Esteri

Cosa vuole Macron? Guarda all’Ucraina o in casa propria?

L’uscita del presidente francese non aiuta Kiev, ma forse il suo protagonismo ha più a che fare con l’avvicinarsi delle elezioni europee e i brutti sondaggi

Macron Le Pen (BBC)

La totalità dei Paesi della Nato, tra cui Stati Uniti, Italia, Germania e Regno Unito, hanno escluso lo schieramento di truppe di terra in Ucraina, dopo che il presidente francese Emmanuel Macron ha sorprendentemente affermato che “nulla dovrebbe essere escluso”.

L’uscita di Macron

In sintesi, lunedì sera Macron ha dichiarato in una conferenza stampa: “Non dovremmo escludere che possa esserci un bisogno di sicurezza che poi giustifichi dispiegamento di elementi”. Ha poi aggiunto un sibillino: “Ma vi ho detto molto chiaramente quale sia la posizione della Francia, che è un’ambiguità strategica che sostengo”. Il leader francese ha parlato a Parigi, dove si svolgeva un incontro a sostegno dell’Ucraina, al quale partecipavano i capi di Stato europei (o loro rappresentanti), così come quelli di Stati Uniti e Canada.

Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov ha, prontamente e nella logica russa, messo in guardia da un conflitto diretto qualora truppe Nato venissero schierate in territorio ucraino dove, va rilevato, le forze russe hanno recentemente guadagnato terreno. Da sottolineare che in conseguenza di tale dato di fatto, Kiev ha lanciato, anche da Parigi, un nuovo appello urgente per ricevere un sostegno maggiore: in due parole… più armi.

La reazione degli alleati

L’invasione su vasta scala dell’Ucraina lanciata dall’esercito russo è ormai nel suo terzo anno, e al momento non c’è alcun segno che la più grande guerra in Europa dai tempi della Seconda Guerra Mondiale possa finire presto. Come logico e forse voluto, le frasi di Macron hanno suscitato risposte da altri Paesi europei e membri Nato.

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ritiene che la “via verso la vittoria sia fornire aiuti militari così che le truppe ucraine abbiano le armi e le munizioni di cui hanno bisogno per difendersi” e il presidente è stato chiaro sul fatto che gli Stati Uniti non invieranno truppe a combattere in Ucraina.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha affermato che non vi è stato alcun cambiamento rispetto alla posizione concordata secondo cui nessun Paese europeo o membro Nato invierà truppe in Ucraina.

Il portavoce del primo ministro britannico Rishi Sunak ha affermato che il Paese non ha piani per un dispiegamento militare su larga scala in Ucraina, al di là del piccolo numero di personale che già addestra le forze ucraine. Il primo ministro italiano Giorgia Meloni ha affermato che il convinto e confermato sostegno dell’Italia esclude l’invio di truppe sul territorio ucraino.

In precedenza, il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg aveva negato che l’Alleanza avesse preso in considerazione l’invio di truppe in Ucraina, anche se ha insistito sulla posizione per cui l’Alleanza continuerà a sostenere l’Ucraina e questa posizione è stata prontamente condivisa da numerosi stati membri, tra cui Spagna, Polonia e Repubblica Ceca.

Nei suoi commenti Peskov, nel definire il pensiero di Macron “un nuovo elemento molto importante” ha aggiungendo che tale ipotesi, a parere di Mosca, non era assolutamente nell’interesse dei membri della Nato. “In tal caso, dovremmo parlare non della probabilità, ma dell’inevitabilità del conflitto diretto“, ha affermato Peskov.

Il pacchetto di aiuti Usa

Al momento, l’analisi del conflitto evidenzia che le forze russe dispongono di una capacità militare, sia di artiglieria sia delle relative munizioni, molto superiore all’Ucraina, le cui truppe dipendono in modo critico dalle armi fornite dagli alleati occidentali, in particolare dagli Stati Uniti.

In merito, martedì scorso, durante un incontro a Washington, il presidente Biden ha esortato i leader del Congresso ad approvare il pacchetto di aiuti statunitensi da 95 miliardi di dollari, che include 60 miliardi di dollari per l’Ucraina. Chi porta avanti l’approvazione del pacchetto ha dovuto affrontare una dura battaglia alla Camera dei Rappresentanti. Lo Speaker della Camera, il repubblicano Mike Johnson, ha tenuto la posizione durante l’incontro insistendo che prima dell’approvazione saranno necessarie ulteriori riforme sulla questione dei confini statunitensi.

Johnson ha affermato che la crisi al confine tra Messico e Stati Uniti è la sua priorità. Biden si è già offerto di includere alcune riforme nel pacchetto ma i Repubblicani insistono sulle loro richieste per “fermare l’invasione” di migranti. Logico che sia un passo cruciale nel percorso del sostegno occidentale in quanto gli Stati Uniti sono di gran lunga il maggior contribuente di aiuti militari a Kiev. La Germania è al secondo posto con impegni per 17,7 miliardi di euro nello stesso periodo, seguita dal Regno Unito che ha fornito 9,1 miliardi di euro di aiuti.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, che ha preso parte in collegamento video all’incontro di lunedì scorso a Parigi, ha affermato che “tutto ciò che facciamo insieme per difenderci dall’aggressione russa aggiunge vera sicurezza alle nostre nazioni per i decenni a venire”.

Macron non aiuta

Quanto precede evidenzia che se la guerra si combatte anche attraverso l’informazione, la priorità numero uno restano le armi e ora più che mai Kiev torna a insistere sulla necessità del supporto dei partner. I numeri danno una misura della guerra che non offre da settimane buone notizie agli ucraini e in tale quadro le dichiarazioni del presidente francese non aiutano per nulla sul piano pratico in quanto, per alcuni analisti, questa volta sarà Mosca a lanciare un’offensiva (senza pubblicizzarla) a maggio o in primavera.

Tornando alle affermazioni di Macron si spera non voglia emulare il suo predecessore Nicholas Sarkozy, quando accelerò pesantemente l’intervento Nato in Libia. Ricordiamoci che l’Italia fu, ed è, vittima della “scellerata” decisione francese, quella appunto di Sarkozy che nel 2011 ebbe un ruolo determinante per l’avvio dell’attacco militare contro Gheddafi. Oggi a Tripoli e Bengasi spadroneggiano milizie libiche, turchi, russi, e questo dimostra che probabilmente fu un errore far cadere Gheddafi. In quei giorni concitati apparve doveroso proteggere i civili libici insorti spontaneamente contro il regime… ma oggi in Libia non si sta meglio!

Infine, c’è chi avanza l’ipotesi che tale attivismo da “uomo forte’’ sia connesso alle elezioni europee 2024, che stando agli ultimi sondaggi elettorali potrebbero sancire un autentico trionfo per Marine Le Pen con il suo Rassemblement National e un tonfo, invece, per Emmanuel Macron.

Un voto che arriva in un momento molto delicato per la Francia, attanagliata dalla crisi economica e zavorrata dall’aumento del debito pubblico mentre anche Oltralpe gli agricoltori sono da tempo sul piede di guerra. Le elezioni europee 2024 potrebbero quindi rappresentare in Francia una sorta di antipasto in vista delle presidenziali del 2027, quando Macron, ora al suo secondo mandato, non potrà ripresentarsi, e con Marine Le Pen che sembrerebbe avere la strada spianata verso l’Eliseo.

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