estremista islamico. Vent’anni trascorsi inutilmente.

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